Nel Giugno del 1961 la Juventus si impose con uno straripante quanto criticatissimo 9 a 1 sull’Inter, guadagnandosi così non solo la vittoria del Derby d’Italia, ma anche lo scudetto.
È il 1961. John Fitzgerald Kennedy diventa il 35º presidente degli Stati Uniti d’America, al grido di: “Non chiedete cosa può fare il vostro Paese per voi, ma cosa potete fare voi per il vostro Paese”. Bob Dylan si appresta a fare il suo debutto davanti alla città di New York. Alan Shepard è il primo Americano a volare nello spazio col programma Mercury. Il Governo della Germania Est chiude il confine con la Germania Ovest, innalzando il celebre Muro. E, accanto a questi eventi storici di una certa rilevanza, anche nel mondo del calcio succede qualcosa di alquanto segnante. Il 10 Giugno di quello stesso anno, infatti, viene disputato da Juventus ed Inter il Derby D’Italia più assurdo, pirotecnico e polemico della storia.
Quel famoso Derby d’Italia del 1961
Campionato 1960/1961. L’Inter, allora allenata da Helenia Herrera, dopo essersi imposta per 3 a 1 nella gara di andata sulla rivale bianconera, deve affrontare la partita di ritorno. In ballo c’è davvero tantissimo. Gli uomini del Mago argentino hanno infatti la possibilità di avvicinarsi ulteriormente alla Juventus capolista, in quel momento distante soltanto quattro lunghezze, e di così sperare poi in un rush finale per la conquista del titolo. È Domenica 16 Aprile, giorno di Derby tra le due compagini. Il Comunale di Torino è strapieno, al punto che molti spettatori sono costretti a riversarsi ai bordi del campo, sistemandosi sulla pista di atletica (addirittura si dice che alcuni avessero trovato “ospitalità” sulle stesse panchine dei due tecnici). Una vera e propria bolgia. Per questo motivo, al 31’ del primo tempo, l’arbitro genovese Gambarotta decide di sospendere l’incontro. Pochi giorni dopo, come il regolamento prevede in casi di questo genere, la Lega assegna la vittoria per 2 a 0 alla formazione ospite, cioè quella di Herrera.
Accade però che il 3 giugno, alla vigilia dell’ultima giornata, la CAF (Corte d’Appello Federale) accoglie il ricorso dei Bianconeri, dichiarando che la sfida deve essere ripetuta. A questo punto il caos. Contro l’ente d’appello si scaglia una valanga di contestazioni e accuse di corruzione, anche perché a quel tempo Umberto Agnelli non solo è il presidente della ‘Vecchia Signora’, ma anche della Federcalcio. Ma, nonostante i sospetti, i dubbi e la tremenda furia di tutta la società nerazzurra, specialmente del presidente Angelo Moratti, la sentenza rimane.
“Il verdetto della Caf, che così ci faceva scivolare a due punti dalla Juventus, lo apprendemmo a Catania, dove andammo in campo col morale sotto i tacchetti e perdemmo per 2-0. Ci sentivamo presi in giro” – queste le parole di Aristide Guarneri, ex difensore interista.
Il 9 a 1 della Juventus
Dunque il 10 Giugno il match viene rigiocato, ma l’Inter si presenta sul rettangolo verde con la squadra De Martino (quella che oggi è la Primavera), tra cui compare un giovanissimo Sandro Mazzola (tra l’altro autore dell’unico goal per i suoi, su rigore), come segno di accesa protesta. Età limite: 19 anni. L’esito è un tennistico, quanto criticatissimo, 9 a 1 per la Juventus, che non si esime dallo schierare i propri campioni, aggiudicandosi così il dodicesimo scudetto.
Il Derby d’Italia, come è stato così battezzato in passato dal maestro sportivo Gianni Brera, è certamente uno dei confronti più emozionanti ed adrenalinici della nostra Serie A, in cui si affrontano due contendenti strepitose, tra le quali, come abbiamo visto, non è probabilmente mai corso buon sangue. Dopotutto, tanto per restare in tema con gli anni ’60, siamo davanti a una sorta di Kennedy e Chruščëv moderni, determinati a distruggersi l’un l’altro, senza esclusione di colpi.
Tartaglione Marco