Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Andremo a Cannes alla scoperta di un film che ha vinto la Palma d’oro in maniera contestata. Parleremo di guerre civili, migrazione e integrazione. Abbiamo dedicato la puntata di oggi a “Dheepan” di Jacques Audiard
“Dal momento che l’azione di per sé era semplicissima ho avuto chiaro subito che il film doveva cambiare genere seguendo i cambiamenti dei personaggi. Come se il vuoto d’azione si componesse evolvendo con i personaggi”
Cosi Jacques Audiard ha parlato in un’intervista del suo film “Dheepan”. Al centro delle storia due e adulti ed una bambina che si fingono una famiglia per scappare dallo Sri Lanka devastato dalla guerra civile per finire negli scontri delle banlieu parigine. Un film che è inizialmente di guerra per poi diventare cronaca sociale e storia d’amore. Una nuova riflessione sull’integrazione del regista francese Audiard.
Dheepan e la trasformazione del personaggio
In “Dheepan” Jacques Audiard riprende il tema del carcere e della trasformazione di cui aveva iniziato a trarre le fila in “Il profeta”. In questa pellicola i protagonisti vivono infatti una trasformazione per adattarsi alla nuova realtà francese che li ha confinati nel carcere delle banlieu dove dovranno fuggire per sopravvivere. Una riflessione sul problema delle migrazioni e della successiva integrazione e sulle difficoltà di adattamento con il successivo risveglio di vecchi istinti di guerra mai del tutto sopiti.
Una vittoria contestata
Dopo il verdetto della giuria presieduta allora dai fratelli Coen che assegnò la Palma d’oro a “Dheepan” arrivarono diverse contestazioni. I detrattori, nostate Audiard avesse già stupito Cannes con “Il profetta”, ritennero questo film troppo remissivo, didascalico e non ai livelli del regista francese. A questo si aggiunse la contestazione della stampa italiana per l’esclusione dal palmares di quell’anno di Sorrentino, Garrone e Moretti rispettivamente in concorso con “Youth”, “Il racconto dei racconti” e “Mia madre”. I fratelli Coen risposero alla stampa italiana dicendo di non avere premi per tutti.
Stefano Delle Cave