Pagine di nitide fotografie in rigorosa sequenza. Scapestrata a 15 anni, matura e studiosa a 20 anni e felicemente inquadrata con lo scorrere degli anni. Deve essere così, soltanto così o si può sparigliare?
Chi è solito navigare su Instagram avrà notato che sempre più donne pubblicano selfie con la scritta “30 anni, non sposata, non madre”.
È bello postare le proprie imperfezioni agli occhi degli altri, come se non possedere una o più qualità fosse discriminante in qualche modo. Un uomo può avere anche 10 anni di più, non presentare tali caratteristiche ma essere invidiato come l’uomo dalla vita perfetta.
Fa rabbia questa distinzione di pensiero e fa ancora più rabbia quando si fa finta che tale differenza di trattamento non sia osservata.
La verità è che le donne del 2020 devono ancora combattere contro stereotipi mentali che fanno parte del nostro bagaglio culturale da secoli.
Non si tratta di mancanza di volontà nel creare una famiglia. Qui, si invoca il sacrosanto diritto di disegnare la propria vita sulle forme perfettamente imperfette del nostro essere.
Quando si ha un bambino troppo giovani, si viene giudicate. Quando lo si ha dopo i 40 anni, si viene giudicate. Quando i bambini non arrivano per varie ragioni si viene giudicate. Se una donna non si sposa, avrà sicuramente un brutto carattere, sarà viziata oppure una semplice rompipalle. Se il matrimonio non viene celebrato, pur trattandosi di una decisione della coppia, rimane pur sempre una responsabilità della donna.
Anche la decisione di dedicarsi, in prima priorità, alla realizzazione della propria carriera viene di sovente criticata (forse non è chiaro che, per alcune donne, è essenziale poter permettersi un livello di vita che ritiene sufficiente per il suo bambino). Studiare e realizzarsi è completamente inutile se non avviene per il fine ultimo di creare un’altra vita, come se la nostra, di vita, non possedesse a sua volta il diritto di aspirare ad essere completa e realizzata.
Si vedono e si incontrano ogni giorno donne fantastiche, forti e coraggiose. Donne che divorziano dopo 30 anni di matrimonio senza avere avuto figli perché riconoscono che non ci si deve mai accontentare. Donne che decidono di avere un
figlio senza un marito accanto. Donne che partono e cambiano vita dall’altra parte del mondo.
Quanto sarebbe meraviglioso se ognuna potesse dipingere la tela della propria vita secondo le proprie inclinazioni e soprattutto secondo I propri tempi. Il punto cruciale della questione è proprio questo: rispettare il proprio ritmo, non correre, non rallentare e soprattutto non rincorrere.
La vita è troppo breve e meravigliosa per poterla suddividere in compartimenti stagni. L’ordine naturale delle cose, proprio perché è naturale, differisce per ogni singolo essere umano. Ci si può svegliare una mattina e cambiare completamente progetto senza l’ansia di dover dare giustificazioni di alcun genere a famiglie ed amici apprensivi. La vera battaglia che le donne di tutto il mondo si trovano ad affrontare oggi è proprio questa: il diritto di scegliere come vivere, per cosa vivere e quando vivere.