Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, la prima donna a laurearsi al mondo

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Di Redazione Metropolitan

Elena Lucrezia Cornaro Piscopia fu la prima donna a laurearsi al mondo. Era il 1678, la facoltà era Filosofia, l’università quella di Padova.

Un progetto che la stessa realizzò passo dopo passo, sebbene l’intento originario fosse conseguire la laurea presso la facoltà di Teologia.

Qualcosa di inconcepibile per una donna, al tempo. Di origine nobile, quinta di sette figli, Lucrezia dovette principalmente la sua realizzazione al padre.

Giovanni Battista Cornaro, procuratore di San Marco, iscrisse all’albo d’oro dei nobili, per la cifra di 100.000 ducati, i suoi sette figli.

Elena Lucrezia Cornaro Piscopia - Photo Credits: web
Elena Lucrezia Cornaro Piscopia – Photo Credits: web

Elena Lucrezia Cornaro, la passione per lo studio

La passione di Lucrezia per lo studio si fece strada in lei in un’età molto precoce e praticamente non la lasciò mai.

Il ruolo del padre fu determinante in questo, dal momento che il genitore non si limitò ad un sostegno meramente economico. Egli supportò sia l’entusiasmo che le ispirazioni della figlia.

Giovanni Battista visse l’esperienza dell’erudizione di quest’ultima come fosse un riscatto personale, e per la famiglia, qualcosa di necessario per ritrovare l’antico prestigio del casato.

La sostenne così in tutto e per tutto, affidandola ai più illustri precettori di quell’epoca: il teologo Giovanni Battista Fabris, al latinista Giovanni Valier, al grecista Alvise Gradenigo, al professore di teologia Felice Rotondi e al rabbino Shemel Aboaf.

Dal rabbino Elena Lucrezia apprese la conoscenza dell’ebraico.  Oltre all’ebraico, studiò anche lo spagnolo, il francese, l’arabo, l’aramaico e l’inglese. Non mancò di appassionarsi alla musica, che coltivò nelle sue varie forme.

Elena Lucrezia Cornaro Piscopia – Photo Credits: web

Il ruolo centrale della fede e la vocazione

Elena Lucrezia, all’età di diciannove anni, ebbe la vocazione che la spinse a diventare oblata benedettina. Per i genitori tale scelta rappresentò un duro colpo: il loro desiderio sarebbe stato vederla sposata e con dei figli. Il fatto che però non avesse optato per la vita monastica di clausura fu per loro una consolazione.

La vocazione la spinse così a scegliere di intraprendere gli studi in Teologia, che però le vennero negati in quanto donna, dal cardinale Gregorio Barbarigo in persona.

La scelta quasi obbligata di intraprendere gli studi filosofici

Elena Lucrezia intraprese gli studi di Filosofia, laureandosi a Padova il 25 giugno del 1678.

Il titolo della tesi, realizzata sotto la guida del professore Carlo Rinaldini fu “Magistra et Doctrix Philosophiae”. La discussione si tenne davanti ad una commissione di 64 docenti e una platea di ventimila persone.

Laurea Elena Lucrezia - Photo Credits: web
Laurea Elena Lucrezia – Photo Credits: web

La fama di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia

Elena Lucrezia ebbe la stima e la ammirazione dei potenti dell’Europa di quell’epoca, ottenendo anche la nomina di membro presso varie accademie italiane, francesi e tedesche.

Morì il 26 Luglio del 1684, all’età di 38 anni.

Epitaffio Elena Lucrezia Cornaro - Photo Credits: web
Epitaffio Elena Lucrezia Cornaro – Photo Credits: web

La fama che l’accompagnò da viva, la lasciò però appena dipartì. Elena Lucrezia rimase a lungo dimenticata. Questo, fino a quando una badessa benedettina americana ne rintracciò la sepoltura a Padova nel 1895, nella Basilica di Santa Giustina. Successivamente, la tomba sarebbe risultata nuovamente dispersa. Una statua, proveniente dallo smantellato monumento funebre, è stata collocata ai piedi dello scalone d’onore di Palazzo Bo. Si tratta della sede storica dell’università di Padova, dove Elena Lucrezia si laureò.

Dedicò la sua intera esistenza allo studio, alla fede e alle opere di bene verso il prossimo. Lucrezia Elena Cornaro Piscopia meriterebbe un posto d’onore nella memoria di tutti, per il fulgido esempio che rappresentò. Elena fu certamente una pioniera nel percorrere una strada mai intrapresa prima da altre donne. Da mettere in conto che la maggior parte di esse, a quell’epoca, non avessero mezzi a disposizione né coraggio a sufficienza. Lei ebbe i mezzi, ma ebbe soprattutto la tenacia, la forza e la motivazione vera per perseguire i suoi obiettivi. Tutto questo, nonostante una società culturalmente ostile e ancora profondamente impreparata al concetto di uguaglianza uomo/donna.