Decreto Ristori, chi può chiedere gli aiuti

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Di Redazione Metropolitan

Contributi a fondo perduto per le imprese colpite dal mini lockdown e altra cassa integrazione per i lavoratori. Arriveranno con il decreto legge approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri. Ristori a fondo perduto per quasi 460mila aziende, 6 settimane ancora di cig, fondi ad hoc per alcuni settori e risorse per le forze dell’ordine e per 2 milioni di tamponi. Il decreto, spiega il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, vale «5,4 miliardi sull’indebitamento netto e 6,2 sul saldo netto da finanziare».

La misura più importante – vale da sola 2,4 miliardi – sono i contributi a fondo perduto. Andranno a tutte le aziende che, a causa dell’ultimo Dpcm, sono costrette a chiudere o a ridurre l’orario, ma anche a taxi e noleggi con conducente, indirettamente colpiti. Si parte dai ristori già erogati ai sensi del decreto Rilancio di maggio, ma questa volta gli importi saranno quasi sempre più alti e andranno anche alle imprese con fatturato superiore a 5 milioni di euro. Sarà l’Agenzia delle entrate a bonificare sull’iban le somme dovute: entro il 15 novembre alle aziende che hanno già avuto in passato il contributo, entro la fine dell’anno alle altre. Riceveranno il 100% di quanto preso col dl Rilancio, cioè lo stesso importo, tassisti e noleggiatori. Il 150%, ovvero una volta e mezzo rispetto all’altra volta, bar, gelaterie, pasticcerie, alberghi e case vacanze. Per esempio, un piccolo bar che aveva ricevuto 2mila euro ora ne prenderà 3mila. Un hotel con ricavi fino a 400mila euro riceverà in media 4.153 euro. Il 200% di quanto già ricevuto andrà invece a ristoranti, cinema, teatri, palestre, piscine e altri impianti sportivi, sale da gioco, centri benessere e termali. Un grande ristorante, che col dl Rilancio aveva avuto 13mila euro, ora ne prenderà 26 mila. Il 400% è infine previsto per discoteche e sale da ballo, per via della chiusura prolungata. Per tutti gli indennizzi c’è un tetto di 150mila euro. Il decreto finanzia con 400 milioni un fondo per l’export e le fiere internazionali, con altri 400 milioni un fondo per gli operatori turistici, con 100 la filiera agricola e con 50 le associazioni sportive dilettantistiche.

Vengono introdotte altre sei settimane di cassa integrazione, con una spesa per lo Stato di 1,6 miliardi di euro. Le sei settimane andranno utilizzate nel periodo che va dalla metà di novembre fino alla fine di gennaio. È previsto un contributo addizionale a carico del datore di lavoro, parametrato sulla sua perdita di fatturato: arriva a un massimo del 18% dello stipendio che avrebbe preso il lavoratore in cassa per le aziende che non hanno perso fatturato, e si azzera per quelle che hanno subito un calo pari o superiore al 20%. Sempre il 31 gennaio scade il blocco dei licenziamenti, introdotto all’inizio della crisi. Dal giorno dopo non potrà licenziare solo chi starà effettivamente usando la cassa integrazione, non chi ha ancora ore a disposizione come invece avviene adesso. Nella legge di Bilancio, approvata dieci giorni fa dal Consiglio dei ministri con la formula del «salvo intese» ma non ancora presentata in Parlamento, ci dovrebbero essere altre dodici settimane di cassa integrazione, da utilizzare nel 2021, entro la fine di giugno. Il decreto legge approvato ieri introduce l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali per le aziende che hanno sospeso o ridotto l’attività, fino a un massimo di quattro mesi. E due indennità riservate ad alcuni specifici settori: mille euro per i lavoratori stagionali, degli stabilimenti termali e dello spettacolo. E 800 euro ai lavoratori dello sport, per una spesa totale di 124 milioni di euro.