Il 24 marzo del 1926 nasceva a Sangiano l’Artista. Perché quando si parla di Dario Fo l’unica parola che può essere utilizzata per riassumere ciò che fu è proprio questa: Artista. Laureato in pittura all’Accademia delle Belle Arti di Brera, non dedicò la sua vita alla tela, ma a questo e molto altro.
Fu un grande attore di teatro, riportò in auge il Grammelot e fece di questa lingua, miscuglio di dialetti e suoni onomatopeici, uno dei segni distintivi delle sue opere, tra cui pare impossibile dimenticare “Mistero Buffo”. I gesti dei suoi giullari rivivono nella memoria storica di chi ha amato il teatro ed ha ammirato la sua eccellenza nel raccontare il riscatto sociale, rompendo quella sottile quarta parete che divide l’attore dal pubblico.
Il suo impegno politico di sinistra riecheggia nei teatri e i suoi scritti restituiscono dignità e potere ai vinti e agli oppressi. Proprio per questo Dario Fo vinse nel 1997 il Nobel per la letteratura. Sperimentò qualsiasi ruolo all’interno del teatro. Fu costumista e impresario della sua stessa compagnia, sceneggiatore e scenografo. Fu protagonista della sua bella vita, quella in cui la raffinata comicità livella la condizione di disuguaglianza propria dell’uomo.
Dario Fo tra cinema e televisione
In questo turbinio d’impegni trovò il tempo di dedicarsi anche al cinema. Lo fece per un breve periodo di tempo, negli anni che vanno dal 1955 al 1958. Quando si trasferì a Roma con la moglie Franca Rame scrisse diversi soggetti per il grande schermo. Primo fra tutti fu “Lo svitato”. Lui stesso insieme alla moglie partecipò come attore al film sotto la direzione di Carlo Lizzani. Seguirono “Rosso e Nero” e “Souvenir” con Alberto Sordi e Vittorio De Sica. Scrisse anche per “Rascel-Fifì” di Guido Leoni e fu parte integrante del cast insiema a Renato Rascel.
Continuò la sua carriera davanti alla telecamera in “Scuola elementare” nel 1954 con la regia d Alberto Lattuada. Quattro anni dopo fu protagonista nel cameo “Nata di marzo” e nella commedia “Follie d’estate”. Lasciò poi il mondo del cinema per un lungo periodo e solo nel 1989 tornò sul set per la commedia surreale di Stefano Benni “Musica per vecchi animali”. Nello stesso anno ebbe una grande opportunità per la produzione televisiva della Rai “I promessi sposi”. L’attore interpretò l’avvocato Azzeccagarbugli nell’adattamento di Salvatore Nocita.
Dario Fo ebbe la possibilità di avvicinarsi anche al mondo dell’animazione. Nel 1996 prestò la sua voce al personaggio de dottor Scarafoni nel cartone “La freccia azzurra” di Enzo D’Alò. Ripetè l’esperienza anche nel 2002, quando doppiò l’anziano Johan Padan nel film d’animazione di Giulio Cingoli “Johan Padan a la discoverta de le Americhe”. Nel 2006 fece, invece, parte del documentario di Sabina Guzzanti “Viva Zapatero!”. Qualche anno dopo collaborò come voce narrante in “Zero – Inchiesta sull’11 settembre”. Negli anni prima della sua morte interpretò e scrisse diversi cortometraggi, tra cui è doveroso ricordare “La puta en el manicomio”, uscito nel 2015.
Dopo un lungo viaggio da Cicerone nel mondo dell’arte, Dario Fo morì a 90 anni il 13 ottobre 2016 a seguito di una crisi respiratoria. La camera ardente fu allestita all’interno del Piccolo Teatro di Milano, dove sicuramente continua a vivere l’Artista.
Marta Millauro
Seguici su