Nel 2016, durante il World Economic Forum si parlava già di quarta rivoluzione industriale (o industria 4.0) in merito all’avvento massiccio del digitale nei più disparati aspetti della società. Un evento di tale portata, si prevedeva avrebbe ampliato il mercato del lavoro per oltre un milione di professionisti entro il 2020. Quello che ancora non sapevamo nel 2016 era che proprio nel 2020 l’umanità sarebbe stata spettatrice di un evento imprevedibile che avrebbe accelerato e reso estreme queste predizioni: la pandemia. L’emergenza sanitaria, con i suoi lockdown, ha avuto forte impatto sulla vita di tutti noi e, fra i vari effetti che ha avuto sull’economia mondiale, c’è stato quello di aver dato una spinta decisiva alle professioni digitali, ovvero a tutte quelle professioni che, anche se non sono puramente tali, richiedono delle digital skills.
Le previsioni del 2016 sono state poi confermate da quelle più recenti riferite al quinquennio 2022-2026 riportate nel documento “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia” a cura dell’ANPAL (Agenzia Nazionale Politiche del Lavoro). Esse stimano che entro il 2026 l’occupazione legata alla filiera dell’informatica e delle telecomunicazioni avrà un incremento del 2,1%. In valore assoluto questo significa che le professioni tecniche richiederanno più di 1,5 milioni di professionisti specializzati. Questo numero rappresenta il 40% del mercato del lavoro, sia nelle aziende private che nel settore della Pubblica Amministrazione.
Nuovi strumenti nuovi mestieri
Dobbiamo aggiornare i nostri obiettivi e i nostri valori, dice Klaus Schwab fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum.
La tecnologia è frutto delle necessità dell’uomo e a sua volta cambia il suo modo di vivere e di percepire il mondo in un circolo virtuoso di innovazione e adattamento. Le opportunità generate dalle nuove tecnologie devono essere sfruttate per andare incontro alle nuove esigenze nell’era dell’industria 4.0.
Si prenda ad esempio il mercato del lavoro: fino a poco tempo fa la possibilità di fare smart working era concessa solo in casi eccezionali e spesso non era ben vista da manager e datori di lavoro abituati a controllare gli orari di entrata e di uscita dei loro dipendenti. Ora invece sembra che nessuno possa farne a meno e le aziende si sono dovute adeguare di conseguenza affidandosi a specifiche figure professionali specializzate nella creazione di una infrastruttura informatica in grado di permettere l’adozione di questa nuova modalità di lavoro.
Altri esempi di professioni richieste in campo digital si possono trovare sia nelle aziende private, così come nelle istituzioni, nella Pubblica Amministrazione e nella scuola.
Per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione, ad esempio, per implementare il servizio di identità digitale è stato necessario assumere tecnici specializzati in campo informatico.
Stesso discorso può essere fatto in merito all’attuazione del Piano Nazionale per la Scuola Digitale: sono richieste competenze legate al mondo digitale per portare le nuove tecnologie in aula e promuovere il cambiamento già sui banchi di scuola.
Altra figura molto richiesta sia in azienda che presso le istituzioni è quella del data Analyst. Di cosa si occupa? Il data Analyst o più semplicemente l’analista è colui che si occupa dell’analisi dei dati relativi a una certa attività. Di per sé non è un nuovo mestiere, quello che cambia è la materia prima con il quale lavora l’analista: non più pochi dati frutto di un lungo lavoro umano ma una raccolta continua nel tempo e soprattutto automatizzata. Questi sono i Big Data. E un Data Analyst, grazie all’analisi dei Big Data può aiutare le aziende a orientare la strategia di business in modo più efficace o a cambiarla nel tempo basandosi sull’analisi del comportamento del loro target di riferimento.
Un altro aspetto legato all’industria 4.0 è quello relativo alla sicurezza informatica: a seguito del processo di digitalizzazione di molti aspetti della nostra vita, c’è sempre più bisogno di cautela e attenzione nelle attività che compiamo quando siamo online. In una parola: privacy. Per questo motivo un’altra professione in rapida ascesa è quella collegata alla sicurezza informatica. Ogni azienda vuole essere certa che i suoi dati siano protetti o che se ne faccia un uso autorizzato ed è per questo si rivolgono a tecnici specializzati.
Possiamo continuare citando il mondo delle blockchain, una tecnologia di base che trova applicazione principalmente in campo finanziario ma non solo. Non mancano le applicazioni in ambito di gestione dei dati, di organizzazione di registri di carico e scarico merci e chi più ne ha più ne metta. Ad esempio una delle più grandi società di consulenza ha adottato le criptovalute come metodo di pagamento interno e, l’implementazione di questo sistema ha richiesto l’impiego ti conoscenze specifiche e quindi di professionisti esperti del settore.
Professioni digital e e-learning
Un aspetto che accumuna tutte le professioni dalle più tradizionali fino a quelle ad impronta maggiormente digital, è quello della formazione: oggi non è più sufficiente fare un corso una volta nella vita per imparare ad usare un software o a padroneggiare un certo argomento, così come avveniva fino a poco tempo fa.
Adesso, l’esigenza di coloro che vogliono tenersi sul mercato del lavoro è quella di poter accedere a una formazione che gli anglosassoni hanno definito life long learning. Ossia un processo continuo di aggiornamento delle competenze per riuscire a star dietro al cambiamento continuo del mondo che ci circonda.
Che si tratti di formazione aziendale, di istituzioni o di università, uno degli strumenti con cui è possibile rispondere a questa esigenza è l’e-learning. L’e-learning è uno strumento potentissimo che ci permette di cavalcare l’onda del cambiamento. Già oggi i software e-learning per la formazione a distanza sono ampiamente diffusi, ma sarà necessario una diffusione più capillare per far sì che il loro uso diventi familiare cosi come l’uso di WhatsApp o dei social network.
Per seguire un corso in modalità e-learning è sufficiente disporre di un supporto che può essere il pc ma anche un tablet o lo smartphone. Se non è in modalità live, il fruitore ha la possibilità di seguirlo quando e dove preferisce nel rispetto del suo work-life balance.
La modalità e-learning ha inoltre il vantaggio di rappresentare non solo una soluzione auspicabile per il lavoratore, ma anche un gran risparmio per le aziende in termini organizzativi: non sarà più necessario movimentare il personale presso la sede del corso, vengono quindi azzerate le spese di trasferta e tutti i costi associati.
L’e-learning appare sempre più come il necessario complemento di una professione digitale, soddisfacendo due esigenze legate allo scenario attuale: il già citato bisogno di apprendimento continuo e l’opportunità di un apprendimento personalizzato