Per la rubrica Dantedì, oggi tocchiamo le due tendenze più malvagie dell’animo umano secondo il Sommo: i peccati di incontinenza che sfociano nella malizia. I peccatori di incontinenza per eccellenza sono Paolo e Francesca, ai quali abbiamo dedicato un’apposita sezione della rubrica. Non solo la lussuria: anche la gola, l’avarizia, l’ira e la prodigalità, sono ritenuti da Dante peccati d’incontinenza; ma, nonostante la gravità, coloro che si macchiano di queste colpe possono anche ritrovarsi al Purgatorio. Per scoprire qual è la logica della topografia morale della Divina Commedia basta proseguire con la lettura dell’articolo.
Dante e l’ XI canto dell’Inferno
La frode, ond’ogne coscienza è morsa,
può l’omo usare in colui che ‘n lui fida
e in quel che fidanza non imborsa
Superata la città di Dite, dove Dante incontra le sette eretiche le cui anime sono costrette in una tomba infuocata, Dante prosegue il cammino verso il VII cerchio. Il canto si apre con la spiegazione di Virgilio riguardo la topografia morale dei cerchi più bassi dell’Inferno, facendo riferimento all’etica aristotelica. Secondo il grande filosofo greco, i peccati di incontinenza sono meno gravi se non sfociano nella malizia e nella matta bestialità, per cui possono essere puniti, nella logica dantesca, nei cerchi antecedenti la città di Dite. Virigilio spiega dunque l’origine dell’ordine dei tre cerchi più bassi dell’inferno, che ospitano i violenti ed i fraudolenti.
I violenti sono a loro volta divisi in tre gironi, a seconda dell’oggetto della propria violenza: gli altri, se stessi ed infine Dio. Scendendo, troviamo i fraudolenti, ancora divisi in due gironi: il primo ospita i peccatori meno gravi, che hanno imbrogliato chi era diffidente; mentre il secondo ‘accoglie’ chi imbroglia chi si fida, cadendo nel tradimento. Il tradimento è punito nel cerchio più basso dell’inferno. Non a caso, i tre traditori per eccellenza sono collocati nelle bocche di Lucifero: Giuda, traditore di Gesù, Bruto e Cassio considerati traditori dell’imperatore Giulio Cesare.
Questo canto risulta complessivamente essere una pausa dalla narrazione del cammino di Dante, in preparazione alla traversata più dura e difficile.
Seguici su Facebook