Per la consueta rubrica Dantedì, oggi entriamo nel vivo del canto 29 del Purgatorio. Qui, dove è descritto lo splendore divino dell’Eden, il cui fulgore è stato sottratto all’umanità dal peccato di Eva, Dante si trova ancora in uno stadio di ambientamento e attesa.

È qui, nel canto 29 che possiamo ammirare il volto cristiano e allegorico dell’Eden nel suo massimo splendore divino sottrattogli dal peccato di Eva. La trasgressione delle leggi divine ha infatti condotto l’umanità al male e all’infelicità che lo stesso Dante ha esperito sia sulla terrà che nel suo viaggio nell’Aldilà. Il canto 29 si rivela così il secondo di attesa e ambientamento. Ancora una volta in compagnia di Matelda, Dante si appresta ad ammirare la bellezza divina dell’Eden. A poco a poco cambia atmosfera: da dolce lirica di amore, la cantica si trasforma in un’allegoria teologica e profetica. Anche Matelda assume nuove sembianze. Sarà in una solenne processione allegorica che ci si preparerà all’arrivo trionfante di Beatrice.

Canto 29 del Purgatorio, una passeggiata preparatoria

“Cantando come donna innamorata” – così si apre il canto, ancora in pieno genere stilnovistico. Ma, il successivo “Beati quorum tecta sunt peccata!” anticipa una fusione con la fonte Testamentale. Il motivo amoroso stilnovistico si intreccia così ai valori teologici precedentemente acquisiti (canto 28). Così le figure femminili che Dante si appresta ad incontrare cambieranno le loro sembianze: scevra da superbia e dal desiderio di sopraffazione, la figura femminile è più a contatto con il divino in quanto ne percepisce le leggi come se fossero degli impulsi spontanei. Matelda difatti si rivela simbolo di questa intermediazione, come a prefigurare l’arrivo in Paradiso e l’incontro con Beatrice.

Il canto si dispiega in una lunga passeggiata preparatoria durante la quale il pellegrino Dante e Matelda si dirigono verso la sorgente di origine divina del Lete ammirando lo splendore incontaminato dell’Eden; luogo intermedio tra il Purgatorio e il Paradiso. Scopo di questo viaggio di transizione è difatti il superamento della separazione tra umano e divino; la ricomposizione dell’uomo nella pace infinita di Dio. Qui, una serie di figure allegoriche si riveleranno una rappresentazione della storia della Chiesa che compendia a sua volta l’intera storia dell’umanità.

I quattro “viventi” alla guida del “carro triunfale”

“Vennero appresso lor quattro animali, coronati ciascun di verde fronda” – così inoltre Dante descrive i quattro animali di cui si legge in Ezechiele, 1, 4-12: i quattro “viventi”, dal volto umano e dal corpo animale, sono difatti la perfetta corrispondenza dei quattro evangelisti. Saranno loro a guidare il “carro triunfale”, allegoria del trionfo della Chiesa guidata da Cristo. Questo, il preludio dell’ingresso in Paradiso. Dante si avvicina sempre più all’ordine armonioso di Dio. A condurlo un corteo di sette donne danzanti, allegoria delle virtù teologali e cardinali, a cui si unirà Matelda. Il pellegrino Dante – come anche il lettore – sono però ancora ignari che proprio sul carro trionfale vi è anche Beatrice. Nel prossimo canto, l’incontro.

Annagrazia Marchionni

Seguici su

Facebook, Instagram, Metrò