Per la consueta rubrica Dantedì, oggi analizziamo il canto 28 del Purgatorio. Siamo nell’ultima sezione del Purgatorio; in quello che è il Paradiso terrestre. Dante, Virgilio e Stazio accedono al giardino dell’Eden. Questo, l’ultimo atto di consacrazione poetica per il pellegrino Dante.

Canto 28, l’Eden quale anticamera del Paradiso

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“Divina Commedia” – canto 28 Purgatorio, incontro con Matelda

Il canto 28 del Purgatorio si rivela nei toni e registri stilnovistici, preludio al successivo registro allegorico. Dante, Virgilio e Stazio fanno il loro ingresso nel giardino dell’Eden ma l’unico di cui si registrano gesti e reazioni è Dante. Il poeta ha ormai superato tutte le prove: prima, della discesa agli Inferi; poi, dell’ascesa al Purgatorio acquisendo oltre alla sapienza poetica la fede. Sarà difatti l’unico poeta medievale a varcare la soglia dell’Eden. Un viaggio in solitudine, quello nel Paradiso terrestre; solitudine interrotta unicamente dall’incontro con Matelda, custode dell’Eden e quintessenza del percorso poetico e morale del Purgatorio.

Anticamera al Paradiso, l’Eden si manifesta in tutta la sua immutabile serenità. Descritto perciò negli stilemi della lirica stilnovistica. La bellezza del paesaggio non fa da cornice alla narrazione, ma corrisponde alla totale purezza del luogo incontaminato dal peccato originale. Sarà qui infatti che Matelda – una delle figure più affascinanti di tutta la “Commedia” per via del mistero che aleggia intorno alla sua persona – si rivelerà in tutto il suo splendore divino e in totale armonia con la natura incontaminata dell’Eden. Il canto 28 va così a chiudere l’intero processo purificatorio del pellegrino Dante, libero da qualsivoglia legame di sudditanza e pronto ad accogliere la vita “onesta e dolce” del Paradiso.

Annagrazia Marchionni

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