Il ritorno sulla scena del Cav insidia i Cinquestelle. I due contendenti principali affilano le armi in vista delle elezioni, ammiccando alla classe media.
Ieri, rispondendo alle domande dei giornalisti durante una tappa Lombarda del suo rally elettorale, il candidato premier del Movimento5Stelle Luigi Di Maio ha attaccato il leader forzista Silvio Berlusconi. Il motivo della contesa la cosiddetta classe media:
«Il MoVimento 5 Stelle è al 30%, quindi basta fare i calcoli, in cui Berlusconi è bravissimo, per capire che la classe media sta con noi. E sarebbe folle che una forza politica vada contro il suo stesso elettorato».
Questa dichiarazione fa il paio con quanto pubblicato poco fa sul Blog di Grillo, proprio a firma del candidato premier pentastellato:
«(Berlusconi) non ha fatto praticamente nulla di ciò che promise agli italiani nonostante abbia il record di longevità al governo […] Continua a ripetere che il MoVimento 5 Stelle è contro la classe media […] Berlusconi è come se si fosse svegliato oggi dopo essersi addormentato nel 1994, quando Forza Italia aveva dalla sua buona parte della classe media del Paese».
Inoltre ieri, a una domanda specifica riguardo al programma, ha risposto:
«Le nostre istanze sono le loro istanze […]piccole e medie imprese, diritti dei lavoratori, meno tasse, meno burocrazia, sicurezza sociale, aiuti alle famiglie, attenzione all’ambiente, sostegno al reddito strutturale, no alla tassa sulla prima casa e impignorabilità di essa, no redditometro, istruzione di qualità, investimenti in innovazione, aiuto ai giovani».
Ha inoltre ribadito l’intenzione di voler abolire il Jobs Act. Affermazione che stride con quanto accaduto tre giorni fa, quando proprio grazie alla riforma del lavoro del Govverno Renzi il gruppo 5stelle alla Camera ha potuto avviare la procedura di licenziamento collettivo per 39 dipendenti.
Di Maio, poi, ha rivendicato ai microfoni le percentuali sui sondaggi e, a un quesito sulla probabile instabilità del prossimo governo ha affermato:
«Chi vuole “fare l’inciucio” dopo le elezioni politiche, non ha e non avrà il 51% dei seggi: quindi noi saremo la prima forza politica del Paese e chiederemo l’incarico di governo. A quel punto “con responsabilità, convergendo sui temi e non scambiando poltrone, daremo un Governo a questo Paese, gli permetteremo la stabilità».
A conclusione, non è mancata una frecciata all’ex premier Renzi:
“Sulla questione banche la situazione è surreale: quelle stesse persone che erano al governo, che hanno salvato Visco e i vertici di Consob e hanno mandato sul lastrico centinaia di migliaia di risparmiatori adesso chiedono di chiedere scusa. Sono quelle persone che invece dovrebbero chiedere scusa al Paese, per quello che hanno fatto sulle banche, sto parlando di Renzi e Boschi.
Con il ritorno in auge di Silvio Berlusconi, Luigi Di Maio è costretto a difendere il fianco destro dei voti. Consapevoli dell’enorme bacino di voti a disposizione, entrambi i leader hanno lanciato l’OPA sulla classe media, ammiccando a questa larga fetta di elettorato. Tuttavia le dichiarazioni sono ancora fumose, piene di retorica. Per avere un’idea più chiara, bisognerà attendere i programmi elettorali.
Marco Toti