Grande successo, martedì scorso, 4 dicembre 2018, presso il Forum di Assago Milanofiori, a Milano, per la band finlandese dei Nightwish, che è tornata in Italia per celebrare i suoi vent’anni di carriera con il tour  Decades World Tour 2018.

Il gruppo, nato alla fine degli anni novanta nella cittadina di Kitee su idea del tastierista e geniale compositore Tuomas Holopainen e della cantante dagli occhi di ghiaccio Tarja Turunen, sua compagna di scuola e allieva di pianoforte della madre di Tuomas, si è sempre caratterizzato per il suo inconfondibile stile metal sinfonico e per l’atmosfera magica che avvolge le loro canzoni, tutte composte in piena sinergia e collaborazione tra i vari componenti, che conducono giornalmente una vita di tour con il bus, a volte anche a discapito dei comodi alloggi in albergo.

Nel 2000, la band finlandese scalò la vetta delle classifiche con la pubblicazione dell’album Wishmaster, che fu dichiarato dalla rivista inglese Rock Hard “album della settimana”, superando perfino Bon Jovi e Iron Maiden. Il talento della Turunen rese famosa la band grazie alle sue inimitabili performance liriche, tra cui quella di Sleeping Sun e la celeberrima cover di The Phantom of the Opera, brano tratto dall’omonimo musical teatrale e tradotto in chiave metal dall’abilità dei musicisti (si ricorda, a tal proposito, il fantastico assolo vocale di Tarja durante il tour di End of An Era, nel 2005). E proprio End of An Era costituì l’ultima apparizione della prima cantante insieme ai Nightwish, poiché all’unanimità era stato deciso che lei dovesse andar via: a detta degli altri membri, il matrimonio con l’affarista argentino Marcelo Cabuli la aveva profondamente cambiata a livello umano e professionale, per cui non era più possibile lavorare insieme.

                                  Copertina dell’album Wishmaster, foto dal web

Successivamente, l’arrivo di Annette Olzon, dalla voce più timida e pop rispetto alla mistica regina dell’opera Tarja, implicò alcuni cambi di rotta in fase compositiva, dando spazio a brani dai tratti meno epici e solenni, ma più gotici e fiabeschi; si ricorda, a tal proposito, il celebre disco del 2011, Imaginaerum, da cui il regista Stobe Harju ricavò un film, che aveva come colonne sonore le canzoni dei Nightwish.
Tuttavia, la permanenza di Annette nella band durò a malapena sei anni, dopo i quali, in seguito a problemi di salute della cantante e a disguidi durante i tour in giro per il mondo, i componenti della band decisero di inserire una nuova cantante.
Infine, l’esordio, nella band, dell’ex cantante degli After Forever, l’olandese bellezza vichinga Floor Jansen, nel 2011, determinò un’ulteriore svolta: finalmente era arrivata colei che poteva conciliare il talento lirico con quello rock/metal, imprimendo una rinnovata, perfezionata esecuzione dei brani (si pensi, ad esempio, alla chiusura di Ghost Love Score, raccontata da capo rispetto all’originale).
Una carriera musicale ormai storica e piena di alta e bassi, quella dei Nightwish, che ha visto anche, nel 2015, andar via il batterista Jukka Nevalainen, sostituito dall’altrettanto talentuoso Kai Hahto, a causa delle gravi crisi di insonnia di cui il primo soffriva.

I Nightwish in concerto, foto dal web

Eppure, tre costanti, all’interno della formazione, hanno comunque permesso che lo spirito con cui la band era nata non si spegnesse mai:

– la presenza spirituale, compositiva e immaginativa del tastierista e “cappellaio matto” Tuomas Holopainen, uomo dal mozartiano eclettismo e dalla cultura filosofice immensa.

– la sana follia del bassista Marko Hietala, intrattenitore vocale durante i concerti e seconda voce della band, sempre pronto a dare quel tocco grottesco e romantico ai brani da lui eseguiti;

– la maestria del chitarrista prodigio del piccolo “hobbit”, Emppu Vuorinen, che da solo riesce a comporre assoli che non hanno nulla di meno di un Yngwie Malmsteen dei vecchi tempi.

Per non parlare, poi, dell’unicità degli effetti fantasmagorici inseriti nei brani e sul palcoscenico, della presenza scenica di Floor Jansen, che oltre a cantare danza e accompagna gli assoli con maestosi head banging, nonché della varietà dei testi che, dai cliffs, alle sirene, alle leggende norrene, si spostano anche su: temi naturalistici e ambientalisti (come in The Greatest Show on Earth), animistici (I wish I had an Angel), d’amore (While your lips are still red, Ghost Love Score, Come Cover Me) e così via.
E anche in Italia dove, l’attitudine alla musica commerciale è molto più frequente rispetto a quella del metal, un vasto pubblico accorso da tutta la penisola e anche dall’estero ha omaggiato la band, pronta a godersi uno spettacolo di un’ora e mezza ricco di fuochi, virtuosismi e accompagnamenti con flauti e strumenti celtici da parte del grande Troy Donockley.

Da sinistra: Marko Hietala, Floor Jansen, Tuomas Holopainen, Troy Donockley, Kai Hahto, Emppu Vuorinen, foto dal web

I Nightwish, già reduci da molte tappe in giro per i continenti, nonché in Germania e Svizzera, hanno già annunciato, per il 2020, l’uscita di un nuovo album, certi che il successo che li sta portando avanti non possa che aumentare progressivamente.
In un mondo in cui anche la musica è divenuta pragmatismo e i brani “usa e getta” usurano le radio e le menti della popolazione, non è forse un prodigio che esistano ancora band che, come le fate, sanno nutristi di sogni e aspirazioni più grandi della semplice vendita? Certo che lo è, come lo è vedere che paesi come la Finlandia vantano un vasto numero di band che, vivendo quotidianamente a contatto con un paesaggio affascinante e ancora ricco di miti e leggende, non sono assorbiti dalla routine, ma riescono ancora a comporre melodie e sinfonie fuori da ogni cliché. Che gli dei pagani non siano forse resuscitati sotto forma di metal, laddove il rock si è fermato, corrotto com’era dalle strategie pubblicitarie? La dea norrena sull’insegna del bar di Starbucks, da poco arrivata a Milano, sorridendo, ha appena risposto di sì con un occhiolino.

 GIORGIA MARIA PAGLIARO