Decreto sicurezza che è la causale dell’altolà del ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

Decreto sicurezza che agita di nuovo la maggioranza: Salvini avvisa i Cinque Stelle. “Il Decreto sicurezza serve al Paese e passerà entro il 3 dicembre o salta tutto. Sono convinto che passerà e mi rifiuto di pensare che qualcuno voglia tornare indietro“. Queste le affermazioni del ministro, intervenendo in Viminale a margine della presentazione di un’iniziativa per la donazione del sangue ad opera di donatori nati, Polizia e Vigili del fuoco.

Matteo Salvini in piazza Viminale (Photo Credits: www.avvenire.it)

Le tensioni tra i dissidenti del M5S

Il provvedimento non convince una parte dei pentastellati. Il ministro interviene nuovamente dopo le polemiche sulla decisione di 19 deputati del M5S di scrivere al capogruppo di Montecitorio, Francesco D’Uva, per rivendicare la possibilità di apportare modifiche al testo del Decreto sicurezza. Ma anche come segnale di protesta contro la totale assenza di dibattito interno. E propongono otto emendamenti che a loro avviso migliorerebbero il Decreto.

La protesta dei deputati (Photo Credits: www.tgcom24.mediaset.it)

Dopo il via libera del Senato tra le insoddisfazioni dei Cinque Stelle, ora è il turno di Montecitorio. Il provvedimento è all’analisi della commissione Affari costituzionali.

La rassicurazione di Di Maio

Una garanzia arriva, comunque, da Luigi Di Maio. Il ministro del Lavoro annuncia che sarà “leale” sul decreto sicurezza. “Come capo politico del Movimento devo assicurare la lealtà del Movimento stesso a questo Governo. Il Decreto si deve approvare. Il decreto si deve approvare. È una questione di correttezza”.

Luigi Di Maio (Photo Credits: www.ilfattoquotidiano.it)

Il testo del Decreto sicurezza arriverà in aula alla Camera il 23 novembre e il governo potrebbe decidere di mettere la fiducia, come già il Senato lo scorso 7 novembre. Il Decreto sicurezza rappresenta una priorità per il governo, ma in particolare per Matteo Salvini. Anche per questo, il testo viene considerato “chiuso”. In caso di modifiche, non ci sono i tempi per rimandarlo a Palazzo Madama.

Patrizia Cicconi