Dimissioni di Yoshirō Mori, il sessismo nel Giappone del 2020

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Di Giorgia Bonamoneta

Nei giorni scorsi abbiamo seguito le notizie riguardanti il Giappone. A catalizzare l’attenzione internazionale sulla nazione sono state le dichiarazioni di Yoshirō Mori, il presidente del Comitato organizzatore delle Olimpiadi di Tokyo 2020. Nulla hanno potuto i tentativi di spiegarsi. Al contrario è stato additato come: l’incarnazione del conservatorismo e del sessismo giapponese.

Giappone e sessismo: l’uomo della gaffe

Yoshirō Mori, all’assemblea che aveva il compito di decretare sull’aumento al 40% della presenza femminile nel comitato direttivo, ha commentato: “Le riunioni a cui partecipano troppe donne in genere vanno avanti più del necessario“. Mori si è dimesso dopo le critiche nazionali e internazionali, ma è apparso confuso all’incontro con i giornalisti. Chiede scusa per aver fatto “dichiarazioni poco appropriate e contrarie allo spirito olimpico”, ma allo stesso tempo ammette che “Non ne sono sicuro, non le (donne) ascolto molto ultimamente”, riporta l’ANSA.

Il Signor Mori è sempre stato incline alla gaffe, ma questa osservazione non dovrebbe essere attribuita al suo carattere. Questo è un problema di come vengono prese le decisione in Giappone e di come gli uomini al potere sono prevenuti“, ha detto Kiriu Minashita, professore di sociologia e studi di genere alla Kokugakium University.
Non è solo la questione dell’uomo anziano (Mori ha 83 anni) che non comprende il cambiamento ed è attacco al passato. Il problema è sociale e politico. Minaschita continua: “Non dovremmo solo chiedere le dimissioni di Mori, ma anche correggere il background che ha generato le sue osservazioni“.

Atsuo Ito, analista politico indipendente, ha raccontato come: “I suoi colleghi hanno cercato di proteggerlo, e se le critiche fossero state solo in Giappone, le scuse avrebbero potuto funzionare“. Quello che vuole dire Ito è che i commenti di Yoshirō Mori erano stati accolti senza troppa indignazione.

L’anti-sessismo in Giappone? Solo di facciata

L’apparenza in Giappone è importante, se non si fossero alzate critiche da atleti, sponsor, volontari, diplomatici e media, Yoshirō Mori sarebbe ancora il presidente del Comitato. La preoccupazione internazionale ha obbligato il Giappone a condannare le battute sessiste.
Tutti i movimenti, le associazioni, le organizzazioni che nascono con lo scopo di andare contro le diseguaglianze, sono di facciata“, spiega Elisabetta Zunica a BRAVE, giornalista presso la redazione di Roma dell’agenzia di stampa giapponese Kyodo News.

Il Giappone si posiziona 121esimo su 153 paesi nel rapporto sul divario di genere del Forum Economico Mondiale (2020). “Il Giappone, tutt’oggi, ha un problema di considerazione sociale delle donne. In casa, ti assicuro, che comandano loro“, commenta Elisabetta Zunica.
Oggi però le donne giapponesi non si vogliono più sposare, perché messe davanti alla scelta “famiglia o carriera”.
Si sposano con le aziende“, dice Zunica, spiegando come in Giappone la politica aziendale del lavoro sia rigida e avida.

Sessismo, una lunga strada:

Le donne che lavorano sono poche, quelle che lavoro e sono sposate ancora meno. Questo fenomeno limitato all’inizio, sta avanzando e inizia a mostrare i primi segni sulla società.
Il cambiamento però è lento e la strada lunga, ostacolata da un sistema che imbriglia in un pensiero unico. “Il problema è a monte: da noi eccellere e distinguersi dalla massa è premiato, in Giappone no – ci dice Zunica – “In Giappone ti devi adeguare e il pensiero è uniformato“.

In Giappone la violenza sessuale, per esempio, non è quasi mai denunciata. Il 95% delle donne vittima di stupri o molestie non denuncia perché ritiene che non faccia differenza. “Se l’abuso verbale e fisico è limitato, allora puoi denunciare, ma se è diffuso le conseguenze si pagano personalmente“, spiega ancora Elisabetta Zunica. La società, l’opinione pubblica, i social e i media supportano le vittime il tempo di una notizia, ma la fine della disparità è ancora ben lontana.
Il Giappone appare come un paese conservatore, tanto da essere denunciato di sessismo da organizzazioni come Human Rights Watch e Amnesty International.

“Un bene che sia emerso” è stato detto in questi giorni, perché questo dibattito non si spenga e alimenti un cambiamento a lungo chiesto.
Dopo le dimissioni di Mori, alla guida del Comitato olimpico è stata eletta Seiko Hashimoto. Ex olimpionica e ministra dello Sport, è stata eletta dal comitato equamente diviso tra donne e uomini. Fondamentale per il suo ruolo rispettare le diversità, l’inclusione di genere e valorizzare le pari opportunità durante i giochi olimpici di Tokyo 2021.

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Articolo di Giorgia Bonamoneta.