E se fosse Conte la creatura appena nata?

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Di Redazione Metropolitan

L’Inter di Antonio Conte non si ferma e si gode la testa della classifica.

Cinque vittorie sofferte e non sempre frutto di prestazioni convincenti, ma che proprio per questo alimentano ancora di più il sogno interista.  Non è forse il pregio di una grande squadra quello di vincere anche le partite in cui non si gioca bene?

Il recente percorso ad alti livelli del Conte allenatore è stato semplicemente straordinario. Juventus, Italia, Chelsea.  La sua capacità di rivitalizzare squadre su cui nessuno ripone grandi convinzioni ad inizio campionato, sembra davvero possedere qualcosa di magico. 

Eppure, la prossima settimana non sarà semplice per lui. 

La sfida contro il Barcellona non è cosa da niente, soprattutto perchè arriva dopo la bruttissima prestazione fornita contro lo Slavia Praga. 

E d’altronde è l’Europa il tallone d’achille di Conte. O quantomeno, questo è quello che affermano i suoi detrattori. 

Critiche che l’allenatore dell’Inter avverte in maniera forte e distinta, se è vero che poche settimane fa’ si è sentito in dovere di ricordare al mondo che quella di etichettarlo come perdente in campo europeo è una spiegazione fallace ed irrispettosa.

Lui, come ha tentato di spiegare alla stampa sportiva, si è sempre ritrovato ad avere a che fare con creature appena formate, prive di quella mentalità indispensabile per andare avanti in una competizione snervante quale è la Champion’s League. Mentalità che si costruisce anno su anno, vittoria su vittoria.

E dargli torto non è così semplice. La Juve post-calciopoli era una squadra composta da giocatori con pochissima esperienza nelle partite che contano. Così come è davvero difficile imputare al tecnico leccese l’eliminazione europea del Chelsea per mano del Barcellona, al suo secondo anno sulla panchina dei Blues. 

Un doppio confronto preparato molto bene sul piano tattico, il cui il Barca riuscì a prevalere più per una questione di opportunismo che per una reale superiorità dimostrata in campo. 

Detto questo, non si può nemmeno dire che le critiche per il suo percorso europeo siano del tutto immotivate. 

Il suo successore alla Juventus, Massimiliano Allegri, riprese dalle secche quella stessa squadra in cui forse Conte non credeva più( in un momento in cui l’asticella doveva spostarsi oltre lo scudetto), per portarla dritta nella finale più importante che ci sia. 

Un’ episodio troppo vistoso per poter essere ignorato. Così grande che forse si potrebbe “ribaltare” la sua stessa spiegazione in merito. 

E se invece fosse Conte la creatura appena nata? Se anche lui, tanto quanto i suoi giocatori, fosse manchevole di quell’esperienza indispensabile nella partite europee che contano? 

D’altronde parliamo di un allenatore ancora molto giovane, con un percorso tutto sommato breve. 

Fosse così, si potrebbe dire che l’Inter è dunque l’ambiente perfetto per la sua crescita. Un contesto in cui squadra e allenatore possono crescere insieme, ed aumentare passo dopo passo la propria caratura europea.

Ma è così fino ad un certo punto, perchè Spalletti ha già dimostrato che le gambe dei nerazzurri non tremano più di tanto contro i top club. 

Ed ecco che allora forse Conte non ha così tanto tempo a disposizione per dimostrare al mondo che non è così. Si è ritrovato ad affrontare un girone ostico, ma comunque meno complicato di quello dello scorso anno ( Perché il Borussia è una grande squadra, ma non è il Tottenham)

Uscire ai gironi sarebbe un dramma fino ad un certo punto. Ma farlo in maniera meno convincente del suo predecessore, darebbe però argomentazioni molto più solide a chi continua a sostenere che Antonio Conte non è ancora in grado di reggere il confronto sui grandi palcoscenici internazionali.