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Da Pandemia a Endemia: come potremmo contenere i danni da Covid 19

Che differenza c’è tra pandemia e endemia? In seguito delle nuove misure di policy sanitaria di nazioni come la Spagna e la Gran Bretagna ecco che questa informazione potrebbe portare nuove prospettive e, possibilmente, nuovi risultati per un contenimento dei danni da Covid 19.

Dopo due anni di lockdown e misure di vario genere contro virus Covid-19 e Sars-Cov-2 ci troviamo di fronte ad una prospettiva nuova. Sempre più nazioni stanno infatti considerando l’idea di un’approccio endemico. Ma per capire cosa s’intende bisogna prima capire cos’è un’endemia e perchè si differenzia da una pandemia.

Pandemia e Endemia:

Sappiamo che la pandemia è la diffusione di un virus da uomo a uomo. La trasmissione supera i confini nazionali diffondendosi in vari continenti o comunque superando barriere spaziali molto ampie. Essa è trasmessa poi a gran parte della popolazione e in questo si differenzia dall’epidemia, molto pià circoscritta in termini di tempi e territori.

L’endemia è una condizione diversa nelle sue premesse. L’agente virale, che in questo caso è il Sars-Cov-2 con tutte le sue più o meno pericolose varianti, circola nella popolazione. Esso quindi è stabilmente presente con un numero di casi stabile nel tempo, più o meno elevato. Qual è la sostanziale differenza? L’endemia permette alle popolazioni una convivenza con l’agente scatenante con un discreto controllo per le ricadute sul sistema sanitario. L’endemia prevede momenti critici e cicli stagionali, ma il tutto nell’ottica di una convivenza col virus e un rafforzamento in tal senso del sistema immunitario dei corpi ospiti.

Il ruolo della variante Omicron:

Per molti è proprio la variante Omicron che ha iniziato questo lungo percorso, tanto al livello sanitario quanto politico e sociale. Lo fanno pensare una serie di fattori. Parliamo di una variante con un alto livello di contagiosità. Tuttavia, considerata la sua diffusione in aree del mondo in cui la popolazione è – almeno – parzialmente vaccinata, la questione muta di molto rispetto alla prima ondata del virus. L’OMS stima che entro due mesi circa il 50% della popolazione sarà contagiato dalla variante Omicron o da altre che seguono lo stesso lignaggio. L’esempio si sta sviluppando in Danimarca: il lignaggio ba.2 ovvero sotto il b1..1.529 sembra essere ancor più contagioso della variante Omicron.

Nonostante questi dati, che – almeno sul livello di contagiosità del virus – sembrano essere allarmanti, si apre una prospettiva di gestione nuova per quella che ad ora è a tutti gli effetti una pandemia. Il responsabile della strategia vaccinale EMA Marco Cavalieri ripone diverse speranza nella campagna vaccinale. Questo perché porterebbe ad un’immunizzazione non solo verso la nuova variante Omicron ma anche verso le prossime, portando così ad uno scenario sempre più vicino all’endemia. A tal proposito l’anno scorso ci fu un’importante dichiarazione dal dipartimento di Biologia della Pennsylvania State University. La dottoressa Jennie Levine ipotizzava già un tale scenario: l’infezione con i Coronavirus endemici comporta un’immunità parziale. Quindi, se è vero che dopo un anno è comunque possibile reinfettassi, sappiamo che l’infezione sarà sensibilmente meno grave della precedente. Questo probabilmente è valido anche per il Sars-Cov-2. Nella sua intervista a “Quotidiano Sanità” dichiara apertamente che c’è molta possibilità che in un corpo vaccinato la stessa malattia si presenterà in forma più lieve.

Questi due dati, insieme, ci proiettano effettivamente verso uno scenario di endemia che, pian piano, si fa sempre più possibile.

Da Pandemia a Endemia oggi? La gestione di Spagna e Gran Bretagna:

Sono stati come la Spagna e la Gran Bretagna a portare le policy di gestione del virus ad un punto di svolta. I due stati, infatti, stanno già programmando un piano di gestione della pandemia che prevede la situa possibile futura svolta endemica. Si stanno già progettando le regole che ci permetteranno di gestire quindi una prossima convivenza col virus. La Gran Bretagna, ad esempio, intende progressivamente eliminare i test diagnostici per la popolazione limitandoli ai casi a rischio più elevato. L’analisi del dott. Cavalieri sembra perciò essere non solo plausibile, ma a tutti gli effetti rispettata come uno scenario ad alta probabilità.

Questo, tuttavia, non deve farci dimenticare una cosa: al momento effettivo ci troviamo ancora in una pandemia.

Articolo di Maria Paola Pizzonia

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