Padre della lingua italiana, Dante Alighieri, è soprattutto ricordato per la celebre opera della “Divina Commedia“. Una produzione cospicua, la sua: dalla poesia alla filosofia; dal trattato politico a quello linguistico-letterario. “De Monarchia“; “De Vulgari Eloquentia“; “Convivio“, infatti tra le altre opere di rilevante importanza.

Un Dante poliedrico, quello precedente alla “Commedia“. Laddove la ragione impera, vediamo dispiegarsi il volto politico, filosofico e letterario – oltre che poetico – di quello che è stato un autore universale. Un autore, Dante, che si è rivolto a tutte le generazioni: presenti e future. La sua produzione artistica si concretizza altresì in un vero e proprio processo purificatorio che dalla conoscenza razionale lo ha condotto al sapere supremo e divinatorio della poesia. Oggi, 14 settembre – giorno del suo settecentenario – il ricordo oltre la “Divina Commedia“.

Dante Alighieri, il “Convivio”

Siamo negli anni subito dopo l’esilio e Dante compone la prima opera dopo quel forzato allontanamento da Firenze. Stiamo parlando del “Convivio“, opera di carattere filosofico. Dal latino “convivium” – che significa banchetto di sapienza – l’opera è un commento alle diverse canzoni dottrinali che ne fanno da introduzione. Una vera e propria enciclopedia dei saperi più importanti per chi volesse intraprendere l’attività pubblica e civile senza aver compiuto gli studi regolari. Pertanto Dante redige l’opera in volgare, affinché sia di universale comprensione. Siamo nel pieno del periodo razionale dell’autore; quello appunto che precede la “Divina Commedia“.

“Il pane degli angeli” – così Dante definisce il sapere razionale. La ragione, unico strumento d’innalzamento per l’uomo e culmine di qualsivoglia esperienza terrena. Solo in questo modo si può essere liberi e, pertanto, bisognerà attendere prima che l’autore prenda consapevolezza del vero sapere supremo; che concluda quindi il suo percorso di purificazione attuatosi con la stesura della “Commedia“.

Dante linguista e politico ,”De Vulgari Eloquentia” e “De Monarchia”

Siamo sempre negli anni post esilio e se con il “ConvivioDante ha dato forma ad un trattato filosofico; con il “De Vulgari Eloquentia” redige un vero e proprio trattato linguistico. Seppur ricorre ad una scrittura in lingua latina – poiché suo interlocutore è l’alta società – il trattato si presenta un manifesto in favore della lingua volgare. Ripercorrendo filologicamente i diversi volgari italici, obiettivo sarà pertanto quello di elevare l’uso della parola volgare a linguaggio letterario. Illustre, cardinale, aulico e curiale: queste infatti le quattro virtù di un ideale volgare. Ma facciamo un passo indietro e andiamo a qualche anno prima dell’esilio: sono quelli probabilmente gli anni in cui Dante scrive un vero e proprio trattato politico, il “De Monarchia“. Summa del pensiero politico Dantesco è qui che si esplora il più ampio rapporto tra autorità religiosa e temporale. Consapevoli però del fatto che non sia stata, questa, tra le opere di più grande riuscita per Dante ricordarla ci permette di evidenziarne la poliedrica arte letteraria. Va a lui il titolo di padre della lingua italiana.

Annagrazia Marchionni

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