Diego Rivera è il nuovo lavoro di Carmine Tundo, già noto al grande pubblico come membro de La Municipàl, che torna con un nuovo album dai suoni latini e dai testi in italiano, degni della più classica scuola cantautorale nostrana. Il titolo del disco è “Gran riserva” ed è un’opera prima che presenta al meglio questo nuovo progetto artistico. Un lavoro fresco, dinamico, di interesse e che lascia all’ascoltatore piena immaginazione, come in un bel film, dove le canzoni non sono altro che scene di un racconto più ampio. Questo progetto rappresenta solo una delle molteplici facce artistiche del cantautore e produttore.
La nostra intervista a Diego Rivera (Carmine Tundo)
Ciao Carmine, come stai vivendo questo periodo?
«Sinceramente mi ritengo molto fortunato, vivo in campagna, ho avuto la possibilità di utilizzare il mio studio di registrazione e mi sono tuffato totalmente nel lavoro. Sto portando a termine tanti progetti che avevo lasciato aperto nel corso degli anni, come è successo con “Gran riserva”. Quindi tutto sommato è un periodo positivo per me.»
Come mai il nome di Diego Rivera?
«Ho scelto di utilizzare il nome Diego Rivera in onore di mio zio Diego, che era uno zio alla quale ero molto legato e che ora non c’è più.»
Com’è nato invece questo “Gran riserva”?
«Ho sempre sognato di fare questo disco, che è in cantiere da un po’ di anni, ma non ho mai avuto ne il tempo e ne il coraggio per portarlo a termine. Anche perché, a livello di sonorità, è il primo disco pulito e non distorto che produco. Per me era una grande sfida ed è stato molto interessante produrlo e arrivare alla pubblicazione. È fresco di uscita e stiamo raccogliendo ancora i pareri.»
Suoni latini e testi classici, come mai questo crossover tra due mondi apparentemente lontani?
«L’album è nato principalmente come un gioco. Mi sono molto divertito a scrivere dei testi su queste musiche e viceversa. Alcuni brani sono nati prima come poesie e poi li ho musicati. Mi sono reso conto che su determinate sonorità mi risultava più facile scrivere in rima, cosa che in altri progetti ho cercato di non fare. Tutti gli ascolti della scuola classica cantautorale italiana mi sono tornati utili per questo lavoro.»
In diversi brani utilizzi la figura della donna (Maria, Marina etc.), come mai questa voglia di raccontare la figura femminile?
«È una mia esigenza! Negli anni ho esplorato quella che è la mia parte femminile, quella parte che è presente in tutti noi. Ho la fortuna di avere mia sorella che mi supporta in determinati progetti, dove presta la sua voce che è complementare alla mia e così riesco ad esplorare i diversi lati del mio carattere. È divertente unire la mia parte maschile con quella femminile.»
Diversi sono i brani strumentali all’interno dell’album, come mai questa scelta?
«Io cerco di vedere l’album come un organismo complesso ma uniforme. I miei brani preferiti sono quelli strumentali, è come se fossero il collante di queste storie. Io immagino questo album come se fosse un film, dove ci sono delle scene, e le tracce strumentali mi permettono di cambiare orizzonte visivo e quindi di introdurre o concludere la storia che sto raccontando.»
Qual è l’esigenza che ti porta a fare così tanti progetti, anche diversi tra loro?
«Ogni anno e mezzo sento il bisogno di ripartire da zero, con un progetto nuovo, proprio per sentirmi vivo e per cercare nuovi stimoli. Mi piace cimentarmi con sonorità differenti per migliorare anche le mie doti di produttore visto che produco anche gli album.»
Cosa ti aspetti, musicalmente parlando, dal 2021 che sta per arrivare?
«Sicuramente spero di tornare a suonare dal vivo al più presto. Abbiamo un tour da recuperare (che era quello con La Municipàl), che dovrebbe partire a marzo, ma ovviamente è tutto in bilico. La mia speranza è quella di tornare all’attività live, che ci da l’ossigeno e che ci fa andare avanti.»
Negli ultimi giorni, tra i temi caldi c’è stato l’annuncio dei nomi per Sanremo. Tanti gli emergenti presenti, ma è un’idea anche per te per il futuro?
«Penso che possa essere un palcoscenico per la propria musica. Sono cambiati un po’ i tempi, e in questa fase un po’ oscura può essere una vetrina come un’altra. Ovviamente uno deve andare in un contesto del genere essendo se stesso e non piegandosi al sistema delle logiche. Sanremo credo che sia un mezzo per far arrivare la propria musica alla gente. Personalmente non chiudo nessuna porta.»
TRACKLIST “GRAN RISERVA”:
01 Nadir
02 Nei peggiori bar della provincia
03 Chiaro di luna
04 Malvasia nera
05 Santa Maria al bagno
06 Maracuja
07 Il negozio di scarpe
08 Calendule
09 A dismisura
10 Aspettando Hydra
11 Sarà come morir
Francesco Nuccitelli