Detroit: la recensione del film

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Di Redazione Metropolitan

Detroit, 1967. La violenza è protagonista non solo della pellicola presentata alla XII edizione della Festa del Cinema di Roma, ma è protagonista della storia stessa.

Il colore della pelle distingue fra buoni e cattivi. I “nigros” sono rilegati nei loro ghetti. I poliziotti bianchi sono i buoni. Riportano l’ordine nel disastro violento creato dai neri. Ma siamo certi che le cose andarono davvero così? Siamo certi che i cosiddetti “nigros” avessero nel loro DNA voglia di distruggere, violenza e cattiveria gratuite e che necessitassero di un miracoloso intervento bianco che li riportasse nei ranghi?
Con abilità cruda, nuda e realistica Kathryn Bigelow ci catapulta in quella che fu la realtà dei fatti.

Il film ci racconta della guerra snaturata e inumana nata a Detroit, concentrandosi in particolar modo sugli
avvenimenti della notte fra il 25 ed il 26 luglio 1967 nel Algiers Motel, dove alcune pattuglie di poliziotti
fecero incursione tenendo prigionieri diversi ragazzi di colore, rifugiatisi nel Motel per sfuggire al caos della
strada, al coprifuoco ed ai pericoli che quel luglio 1967 prospettava. Ragazzi che furono terrorizzati,
torturati, e due di loro uccisi. Uccisi per non aver confessato qualcosa che non esisteva, uccisi con l’accusa
falsa di aver attaccato per primi. Uccisi per un preconcetto. Uccisi per il colore della propria pelle. Uccisi per
paura. Uccisi per ignoranza. Uccisi per razzismo. Uccisi per nulla.
Un film che è più di quel che sembra. Un documentario che va oltre la storia, che riesce a trasmettere non
solamente dati storici, fatti realmente accaduti, ma anche il vortice di emozioni complesse, tese, forti che i
protagonisti provano. Il premio Oscar Kathryn Bigelow con il suo eccezionale cast riescono a trasportare
l’intero pubblico in quel motel, in quelle strade ed in quel tribunale. Quel tribunale dove non si ottenne mai
giustizia. Ma dove gli oppressi alzarono la voce, alzarono la testa difronte ai loro aguzzini.

Una storia di dolore, sofferenza, resistenza, coraggio e necessità di giustizia.
Un film che ci mostra fino a che punto può arrivare l’ignoranza, l’intolleranza e la cattiveria dell’uomo.
Una pellicola da vivere ed assaporare in ogni scena, in ogni emozione. Da amare, da digerire.
Un’opera che serve affinché ciò che è stato non sarà di nuovo.

Elisabetta Paganelli