Benvenuti nell’universo femminile di LetteralMente Donna. Prendiamo il nostro areo e prepariamoci a fare un viaggio che va dallo Zimbawe all’Inghilterra. Abbiamo deciso di dedicare questa puntata ad una scrittrice premio Nobel alla letteratura che suo malgrado ha dato vita con i suoi romanzi ad una vera rivoluzione femminile. Vogliamo parlarvi di Doris Lessing
Doris Lessing, la cantrice del femminismo
“Cantrice dell’esperienza femminile che con scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa”. Queste le motivazioni per cui Doris Lessing ricevette nel 2007 il premio Nobel alla letteratura. Un premio ad donna rivoluzionaria che ha raccontato in modo inedito la società del suo tempo spaziando dalla politica alla fantascienza passando per il sufismo, un ascetismo tipicamente islamico.
Quello che spicca nei suoi romanzi è senza dubbio la concezione della donna di cui l’apice è la sua opera più famosa “Il taccuino d’oro” diventata una bibbia del femminismo. In questo romanzo degli anni 60′ si parla di una donna che vuole liberarsi dai clichès della società in cui vive reclamando una nuova individualità sociale. Tutta via Doris Lessing non ha mai amato l’idea di essere definita una scrittrice femminista.
Una rivoluzione non voluta
“Quello che veramente vorrebbero che io dicessi è “Sorelle, starò al vostro fianco nella lotta per il giorno in cui quegli uomini bestiali non ci saranno più”. Veramente vogliono che si facciano affermazioni tanto semplificate sugli uomini e sulle donne? In effetti, lo vogliono davvero. Sono arrivata con grande rammarico a questa conclusione”. Con queste parole Dori Lessing esprimeva la sua contrarietà al femminismo pur avendo raccontato un’idea rivoluzionaria della donna.
Il punto di inizio di una rivoluzione femminista che la Lessing non aveva mai apertamente voluto fu senza dubbio la serie di romanzi intitolata “Figli della violenza”. Al centro di questa raccolta di romanzi in cui spicca l’opera pubblicata in Italia con il titolo “La noia di essere moglie” c’è un ‘idea rivoluzionaria. La Lessing vuole da un lato infatti raccontare una donna che rigetta una vita di cui non è padrona. Dall’altro c’è anche l’idea di raccontare l’ipocrisia della borghersia della vita e della politica del suo tempo portata troppo spesso avanti da uomini privi di una volontà di cambiamento ma che vivono all’interno di un ferreo sistema patriarcale.