Donne al lavoro, per aiutare il mondo attraverso le donne

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Di Redazione Metropolitan

Donne e lavoro, donne lavoro e maternità, donne che perdono il lavoro. Sono temi che non possono e non devono essere sottaciuti. In Italia si registra recentemente un trend positivo per quanto riguarda l’occupazione femminile, che si attesta sul 49%: siamo ancora ben lontani ma il dato è in miglioramento. A ben vedere, però, il 30% delle donne lascia il lavoro alla nascita del primo figlio.

Donne e lavoro, perché la maternità pregiudica la condizione lavorativa?

I dati parlano chiaro: le donne studiano di più degli uomini, investono sulla loro formazione, si laureano prima e con risultati migliori rispetto ai colleghi maschi. Secondo il rapporto Global Gender Gap del World Economic Forum l’Italia è prima al mondo per numero di donne iscritte all’università e il 60% dei laureati con lode nel nostro Paese è donna. Eppure, ancora oggi, devono scegliere se lavorare o essere madri. Lo status quo è certamente imputabile a carenze strutturali quali ad esempio la mancanza di asili nido nei luoghi di lavoro, cosa diffusissima in Francia. L’inconciliabilità tra famiglia e lavoro è  dimostrata dal fatto che il 40,9% delle donne con figli lavora part-time, percentuale che non supera il 10% se consideriamo gli uomini.

donne e mondo del lavoro
Donne e lavoro- Photo credit: web

La rivoluzione gentile: perché il mondo del lavoro ha bisogno delle donne

Questo il titolo del convegno organizzato da Este edizioni e condotto da Chiara Lupi, direttore editoriale della Casa editrice. Gli argomenti trattati sono stati tanti e tutti volti a dimostrare come il mondo del lavoro sarebbe, di fatto, migliorato da un incremento dell’occupazione femminile. Si è voluto ripercorrere dalla dimostrazione di come in millenni di storia ed evoluzione della specie umana, gli uomini abbiano creato le regole e forgiato il concetto di potere, dalla politica, all’economia. Il mondo del lavoro non è pronto ad accettare la disomogeneità che l’ingresso delle donne nelle aziende ha portato. Si pensi gestione dell’assenza durante il congedo di maternità e la successiva necessità di una migliore gestione di vita e lavoro. In proposito Riccarda Zezza, CEO di Life Based Value spiega:

“L’opportunità che abbiamo oggi tra le mani è potente. Abbiamo la possibilità di cambiare l’evoluzione della nostra specie, cambiare i valori, invece che farci cambiare da loro. Abbiamo la responsabilità di portare le nostre logiche di potere, perché funzionano! Non si tratta di aiutare le donne, ma di aiutare il mondo attraverso le donne”.

Donne e disoccupazione: l’impatto sul Pil

Le qualità femminili: quali l’empatia, la flessibilità, la capacità di fare più cose contemporaneamente in situazioni si stress le renderebbero in astratto idonee ad essere ottimi leader. Una perdita di talento enorme. Come evidenziato da Elena Barazzetta:

“Il tema della conciliazione riguarda la società tutta, non è solo ristretto alla popolazione femminile, a partire dai contesti famigliari, culturali, politici e aziendali. Benchè il cambio di paradigma debba avvenire in primo luogo all’interno delle mura domestiche, attraverso un migliore bilanciamento dei compiti tra uomini e donne, la società tutta e il mondo dell’economia non devono certo sottostimare questo tema”. Il tema della conciliazione e la disoccupazione femminile impattano notevolmente anche sul PIL. Secondo i dati della Banca d’Italia, se avessimo gli stessi livelli di occupazione femminile dell’Europa, il nostro PIL aumenterebbe del 7%”.

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