La regista Roberta Lena porta sul grande schermo il rapporto inedito tra Fabrizio De André e il figlio Cristiano in “DeAndré#DeAndré“. Un racconto nostalgico in cui il suono dell’impegno politico si fa forte e necessario. Nel vortice di immagini di repertorio e nei racconti del suo erede rivive il genio di un poeta che si è sempre schierato dalla parte della comunità, combattendo contro il potere dell’egoismo e del profitto. Le tracce del concept album del 1973 “Storie di un impiegato” guidano lo spettatore in un percorso musicale e metaforico in cui è bello ritrovarsi.

Il sesto album di Fabrizio De André, che diventa sottotitolo dello stesso documentario, si fa testamento culturale per Cristiano. Le storie di un impiegato, che dopo aver ascoltato un canto del Maggio Francese nel ’68 decise di ribellarsi alla società d’allora, appaiono attuali più che mai. Ai filmati delle grandi rivoluzioni degli anni ’60 si affiancano quelle dei gommoni colmi di migranti, delle battaglie contro l’inquinamento, delle manifestazioni a sostegno della libertà di genere e di espressione. In un mondo difficile in cui tutti sono interconnessi e ognuno preferisce voltare le spalle alle atrocità che non lo toccano da vicino, l’impiegato di De André ritorna e la sentenza del cantautore riecheggia con violenza: “Anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti“.

“DeAndré#DeAndré – Storia di un impiegato” – Photo Credits: Nexo Digital

“DeAndre#DeAndré”: dall’IO al NOI

Dopo il tour del 2009 intitolato “De André canta De André” Cristiano porta in scena per la seconda volta la bellezza di un album che lo mette in contatto con il padre. In “DeAndré#DeAndré” il figlio occupa due palcoscenici: quello calcato durante i concerti e quello di casa. Nella villa di Santa Teresa di Gallura si fanno vivi i ricordi dell’infanzia. Improvvisamente compaiono Fabrizio circondato dagli amici Nicola Piovani, Giuseppe Bentivoglio, Ugo Torgnazzi e la compagna Dori Ghezzi. Cristiano ricorda le nottate baldanzose del padre trascorse a discutere con passione di arte, di vita, di politica. Racconta dei momenti difficili in compagnia di un genitore impegnativo, talvolta esausto e violento; di un padre poco presente, ma ingombrante, una di quelle persone che ti basta ascoltare per essere catapultato in una dimensione migliore, ideale.

La Sardegna più selvaggia, quella che si allontana dal lusso della Costa Smeralda, ricorda prepotentemente a Cristiano le sue origini e la sua essenza. Lo mette in contatto con la natura, lontano da quanto di peggiore si combatte nelle canzoni declamate da Fabrizio De André. La maestosità del mare, le immense pinete, la desolazione delle spiagge si contrappongono visivamente e idealmente alle folle che riempiono le città in cerca di una risposta alle loro grida di disperazione. Il singolo pensa in solitudine, ma trova coscienza dei suoi ideali nel confronto con gli altri. Il messaggio di “DeAndré#DeAndré” è chiaro più che mai, così come testimonia la regista:

La storia è una metafora della società di allora ma che sembra un monito al rimanere umani, valido e necessario ancora nella nostra epoca. Nelle gesta dell’impiegato ho ritrovato la parabola di una generazione e un monito per quelle future in un destino umano che si ripete; la violenza come arma inutile e goffa e la necessità ancora oggi di invocare una giustizia sociale in nome di quell’umanità di cui spesso ci riempiamo la bocca qui declinata in parole sapienti, utili a focalizzare concetti di cui riappropriarci“.

In “DeAndré#DeAndré” passato e presente si incontrano assiduamente fino a diventare una cosa sola. Cristiano sente l’esigenza di passare il testimone culturale alle nuove generazioni. Lo stesso che il padre ha generosamente condiviso con lui, fino a renderlo la persona che è, ovvero un polistrumentista dalla voce preziosa. Gli ideali non muoiono ma si perpetuano nel tempo, supportati dal ricordo di un genio eterno. Il bello si mette a disposizione di tutti. I ricordi più intimi accolgono lo spettatore, non lo fanno sentire un escluso di fronte alla vita privilegiata di un figlio dall’altisonante cognome.

Cristiano De André in “DeAndré#DeAndré – Storia di un impiegato” – Photo Credits: Nexo Digital

“DeAndré#DeAndré”: dove e quando vederlo

Il docufilm, presentato in anteprima alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia durante “Le Giornate degli Autori“, sarà proiettato nei cinema italiani solo il 25, 26 e 27 ottobre. “DeAndré#DeAndré” è una produzione Intersuoni, Nuvole production e Nexo Digital. L’opera di Roberta Lena sarà distribuita in sala grazie alla collaborazione con i Media Partner Radio Capital, MyMovies.it e Rockol.it. Per prepararsi alle atmosfere di “DeAndré#DeAndré” ecco il trailer ufficiale, in cui poter apprezzare gli arrangiamenti e le musiche di Cristiano De André e Stefano Melone.

Marta Millauro

Seguici su

Facebook

Metropolitan Magazine

Instagram

Twitter