Dirigente MIUR indagata per corruzione tenta il suicidio

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Di Redazione Metropolitan

Giovanna Boda, dirigente MIUR, ha tentato il suicidio ieri lanciandosi dal secondo piano di un appartamento in piazza della Libertà a Roma a seguito delle indagini della Guardia di Finanza per corruzione. Per due giorni le fiamme gialle avrebbero perquisito il domicilio della donna. Dalle ricerche sarebbero infatti emersi movimenti anomali della sua carta di credito.

Al momento le condizioni della Boda sono gravi. La dirigente è infatti ricoverata all’ospedale Gemelli di Roma con fratture multiple. Il tentativo di gesto estremo sembrerebbe essere stato innescato da indagini e perquisizioni dei giorni scorsi. Gli investigatori del Nucleo di Polizia valutaria della Guardia di finanza, infatti, avevano perquisito la casa romana, l’ufficio di viale Trastevere e una soffitta nella disponibilità di Giovanna Boda.

L’indagata e le indagini

La donna ha 47 anni ed è madre di una bambina di tre. La Boda è a capo del Dipartimento delle Risorse umane, finanziarie e strumentali del MIUR. Dalle prime testimonianze raccolte sul posto dalla Polizia risulta che la donna fosse sconvolta per le perquisizioni subite. Contro di lei una pesante accusa di corruzione nell’ambito di una più ampia inchiesta avviata della Procura di Roma per fatti avvenuti nel 2020. Gli inquirenti stanno infatti indagando su presunte tangenti per un valore di 679 mila euro per l’affidamento di appalti da parte del Ministero. In concorso con la Boda altre due persone. L’ingente somma sarebbe infatti servita per far ottenere l’aggiudicazione di due appalti a Federico Bianchi Di Castelbianco, psicoterapeuta romano, editore dell’agenzia “Dire” e direttore dell’Istituto di Ortofonologia. Un presunto patto al quale gli inquirenti ritengono avrebbe preso parte anche la collaboratrice della Boda, Valentina Franco.

Gli appalti e le tangenti

La Finanza nei giorni scorsi aveva acquisito cellulari e computer in uso ai tre indagati. Federico Bianchi Di Castelbianco sembrerebbe aver ottenuto, in cambio della mazzetta, due affidamenti da poco meno di 40mila euro ciascuno. Dopo aver espresso «piena fiducia nella magistratura», l’imprenditore romano ha aggiunto che «c’è stata massima collaborazione con i finanzieri, ai quali è stata fornita la documentazione richiesta in un clima corretto ed educato, che ha consentito anche la continuità del lavoro in azienda. Si sta parlando di due bandi Mepa da 39.000 euro a cui è stato dato seguito con la realizzazione dei progetti richiesti. La realtà dei fatti sarà accertata». Nel frattempo proseguono le indagini.

di Serena Reda