Per la consueta rubrica Dantedì, oggi entriamo nel vivo del canto 27 del Purgatorio. Ci troviamo ancora nella VII cornice, quella dei lussuriosi, dove si susseguono eventi importanti in conclusione del viaggio nel Purgatorio. Dante, Virgilio e Stazio attraversano il muro di fuoco. Da qui l’ascesa al Paradiso.

Questo, come il canto XXV, si rivela un canto di transizione. Superata la prova del fuoco, Dante sogna due belle donne venendo successivamente insignito da Virgilio del magistero e della guida di se stesso. È così che Virgilio gradualmente sparirà e Dante acquisirà il massimo risultato al quale la ragione può portare. La guida di Virgilio presto sarà così sostituita da quella di Beatrice, in grado di schiudere la verità della fede. Ci si appresta al tanto atteso ricongiungimento nel Paradiso terrestre. In conclusione, il sogno profetico. Dante sognerà due donne dell’Antico Testamento: Lia prefigurazione di Matelda, custode del Paradiso terrestre e Rachele prefigurazione invece di Beatrice, custode della sapienza del Paradiso.

Canto 27 del Purgatorio: l’atto purificatorio del fuoco

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Canto 27 – Il muro di Fuoco

Riguardo la prova dell’attraversamento del fuoco bisogna sottolinearne il valore purificatorio; una sorta di preludio alla purificazione finale nelle acque del Lete e dell’Eunoè. Il fuoco qui, da tormento dei lussuriosi diventa simbolo di un vero e proprio processo di purificazione. L’ostacolo che oppone l’ascesa al Paradiso di Dante è l’ancoramento dell’ anima al corpo. Quella del pellegrino è quindi una vera e propria lotta interiore tra il desiderio di tendere al Cielo e la paura fisica per il fuoco che lo riconducono alle immagini di quegli uomini atrocemente bruciati vivi. Una tensione questa che si rivela anche nel suo terzo sogno profetico.

In sogno, difatti, Dante vedrà apparire due donne appartenenti all’Antico Testamento prefigurazione non solo delle donne che incontrerà nel giardino dell’Eden, ma soprattutto figurazione del contrasto tra felicità terrena e spirituale. Sarà nell’incontro immaginario con Rachele (prefigurazione di Beatrice) che il poeta ritroverà quella condizione naturale di felicità primordiale per cui non esiste alcun discernimento tra bene e male, dato che l’azione coincide di per sé con il bene. La beatitudine è vicina e Dante è pronto al volo.

Arte e ingegno concludono il loro compito

A questo punto del viaggio, l’arte e l’ingegno che hanno contraddistinto fin ora il percorso di ascesa di Dante cessano di esistere. Questi, attributi dell’anima razionale, lasciano spazio alla poesia divina; all’occhio dell’anima. Virgilio depone la corona e restituisce al compagno di viaggio il proprio libero arbitrio allo stato puro antecedente il peccato originario. È giunto il momento: Dante d’ora in avanti dovrà “fare a suo senno”. Questo fino a quando a guidarlo non sarà Beatrice.

Annagrazia Marchionni

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