Che Daniele De Rossi sarà un calciatore del Boca Juniors è ormai notizia di qualche giorno. Una scelta di cuore. Passionale. Una scelta che fa dire una cosa sempre più difficile da credere in questo calcio: il romanticismo esiste ancora.
Passione
Sulle orme di Garibaldi, mistico personaggio a capo dei Mille che diedero impulso all’unificazione di quella che oggi chiamiamo Italia, e che salpò verso l’America Latina per combattere per la liberazione e l’indipendenza di diversi paesi, De Rossi mercoledì (giorno del suo 36esimo compleanno) farà i bagagli per fare rotta verso Buenos Aires. Direzione la Boca. Dove per 8 mesi – a 500 mila dollari complessivi (poco rispetto al calcio dei milioni ad ogni latitudine) – darà animo alla Doce, la parte più calda (ammesso che ne esista una fredda) del tifo bostero. Una scelta passionale, per il gioco, per l’Argentina e per tutto ciò che gli gira intorno.
A testimoniare l’eccezionalità dell’evento, uno striscione per il campione del mondo è già comparso davanti la Casa Amarilla, il campo d’allenamento della mitad +1, la squadra più tifata del continente americano: “Benvenuto nella Repubblica Popolare della Boca. La mitad +1 ti aspettava! Questa è Boca”.
Lo striscione per De Rossi a La Boca (fonte diarioole.com.ar)
Locura bostera
De Rossi «è molto eccitato di venire a giocare al Boca» hanno fatto sapere dalla dirigenza bostera. Ma prima della presentazione in pompa magna di De Rossi, cosa che probabilmente lui stesso vorrebbe evitare, per la squadra di Alfaro c’è la Paranense, negli ottavi di finale di Copa Libertadores. Tempo al tempo, dunque, prima di vedere la presentazione, la passione, l’euforia e la locura bostera.
E se anche l’«adattamento sarà difficile» come ha detto cholo Simeone in questi giorni, perché «in Italia gli spazi sono molto stretti e si gioca chiusi, mentre il fútbol argentino è più aperto ed è difficile abituarcisi», De Rossi potrà dare il suo contributo, sia in campo che fuori. La sua esperienza, la sua professionalità, la sua garra e la sua intelligenza saranno le sue armi per far innamorare il suo nuovo pubblico, dopo 18 anni di Roma. Anche fianco a fianco dell’ex laziale Mauro Zarate, rivale in 6 derby romani – o clasicos, come si dice dalle parti della Bombonera – (cinque di questi vinti dal numero 16).
El Tano De Rossi, il primo
El Tano De Rossi sarà il 12 giocatore europeo ad indossare la maglia del Boca. Il quarto italiano e il primo europeo a calcare la Bombonera dopo aver già giocato in Serie A. Tralasciando i casi inglesi (che hanno importato il calcio oltreoceano) di prima o in mezzo alle due guerre, e i casi degli oriundi, come Pablo Daniel Osvaldo e Gabriel Paletta, si contano poche figure ad aver fatto il passaggio inverso a quello che da più di mezzo secolo è diventato quello consueto: andare a giocare dall’Europa al Sud America.
È cosa nota che Valentino Mazzola nel corso della sua carriera avesse espresso il desiderio di giocare con l’Huracán, ma dopo il tragico incidente di Superga, dove perse la vita da capitano del Grande Torino, non ha potuto realizzarlo. DDR, dunque, sarà il primo (grande) giocatore italiano a vestire la maglia di calcio più prestigiosa del continente americano, la parte più fantasiosa e affascinante del gioco inventato nell’800 alla corte di sua maestà.
Daniele De Rossi, l’eroe dei due città complicate e meravigliose, di tifosi passionali e controversi, di due mondi lontani geograficamente ma vicini culturalmente. Il romanticismo esiste. E la bandiera giallorossa, e nuovo eroe bostero, ne è il testimone perfetto.