I Dream Theater ritornano in Italia per due tappe, la prima delle quali si è svolta ieri sera al Palalottomatica di Roma. Una grande serata di musica e non solo cui abbiamo assistito e della quale siamo pronti a raccontarvi la nostra esperienza.
Di esperienza si può ben parlare, a onor del vero, poiché, dopo vent’anni, la band di John Petrucci e soci è finalmente ritornata nel nostro Paese. Lo stesso James LaBrie, a metà serata, ha ricordato con un pizzico di malinconia la precedente esperienza italica, sottolineando come, con molte probabilità, diverse schiere di spettatori presenti ieri a Roma non erano ancora nate. In effetti, ricordando le recenti parole di John Petrucci, questa nuova tournée che li ha visti celebrare il ventennale di “Metropolis: Scenes from a Memory” era stata pensata proprio per i fan che, per ragioni anagrafiche – e non solo – non erano presenti nel 1999.
Nel bel mezzo del discorso – diciamo pure nostalgico -, il frontman ha pure chiamato Jordan Rudess, il tastierista che fu assunto dalla band a stelle e strisce proprio in quel periodo. LaBrie ha sottolineato come senza di lui, difficilmente sarebbe stato possibile dare alla luce un album tanto complesso e articolato come “Scenes from a Memory“. Rudess, al pari di Petrucci, si è rivelato assoluto protagonista degli assoli, con le sue meravigliose tastiere e la mimica con cui ha suonato il suo speciale keytar.
John Petrucci, come al solito, ha tirato fuori una performance incredibile, eseguendo assoli al limite dell’umana concezione. Tuttavia, bisogna ammetterlo, la proverbiale pessima acustica del Palalottomatica ha un po’ penalizzato le architetture sonore, creando un suono fortemente impastato. Ovviamente al pubblico non interessava, anzi, la spinta che gli innumerevoli presenti hanno fornito alla band, come preventivabile, è riuscita a commuovere James, vittima di un tenero quanto vivamente spontaneo crollo emotivo durante “Pale Blue Dot“.
Una scaletta che, oltre alla riproposizione delle canzoni presenti nel suddetto concept album, con dei contributi video che riproponevano la storia del protagonista Nicholas, li ha visti portare anche altri brani appartenenti a “Distance over Time“, loro ultimo disco, come “Unethered Angel“, “Barstool Warrior“, “Fall into the Light“, la citata “Pale Blue Dot” e “At Wit’s End“. Degna di nota la performance di LaBrie, capace di sopperire al sopravanzare dell’età con strategie tecniche che gli hanno permesso di raggiungere le vette d’un tempo, emozionando i fan che, il più delle volte, lo hanno pressoché accompagnato per intere strofe.
Una grande serata di musica, capace di unire il classico di “Scenes from a Memory”, con il moderno. Un modo come un altro per omaggiare i fan di vecchia e di nuova data. Dopo tre ore di questa portata, non ci rimane che sperare che la frase di LaBrie, “di questo passo verremo in Italia tra altri vent’anni”, sia una menzogna.
MANUEL DI MAGGIO
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