Dalla dissoluzione dell’URSS a inizio anni ’90, per la prima volta la Russia porterà al di fuori dei suoi confini parti del proprio arsenale atomico; le dichiarazioni del presidente Vladimir Putin a tal proposito sono chiare: il primo luglio sarà portato a termine un importante deposito in Bielorussia, che avrà la predisposizione per ospitare armi nucleari tattiche. Quanto detto dal leader del Cremlino è stato sicuramente frutto di una fisiologica risposta all’annuncio fatto dalla Gran Bretagna di inviare a Kyiv munizioni all’uranio impoverito.
La posizione cinese
A riguardo di questo passo avanti verso l’approvvigionamento militare nucleare, la portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, ha ribadito un punto molto importante relativo alla dichiarazione comunemente sostenuta dai cinque paesi con armi nucleari: lo scorso gennaio i leader dei cinque Paesi con armi nucleari hanno precisato in una dichiarazione comune che non deve essere dato inizio a una guerra nucleare, che non può essere vinta”. “Hanno sottolineato che i rischi strategici di un conflitto militare fra Paesi con armi nucleari deve essere ridotto”.
Inoltre, come riporta anche Adnkronos, nella recentissima dichiarazione congiunta sottoscritta da Xi Jinping e Vladimir Putin, il punto sul discorso nucleare era stato ampiamente ribadito, addirittura specificandolo nel famoso piano in dodici punti che la Cina avrebbe messo a punto per coadiuvare un ritorno agli equilibri globali. “I Paesi con armi nucleari devono abbandonare la mentalità da guerra fredda e gioco a somma zero, ridurre il ruolo delle armi nucleari nelle loro politiche nazionali di sicurezza, ritirare le armi nucleari dispiegate all’estero, eliminare lo sviluppo senza restrizioni di una difesa globale con missili balistici, e adottare passi efficaci per ridurre il rischio di conflitti nucleari fra Paesi con capacità nucleari”.
Gli sviluppi diplomatici
In virtù quindi delle scelte intraprese nelle ultime ore, per alcuni analisti è ormai evidente che l’incontro avvenuto tra Putin e Xi sia stato fallimentare, o almeno inconcludente: la Cina continua a disporsi come baluardo di una risoluzione pacifica della crisi in Ucraina, ponendosi come ago della bilancia degli interessi internazionali, sfruttando la sua posizione e porgendo la guancia a tutte le forze in gioco, ma lo scenario di riassestamento tanto agognato e i tavoli delle trattative di pace, sembrano ancora un racconto fiabesco ben lontano dalla realtà.