Eitan Biran è il bambino israeliano di 6 anni unico sopravvissuto alla strage della funivia del Mottarone, il 23 maggio scorso, in cui persero la vita 14 persone tra cui i genitori, il fratellino e i bisnonni. Eitan era stato affidato alla zia paterna Aya Biran, medico 41enne che vive a Travacò (Pavia) con il marito Or Nirko e due figlie che frequentano la sua stessa scuola. Ma la famiglia della madre, che vive in Israele, ne aveva reclamato in più occasioni l’affidamento. Ieri mattina il nonno materno di Eitan, Shmulik Peleg, è andato a trovare il bambino e l’ha prelevato dalla famiglia affidataria. Doveva riportarlo a casa alle 18,30, ma si è dileguato e ha interrotto i contatti. Aya Biran ha presentato una denuncia alla polizia italiana dopo aver ricevuto un messaggio dal nonno con scritto: «Il bambino è tornato a casa», intendendo Israele. I pm di Pavia indagano per sequestro di persona.
Amos Dor, amico intimo di Aya Biran, la zia di Eitan ha raccontato in tv: “Questa mattina il nonno è venuto a trovare Eitan, una visita concordata e organizzata in anticipo. Il nonno avrebbe dovuto riportare Eitan ad Aya intorno alle 18:30, cosa che non è avvenuta. E ora il nonno ha interrotto i contatti con Aya”. La notizia, diffusa anche dall’emittente israeliana N12, ha trovato conferma in serata da parte dei legali della zia: “Siamo di fronte a un sequestro di persona”, ha detto all’Agi l’avvocato Armando Simbari. Una preoccupazione legata al fatto che il bambino “è stato strappato alle cure psicologiche e terapeutiche a cui era sottoposto, alla famiglia con cui vive da quando è successa la tragedia e quindi c’è la preoccupazione che possa subire un nuovo trauma”. E ancora: “Fino ad ora il bambino non è stato riaccompagnato dal nonno a casa, notizie ufficiali di rapimento io non ne ho”, ha aggiunto l’avvocato Cristina Pagni, civilista che assiste, anche lei, la zia di Eitan. “La realtà è che per ora non è tornato a casa, avrebbe dovuto essere a casa per le 18.30 – orario delle visite autorizzate dal giudice per il nonno e per gli altri parenti – e invece a quell’ora non è rientrato. Aspetterei a parlare di rapimento, aspetterei che lo facessero le autorità, per il momento questo bambino non è stato accompagnato a casa dal nonno all’orario previsto”. Da parte sua Milo Hasbani, presidente della Comunità ebraica di Milano, contattato dall’AGI, ha detto che “Eitan avrebbe iniziato la scuola come qualsiasi altro bambino di sei anni, accompagnato dalla zia paterna che l’aveva in custodia, invece non sarà così, un’altra tragedia che si aggiunge alla tragedia. Sembra confermato – ha aggiunto – che Eitan sia arrivato in Israele questa sera (sabato) con il nonno materno, che avrebbe dovuto riportarlo a casa alle 18.30 e non l’ha fatto, è una tristissima storia”
Il Corriere della Sera scrive che i primi accertamenti della Polizia di Pavia, coordinati dal procuratore facente funzioni Mario Venditti e dal sostituto Roberto Valli, hanno concluso che nonno e nipote si erano imbarcati su un volo privato a bordo del quale il bambino è potuto salire perché – non si sa come – Peleg era in possesso del passaporto del piccolo, che ha permesso l’espatrio. Amos Dor, amico intimo di Aya Biran, la zia di Eitan ha raccontato in tv: «Questa mattina il nonno è venuto a trovare Eitan, una visita concordata e organizzata in anticipo. Il nonno avrebbe dovuto riportare Eitan ad Aya intorno alle 18:30, cosa che non è avvenuta. E ora il nonno ha interrotto i contatti con Aya». La notizia, diffusa anche dall’emittente israeliana N12, ha trovato conferma in serata da parte dei legali della zia: «Siamo di fronte a un sequestro di persona», ha detto all’agenzia di stampa AGI l’avvocato Armando Simbari. Una preoccupazione legata al fatto che il bambino «è stato strappato alle cure psicologiche e terapeutiche a cui era sottoposto, alla famiglia con cui vive da quando è successa la tragedia e quindi c’è la preoccupazione che possa subire un nuovo trauma».
Repubblica scrive che proprio a seguito dell’episodio di agosto il giudice tutelare aveva allertato le autorità doganali e aeroportuali, temendo proprio lo scenario che si è concretizzato ieri. Il nonno materno, che ha alle spalle una lunga carriera nella compagnia di bandiera israeliana Elal, non risulta raggiungibile, così come al momento tutta la famiglia del piccolo in Israele. Secondo i Peleg la famiglia di Eitan stava programmando di tornare a vivere in Israele una volta che Amit, il padre del bambino, avesse completato gli studi di medicina, e su questa base hanno avviato una procedura per ottenere l’adozione. «Io me lo sentivo dall’inizio che quella famiglia avrebbe fatto qualcosa di sporco per aggirare la legge italiana. Ma arrivare al punto di organizzare un sequestro vero… Che posso dire? Siamo disperati», dice oggi lo zio Or Nirko al Corriere della Sera. «Purtroppo i Peleg avevano in custodia il passaporto israeliano di Eitan. Noi lo abbiamo chiesto indietro. Il giudice tutelare ha anche fissato una data, il 30 agosto, come limite massimo per la consegna. Ma non ce lo hanno dato e così, visto che nonostante le nostre richieste, ai nonni materni non era stato revocato il diritto di visita, è andata come è andata».