Quest’ultima preghiera, segnor caro,già non si fa per noi, ché non bisogna,ma per color che dietro a noi restar…Io fui latino e nato d’un gran Tosco:Guiglielmo Aldobrandesco fu mio padre;non so se ‘l nome suo già mai fu vosco...Oh vana gloria de l’umane posse!com’ poco verde in su la cima dura,se non è giunta da l’etati grosse!… Sono questi alcuni dei versi dell’undicesimo canto del Purgatorio. Dante e Virgilio sono ancora nella prima cornice, con i superbi. I dannati recitano il Pater noster. I due poeti incontreranno le anime di: Omberto Aldobrandeschi, Oderisi da Gubbio e Provenzan Salvani.
I superbi, hanno la condanna di procedere curvi, sotto il peso opprimente di massi pesanti. Questo fardello li accompagna per l’espiazione dei loro peccati. Cantano il Pater noster. Si rivolgono a Dio, con umiltà, affinché possa liberare le loro anime dalla dannazione eterna. Rivolgono poi una preghiera anche per i vivi. I peccatori che ancora sono sulla Terra, affinché le loro anime non vengano tratte in tentazione diabolica. Ma si possano liberare dal peccato della superbia, per innalzarsi con umile preghiera a Dio, nell’alto dei cieli.
Incontro con le anime dei superbi
Dante riflette sull’aiuto che le anime dei vivi possono recare ai dannati. Infatti attraverso le loro preghiere, i peccatori possono ambire al perdono di Dio. Ma è giunta l’ora per i due poeti di andare via e proseguire il loro viaggio. Per questo Virgilio chiede alle anime dannate quale sia il sentiero da percorrere. Strada che non deve essere troppo impervia, in modo che Dante con il suo corpo ancora mortale, possa procedere senza problemi. La prima anima che risponde all’appello di Virgilio è Omberto Aldobrandeschi. Piegato dalla fatica, non riesce ad incrociare gli sguardi di Dante e Virgilio, ma li guida verso il sentiero di destra.
Omberto Aldobrandeschi, si presenta ricordando le gesta eroiche dei suoi avi. Superbia che gli è costata la vita e che ancora lo costringe alla dannazione eterna per se stesso e per tutti i suoi familiari ancora sulla Terra. Dante viene subito riconosciuto da un altro dannato, che lo chiama in disparte. é Oderisi da Gubbio, famoso ed apprezzato maestro di miniature. La fama terrena, che ora il pentito maledice e giudica effimera come alito di vento, lo ha fatto sprofondare nel peccato più profondo. Rendendo la sua anima dannata per l’eternità. L’anima di Oderisi, indica a Dante un altro superbo, celebre nella sua epoca nella città di Siena, ma già dimenticato dagli stessi concittadini. Si tratta di Provenzan Salvani, costretto come gli altri superbi, sotto l’enorme masso da trascinare.
a cura di Chiara Bonacquisti
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