Death’s Door è un Indie straordinario, praticamente perfetto, e non è un caso se lo affermo a inizio recensione, prima ancora di motivare questo assunto. Voglio infatti fin dall’inizio della mia analisi mettere in chiaro che il duo di sviluppatori di Acid Nerve, sovvenzionato da Devolver Digital, ha superato sè stesso e il già ottimo action Titan Souls. E ha dipinto un mondo meravigliosamente semplice, ma contemporaneamente profondo, stratificato e complesso in cui perdersi non è un’opzione. Bilanciando millimetricamente livello di sfida, esplorazione, combattimenti con rde, mob e Boss memorabili e puzzle solving, Death’s Door è giunto su PC e Console Xbox esattamente per come mi aspettavo che sarebbe stato quando guardavo e riguardavo i trailer online. Per certi versi, anche migliore. Ultimamente, converrete con me, non è cosa da poco.
Death’s Door Recensione, a caccia di anime
Dimenticate la morte vestita di nero, con ampie vesti svolazzanti e una falce a farle da migliore amica. Nell’universo narrativo di Death’s Door la morte è personificata in un’azienda in stile Monsters and Co. gestita e portata avanti da Corvi. Più o meno grandi, più o meno mostruosi e caratteristici, i corvi mietitori raggiungono le vittime tramite porte che si aprono sui mondi dei malcapitati. Quindi, li esplorano fino a raggiungere i moribondi, e li falciano. Che poi, a chiamarli moribondi si fa loro un’offesa. Alcuni sono tutt’altro che restii ad abbandonare le loro spoglie terrene. E sembrano, addirittura, avere accettato qualche forma di contratto con “l’employee” dell’azienda di Corvi mietitori…
Lore, sweet lore
In un titolo Indie con gameplay, art direction e resa tecnica generale così meravigliosamente curati, non è strano che la storia di base che ci spinge ad agire sia relativamente basilare. La trama, infatti, si può riassumere in: recupera l’anima gigante che dovevi mietere, e che è stata usata da un Corvo mietitore anziano ribelle per… non ve lo dico per non spoilerare. Comunque, sta di fatto che quell’anima è indispensabile per portare a compimento il nostro lavoro, ed evitare di venir falciati noi stessi. Per questo ci imbarchiamo in un’impresa epica alla ricerca di quell’anima Gigante, attraversando dungeon e biomi differenti per recuperarla.
A dare solidità e fondamenta misteriose (e perciò che aspettano solo di essere esplorate) alla vicenda è però la lore serpeggiante nel mondo di gioco. Mai veramente nascosta come nei Souls, dove per comprenderla dobbiamo affidarci a descrizioni o segreti. Semplicemente, raccontata da NPC, o resa nota durante l’esplorazione in modo che non sia possibile per noi perdere una singola sillaba. Le radici dell’azienda corvina si estendono più dendritiche di quanto ci aspetteremmo, e quando i nodi iniziano a venire al pettine, i colpi di scena sono assicurati.
Tuttavia, trovo che sia stato operato un sapiente lavoro di bilanciamento tra momenti e ambientazioni cupe/tematiche pesanti (come la morte, appunto) e “comic relief”. Tanto delicato e certosino che vi stupirete di quante emozioni è in grado di regalarvi un NPC che al posto della testa ha un calderone ribollente pieno di zuppa (il cui coperchio usa, alla bisogna, come scudo). Perciò fidatevi di me: leggete tutti i dialoghi. Il luogo magico dove lore e narrazione si fondono persino meglio rispetto a molti titoli blasonati e tripla A.
Death’s Door Recensione, nessuna piuma fuori posto
Sebbene, lo avrete capito, la narrazione è importante, è con il gameplay e l’art direction che Death’s Door fa centro pieno. La semplicità dei modelli di personaggi e ambientazioni, la varietà cromatica che caratterizza alla perfezione ogni zona, i giochi di luce e il sapiente sfruttamento della grafica fissa isometrica per costruire stanze, enigmi e persino ampie sezioni di overworld fanno di Death’s Door un monumento al game developing. E non esagero, nel momento in cui ripenso, con sommo stupore, che il gioco è frutto degli sforzi di due sole persone, i dev di Acid Nerve.
Anche se così non fosse, però, non riesco a trovare difetti di sorta nei collegamenti tra le aree, negli shortcut, nella gestione dell’altitudine e dell’inquadratura per costruire simpatici puzzle e segreti nella mappa. L’unico neo, volendo immedesimarmi in un pubblico più esigente dal punto di vista estetico, potrebbe essere l’eccessiva stilizzazione degli elementi a schermo. Che se ci dimenticassimo dell’autorialità di tale stilizzazione, potrebbe essere scambiata per fretta, o “furberia”.
Invece, per chi saprà osservare, sarà impossibile non notare quanta cura sia stata riposta nei dettagli inseriti nelle mappe; persino( e soprattutto, nei dettagli NON inseriti. Quei vuoti, quelle semplificazioni artistiche che anzichè togliere, finiscono per aggiungere validità e verve artistica al piccolo grande mondo di Death’s Door. E rendono vivo il suo protagonista: il piccolo corvo. Le cui idle animation mi hanno fatto letteralmente sciogliere in un brodo di giuggiole. Ma io adoro corvi e “birb” vari, quindi forse non faccio testo (non troppo). Avete presente l’illustre esempio di The legend of Zelda: The Wind Waker? Ecco, a mio avviso siamo decisamente su quel livello.
In ultimo, faccio un plauso alla fluidità del titolo, sempre perfetta anche in situazioni con molti effetti particellari, esplosioni e numerosi nemici in movimento.
Enigmi e botte (e Boss)
La medesima semplicità riscontrabile nell’art direction permea anche il gameplay; gli scontri con i mob e i boss, e la risoluzione degli enigmi e puzzle nelle mappe e nei dungeon. Il nostro corvo mietitore può armarsi con diverse tipologie di armi, varie per potenza di attacco ed effetti aggiuntivi (elementali e non). Ma mai veramente “uniche” quanto a moveset; sebbene qualche piccolo cambiamento ci sia, soprattutto negli attacchi caricati. Lo swing rapido è sempre più o meno identico, e sempre più o meno la mossa principale e imprescindibile capace di risolvere tutti gli scontri senza pensarci troppo. Non pensate male ora: Death’s Door vi metterà alla prova, non ci sono dubbi. Magari non sempre, magari in alcune sezioni o con determinati Boss in modo più evidente. Ma non ci sono dubbi al riguardo: a Death’s Door si gioca con la testa, e poi con le dita.
Senza prestare un occhio ai movimenti dei mob, che di area in area variano e si caratterizzano diventando più aggressivi e forti, e senza studiare l’area circostante morirete spesso. In una dinamica “gamplaystica” che ricorda molto da vicino i Souls, dato che anche curarvi e salvare i progressi non sarà esattamente un’impresa. Quanto a giocabilità spicciola, però, il paragone è più azzeccato con una fusione Diablesca-Zeldiana, che sfrutta l’isometria della visuale per semplificare la gestione degli scontri, e le movenze tipiche di un Link qualunque per attacchi, tiri con arco e magie di vario genere.
Sono poi tipicamente Zeldiani anche i momenti enigma con torce da accendere in sequenza, o muri da far esplodere con bombe-pianta. Ma, anche in questo caso, preferisco non spoilerare troppo dei contenuti di Death’s Door in fase di recensione. Il titolo, infatti, è longevo il giusto, e si fa divorare a piccoli morsi fino alla conclusione sia che siate binge-player, o slow gamer completisti. Con tanto di post-game e “true ending” da sudarsi in giro per le location di gioco.
Death’s Door Recensione, in conclusione: qual è la differenza tra un corvo e un eroe vestito di verde?
Death’s Door è un Indie straordinario, praticamente perfetto. Adesso, spero di avervi spiegato abbastanza chiaramente perchè. La combinazione di gameplay accessibile, ma mai semplicistico; ambientazioni oniriche, ora decadenti, ora misteriose, ora enormi e quasi gotiche; design peculiare per location, mob, personaggi e protagonista e, infine, lore strutturata, ma non incomprensibile, ne fanno una perla che non può mancare nelle librerie degli appassionati. Sto parlando a voi, amanti di The Legend of Zelda; a voi, affamati di avventure e scoperte. A voi, esploratori mai sazi di piccoli tesori nascosti ed emozioni, divertimento e qualche goccia di sudore tra un enigma e un Boss da abbattere. Death’s Door è il gioco che stavate aspettando. E che vorrei tanto poter avere sulla mia Nintendo Switch. Che dici, Devolver, lo facciamo questo porting? Grazie eh.
DEATH’S DOOR RECENSIONE | TESTATO SU PC (STEAM)
+ Art direction semplice, comunicativa, varia ed ispirata
+ Lore profonda, misteriosa ed accattivante
+ Gameplay fluido, impegnativo ma non frustrante
+ Level design che spinge ad esplorare
+ Boss uno più bello dell’altro
– Le dinamiche di gameplay dopo un po’ tendono a ripetersi simili (ma non uguali)
– Sistema di sviluppo del personaggio fin troppo elementare
– Manca la lingua italiana