Cinema

Damien Chazelle, il regista delle emozioni

Giovane, da sempre appassionato di cinema e amante della musica jazz, compie oggi 36 anni Damien Chazelle, una delle più grandi promesse del cinema statunitense. Promessa che, ormai al quarto film, fa timidamente il suo ingresso nel cinema dei grandi. Le sue potenzialità sono state chiare sin da subito, quando nel 2009 ha realizzato il primo film, un musical indipendente dal titolo “Guy and Madeline on a Park Bench“.

Bianco e nero, stile ispirato ai vecchi musical MGM, una storia piena di malinconia e musiche di grande livello, realizzate dal fedelissimo amico e compositore Justin Hurwitz: queste le caratteristiche di una pellicola che mostra però i suoi limiti nel suo essere indipendente. Infatti sicuramente la qualità delle riprese non è un granché, dando un’impressione un po’ “casalinga” in alcune scene. Ma il suo inconfondibile stile da sogno, la malinconia e la rapidità di inquadrature “jazz” che seguono la musica e che ritroveremo nel suo secondo lungo, già ci sono.

La consacrazione avviene 5 anni dopo, nel 2014, quando arriva “Whiplash”, un film tratto da un suo cortometraggio di qualche anno prima. Con questa pellicola trionfa infatti al Sundance Film Festival e si affaccia per la prima volta alla porta dei grandi premi, con una candidatura agli Oscar e ai BAFTA. In questo caso si tratta di un film che racconta la dura ascesa di un batterista jazz. Inevitabilmente il pubblico ha pensato che si trattasse della sua storia. Infatti Damien non è solo un appassionato di jazz, ma ai tempi della scuola è stato anche un batterista. Però, come dichiarato da lui stesso, ha lasciato presto, perché a differenza del protagonista del suo film non aveva il talento necessario per sfondare.

Damien Chazelle sul set - Photo Credits: Go Into The Story - The Black List
Damien Chazelle sul set – Photo Credits: Go Into The Story – The Black List

Damien Chazelle: un sognatore dalla vena malinconica ma anche qualcosa in più

Chazelle ha l’animo di un sognatore e la sua maggiore ispirazione è Demy, regista francese che nei suoi film coniugava sogno e malinconia alla perfezione. Proprio ciò che ha provato a fare lui in “La la land”. Molti sostengono che il giovane regista statunitense sia limitato, perché i suoi primi tre film si somigliano molto, e il jazz è onnipresente. Riflettendoci, se “Whiplash” stilisticamente si discosta in parte da “Guy and Madeline on a Park Bench” e “La la land”, questi due sembrano essere il secondo l’evoluzione del primo. Tematicamente, tuttavia, restano tutti e tre in parte simili. Quindi si può dedurre che sì, sicuramente sono collegati, ma no, Damien non fa sempre lo stesso film.

Con il quarto, in ogni caso, si allontana completamente da tutto ciò che abbiamo sempre visto di lui. In “First Man”, pellicola che parla della missione sulla luna di Neil Armstrong, viene fuori un lato politico del regista statunitense a noi inedito. Infatti Chazelle decide di non far piantare la bandiera americana sulla superficie lunare al suo protagonista, evento che nella realtà dei fatti era avvenuto. Ciò ha suscitato scalpore, al punto che molti hanno definito questa omissione un gesto antipatriottico. Damien, però si è difeso dicendo “Trovo inutile affrontare accuse come quella del non patriottismo. Per il semplice motivo che è un termine carico di un significato ambiguo, oggiogiorno”.

Ed è vero, trattandosi del 2018, anno in cui Donald Trump era ancora alla presidenza degli Stati Uniti. Inoltre ha aggiunto che per lui in un film “basato su una storia vera”, essere fedele al 100% non è necessario. Questo perché in quanto regista crei un universo e il tuo unico compito è raccontare la vicenda in modo da ottenere una certa verità emotiva. E questo comporta a volte la necessità di omettere certe cose.

“Ciò che mi interessava di questa storia era esplorare l’idea di quanto possa costare la realizzazione di un sogno. Storicamente non c’è traguardo più famoso dell’allunaggio, un risultato tale da diventare mitologico, ma io col mio film volevo tirare via il mito.” Chazelle su “First Man”

Arrivato al quarto film, Damien Chazelle ha dimostrato di avere una visione registica chiara, coraggio, e un amore per il jazz che segna tutti i suoi lavori, ed è pronto ad affrontare la sfida con la sua prossima opera, “Babylon”. Come dichiarato da lui, elemento chiave di tutti i suoi lavori sono le emozioni e la verità umana. L’inquadratura che porta ormai la sua firma, una panoramica rapidissima che passa da un personaggio all’altro, presente sia in “Whiplash” sia in “La la land”, fa scuola, e la sua passione è un grande insegnamento per tutti i giovani cineasti che si approcciano alla settima arte e non solo.

Paola Maria D’Agnone

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