Non tutti sanno che il primo Dragon Ball Budokai Tenkaichi in patria si chiamava Sparking, da cui ha origine il nome del glorioso ritorno di quello che per i fan di lunga data è Dragon Ball “Budokai Tenkaichi 4”: Dragon Ball Sparking Zero. Lungi dall’essere un nuovo inizio, come suggerirebbe lo “zero” nel titolo, è evidente fin dal primo annuncio che Sparking non si discosta affatto dai suoi predecessori, il che non è un difetto. Del resto, è proprio quello che i fan di lunga data da tutto il mondo si aspettavano: esplosioni, urli, kamehameha e cazzotti. E poi trasformazioni, tinte per capelli di mille colori e un numero altrettanto gargantuesco di personaggi giocabili. Fra l’altro, provenienti dal più ampio ventaglio di media “dragonballiani” mai sfruttato per un videogame basato sull’opera del compianto Toriyama… e dalla prosecuzione di Toyotaro!
Il picchiaduro 3D su Dragon Ball definitivo…
Non c’è dubbio sul fatto che Sparking Zero sia il picchiaduro 3D definitivo di Dragon Ball. Il più ricco, il più completo e scenografico. Come potrebbe essere altrimenti, con ben 182 personaggi a disposizione provenienti da Dragon Ball, Dragon Ball Z, la serie ormai “apocrifa” GT, dai tantissimi film OAV e, ovviamente, dal sequel disegnato dal talentuoso Toyotaro, pupillo del maestro Toriyama: Dragon Ball Super. E non parliamo solo di protagonisti, perché oltre ai centomila Goku, Gohan, Vegeta e via dicendo, ovviamente presenti con tutte le loro trasformazioni e varianti, ci sono anche diversi comprimari inediti da impersonare.
Non fraintendeteci, comunque, perché non è però solo una questione di quantità, ma di qualità. Anzitutto, dell’impianto artistico e grafico. Dei modelli, dei costumi, delle animazioni di combattimento e delle mosse speciali, dell’effettistica di auree, esplosioni luminose e scie colorate. Tutti elementi fedelissimi alle controparti animate, complice la tecnologia di cell shading ormai praticamente perfetta con cui Spike Chunsoft ha compiuto una magia in salsa “anime”, degna di Cyberconnect e dei suoi videogame su Naruto. Che, a onor del vero, anche di fronte all’ottimo Sparking Zero restano un esempio inarrivabile, con cut-scenes e mosse speciali, animazioni, illuminazione ed effettistica quasi “alieni”.
Sarà perché Dragon Ball Sparking Zero, volontariamente o meno, fa i conti con un gameplay diverso da quello dei picchiaduro ninja. Con spazi molto più ampi e personaggi che possono esplorarli in alto e in basso, in lungo e in largo muovendosi a velocità supersonica. Pertanto, il comparto tecnico deve gestire collisioni, elementi distruttibili, una telecamera più libera e power level, movimenti e animazioni pirotecniche, e non sempre ci riesce alla perfezione. Oppure, per riuscirci viene a patti qui e là con la fluidità dei movimenti dei personaggi, o con la fisicità delle superfici (alcuni oggetti distruttibili hanno compenetrazioni indesiderate, per esempio).
Osservando il risultato finale, però, è evidente che queste considerazioni sono solo il proverbiale “pelo nell’uovo”. Che citiamo e di cui vi parliamo per completezza di informazione, e non perché siano un ostacolo alla godibilità dell’esperienza. Che, a scanso di equivoci, ripetiamo essere il picchiaduro 3D su Dragon Ball definitivo, sotto ogni punto di vista… o quasi.
…ma non aspettatevi un gioco “tecnico”: non serviva
Un ingrediente indispensabile per aumentare al massimo il gradimento di Sparking Zero è avere un pizzico di “nostalgia” su cui fare leva. Nostalgia dei primi Budokai Tenkaichi, con tutti i loro difetti e imprecisioni, ma comunque perfetti per essere giocato su un divano dopo scuola. Anche senza un numero enorme di combo complicate, come se ne trovano in altri picchiaduro competitivi; con un bilanciamento tra i personaggi un po’ poco curato (alcuni sono OP, altri davvero deludenti per ora), senza animation cancel, senza calcolare al millimetro i movimenti necessari per inanellare una sequenza vincente. Per tutto quanto abbiamo appena citato, sempre rimanendo in ambito Dragon Ball peraltro c’è già l’ottimo Fighter Z, col suo scenario online pieno di abilissimi professionisti.
Anche portando all’estremo le nostre movenze, il controllo sui tasti e sulle levette e “masterando”, come si suol dire, un personaggio, i limiti di Sparking Zero sono evidenti e “voluti”. Fanno parte del DNA della serie Budokai, che non ha mai desiderato rivaleggiare con Tekken o Street Fighter. Preferendo parlare una lingua più semplice e facile da apprendere, che rendesse ogni picchiaduro sullo shonen più famoso della Storia anzitutto divertente. Rispondendo alla volontà e ai desideri di chi non vuole per forza essere il più forte del mondo. Magari il più forte del quartiere, quello sì.
Ci vorrà comunque un po’ di impegno, è ovvio, perchè anche ridotti all’osso rispetto ai picchiaduro più blasonati, i controlli di Sparking Zero offrono comunque diverse opzioni da concatenare per far volare al meglio i proverbiali “stracci”… e non sono comodissimi. Le combo fisiche sono automatiche e basta premere un pulsante solo più volte per metterne in atto di potentissime. Però, già se volessimo aggiungere una mossa finale energetica alla serie di calci e pugni impartita, la situazione si complica. Non solo in senso buono però, va detto, perchè sempre in onore di fedeltà agli episodi passati, gli schemi di pulsanti disponibili non sono super responsivi, né comodi. Appunto, proprio come nei primi giochi 3D di Budokai.
Quasi tutte le azioni diverse dal semplice attacco con pugno/calcio sono legate infatti alla pressione di due pulsanti, il primo dei quali apre una diversa User Interface a ruota, dalla quale poi bisogna selezionare l’opzione desiderata e confermarla. Solo le due mosse speciali e la finisher sono sfruttabili con più immediatezza, e basta usare un dorsale e un altro tasto per sfruttarle. Ne vale la pena non solo a livello pratico, perchè ci sono skill con output di danno enorme. Ma anche perché sono davvero tutte graficamente super accattivanti, diverse e basate sul personaggio interpretato. Comunque, vedete? Anche stavolta, cercando di nominare il gameplay e le sue implicazioni, inevitabilmente finiamo a parlare (bene) di art direction. Forse perché è lì che si sono concentrati gli sforzi dello studio di sviluppo, e si vede.
Dragon Ball Sparking Zero Recensione, evviva, ci sono i What If!
Quindi l’abbiamo detto: l’espressività dei personaggi quando combattono, il doppiaggio sia giapponese che inglese, le animazioni idle (da fermi), è tutto magnifico. I modelli sono dettagliati il giusto e il cell shading fa il suo lavoro: ottimo. Ma allora perché le scene di intermezzo firmate Cyberconnect (Naruto Ultimate Ninja Storm e sequel) sono ancora superiori? Questione di scala del progetto? Di design dei personaggi? Di scelta artistica, che mostri ma lenisce il divario con i precedenti Tenkaichi? Tutto possibilmente vero, tutto possibilmente un’illazione.
Non che siano brutte eh, ci mancherebbe! I siparietti storici per ogni saga o film, alcuni dei quali peraltro sono diventati un videogioco in 3D per la prima volta in assoluto, sono comunque di ottima fattura, benché un po’rigidi a tratti e in generale di qualità altalenante da un episodio all’altro, da una modalità alla successiva. Persino, da una schermata dei menù a un’altra.
È un dettaglio, ma è importante per capire che Sparking Zero ha comunque tanta, tantissima anima. Il menù principale è gestito come una serie di location che Goku visita usando il teletrasporto. C’è la capsule corporation con bulla, Vegeta e la loro progenie relegata al gioco Versus. La Kame house per il negozio dei costumi e dei personaggi (che si possono sbloccare anche solo giocando, ma se avete Zeni da parte si fa prima). E poi ci sono gli angeli e il giovane e spensieratl sovrano dell’universo a far da padroni nella scheda dedicata alle sfide giornaliere, e Mister Satan von Majin Bu nel luogo deputato ai tornei. Ogni schermata è viva, animata e dettagliata, piena di personaggi iconici intenti nelle più disparate attività. Pure abbastanza ben collegate con le funzioni che suggeriscono (negozio, accesso alle partite VS, ai tornei online ecc.).
A tal proposito vi avvisiamo: se siete combattenti solitari non ci sono tantissime scelte, ma avrete comunque di che giocare. Con la modalità storia a episodi, per sbloccare i personaggi e rivivere le avventure che, ne siamo certi, molti hanno stampate in testa e conoscono a memoria. Se non che, fanno gradito ritorno in videogioco gli episodi what if. Che, sotto la denominazione di Episodi Sparking, raccontano sviluppi imprevisti, derivanti da azioni del giocatore durante gli episodi. E se (what if) Goku non fosse morto contro Radish? Se fosse diventato un Super Sayan quando arriva Vegeta sulla terra con Radish, e non dopo? Ci tacciamo e non ne sveliamo altri, ma avete capito. Non tutti, ma la maggior parte sono ben sviluppati proprio narrativamente, credibili e in linea con il Toriyama pensiero.
DRAGON BALL SPARKING ZERO RECENSIONE
Dopo 95 titoli dedicati a Dragon Ball, di cui quelli con un gameplay tattico si contano sulla punta delle dita, gli stessi nei quali non si mira al target di amanti degli anime o dei manga (non per forza sovrapposti agli hardcore fan dei picchiaduro) dovevamo aspettarcelo. Dragon Ball Sparking Zero è il miglior gioco di Dragon Ball in 3D finora, nonché il perfetto nutrimento per la nostalgia dei vecchi Budokai, con i quali condivide intenti e resa finale, immediatezza ludica e scenograficità. Ma, anche, una certa rigidità nei controlli (ricercata per stimolare la memoria muscolare dei giocatori di vecchia data? Chissà) e una serie di modalità in singolo del tutto accessorie.
Perchè Sparking è un gioco multigiocatore, che per di più dà il suo meglio sul divano. Sì, persino ora che in modalità Split Screen si può giocare solo in un’arena, la stanza dello spirito e del tempo (non ci sono certezze, ma non crediamo ci vorrà molto per avere altre arene in split). Di quelli con cui sfidi gli amici di una vita riproducendo le battaglie che vedevate su Italia 1 dopo pranzo. Che spreme fino all’ultima goccia l’epicità di ogni trasformazione e cambio di pettinatura, di ogni aura caricata e kamehameha lanciata. Nostalgico o meno che sia, è fedele a sé stesso e alla sua storia, riammodernato con un comparto online più che degno, per quanto non professionale o competitivo in senso stretto. Ha cuore e anima: tanto ci basta.
VOTO: 8.7
+La formula ludica da picchiaduro “semplice” e immediato è ancora oggi vincente
+Una marea di personaggi da manga, serie e film!
+Effettistica, esplosioni e auree rappresentate meglio che mai in 3D
+Gli episodi What If sono stupendi…
-… ma le cut scenes preregistrate non sono belle come in altri titoli anime meno recenti
-Se desideravate un picchiaduro competitivo o tecnico, non lo troverete
-Solo una arena Split Screen (per ora)