Le elezioni ad Hong Kong per eleggere i 452 membri dei 18 consigli distrettuali sono il primo appuntamento elettorale dopo mesi di proteste che stanno infiammando l’ex colonia britannica. Le elezioni, che rappresentano il primo banco di prova per il fronte democratico, hanno registrato un’affluenza record e l’esito potrà determinare il futuro della regione speciale cinese.
Ad Hong Kong si stanno tenendo le elezioni locali per eleggere i membri dei consigli distrettuali della regione.
Nonostante, dal punto di vista istituzionale, le elezioni abbiano scarsa importanza, rappresentano un evento di altissimo valore simbolico per Hong Kong, l’ex colonia britannica da mesi al centro di violente proteste.
Le funzioni dei consigli distrettuali
Le elezioni di oggi sono indette per eleggere 452 membri dei 18 consigli distrettuali della regione.
Secondo l’organizzazione istituzionale di Hong Kong, i membri dei consigli distrettuali non hanno particolari poteri; essi infatti, oltre a controllare la spesa e promuovere attività culturali e ricreative nei distretti, hanno soltanto poteri consultivi nei confronti del governo su questioni che riguardano il benessere delle persone nel distretto, la fornitura di servizi pubblici ecc.
Storicamente, l’elezione al consiglio distrettuale rappresenta per i consiglieri eletti una sorta di trampolino di lancio per la politica nazionale, ma quest’anno la votazione si è spostata su tutt’altro campo.
Il valore simbolico delle elezioni
Che le elezioni di oggi siano cariche di tutt’altro significato è evidente; la città è da mesi al centro di proteste che, seppur iniziate pacificamente per manifestare il dissenso contro la legge sulle estradizioni, con il passare dei mesi hanno assunto contorni sempre più violenti, fino a sfociare in atti di ribellione dei manifestanti – soprattutto studenti – e culminata con l’occupazione dell’università del Politecnico di Hong Kong durata per oltre una settimana (nda: al momento un piccolo gruppo di “irriducibili” – circa una centinaio – sono ancora asserragliati nell’università).
Le elezioni dei consigli distrettuali sono le uniche ad Hong Kong ad essere a suffragio universale e diretto, a differenza di quanto accade per il Consiglio legislativo che è eletto solo in parte dai cittadini.
Le aspettative degli schieramenti in campo
Entrambi gli schieramenti, quello pro-democrazia e quello filo-establishment, sperano che il risultato elettorale possa rappresentare una svolta dopo mesi di proteste che hanno paralizzato la regione autonoma.
Se questo è vero per la governatrice Carrie Lam, da molti considerata incapace arginare le proteste e troppo vicina al governo della Cina continentale, lo è ancor di più per il movimento pro-democrazia, volenteroso di incanalare le proprie istante in un percorso democratico.
Il movimento, infatti, inizia a perdere consenso tra popolazione dopo che le proteste sono sfociate in atti di violenza particolarmente gravi, come l’accoltellamento di Junius Ho, avvocato e politico filo-cinese, e il tentato omicidio di un cittadino, cosparso di benzina e dato alle fiamme dopo aver manifestato la sua contrarietà alle proteste.
Chi sono gli elettori?
Secondo la legge di Hong Kong, è necessario registrarsi per esprimere il proprio voto. Quest’anno, proprio per l’enorme carica simbolica attribuita a questa tornata elettorale, si sono registrati circa 4,12 milioni di elettori, pari a circa il 55% della popolazione di Hong Kong, che conta 7,39 milioni di abitanti.
Dati alla mano, i nuovi elettori iscrittisi nel registro solo quest’anno sono circa 386mila, con un aumento significativo degli elettori tra i 18 e i 35 anni che hanno risposto positivamente alle richieste del fronte democratico di partecipare attivamente alle elezioni.
Ci saranno problemi di ordine pubblico?
Al fine di evitare possibili scontri che turberebbero il sereno svolgimento della tornata elettorale, sembra che tutti gli schieramenti abbiano fatto un passo indietro.
Il governo, pur avendo schierato circa 31mila membri delle forze dell’ordine, ha trasferito i seggi dai campus universitari, punti particolarmente sensibili, a scuole e strutture sportive vicine agli stessi, mentre i manifestanti hanno promesso di evitare scontri e di convincere più cittadini possibili a votare.
Ancor di più, in tutte le piattaforme social, sono circolati consigli sulle modalità di voto, al fine di evitare l’annullamento delle schede.
Come riporta il South China Morning Post, tra i vari messaggi, i manifestanti hanno consigliato agli elettori di non indossare abiti neri né mascherine, oltre che di evitare di urlare slogan vicino ai seggi; inoltre, si consigliava ai cittadini di controllare attentamente che la scheda elettorale non fosse manomessa e di aspettare che l’inchiostro del timbro si asciughi prima di esprimere il proprio voto.
Le dichiarazioni dei leader politici di entrambi gli schieramenti
Carrie Lam si è detta particolarmente fiduciosa circa l’esito delle votazioni:
Altrettanto fiducioso Joshua Wong, leader del partito pro-democrazia Demosistō, la cui candidatura è stata rifiutata in quanto sostenitore dell’indipendenza di Hong Kong:
Chi è Joshua Wong
Nato ad Hong Kong nel 1996, Joshua Wong è noto per essere stato uno dei leader del Movimento degli ombrelli del 2014, anno in cui venne inserito dalla rivista Time come uno degli giovani più influenti.
Il ruolo di primo piano assunto durante le manifestazioni del 2014, e in particolare l’occupazione di Civil Square, gli è valsa una condanna, emessa nel 2017, che ha portato alla sua reclusione.
Durante il processo fu accusato di oltraggio alla corte, che gli procurò un’ulteriore condanna e reclusione del 2018.
Detenuto una terza volta nel 16 maggio del 2019, sempre riguardo ai fatti del 2014, è stato rilasciato nel 17 giugno, agli inizi delle proteste.
Candidatosi nella circoscrizione di South Horizon, dove è nato e cresciuto, si è visto rifiutare la propria candidatura in quanto sostenitore della piena indipendenza di Hong Kong, tesi smentita dallo stesso.
Di recente Wong si è vista rifiutare dall’Alta Corte di Hong Kong la richiesta di espatrio per un viaggio in Europa. Tra le varie tappe anche l’Italia; Joshua Wong avrebbe dovuto partecipare ad un evento della Fondazione Feltrinelli a Milano, il 27 novembre per ricevere un premio per il suo attivismo. L’Alta Corte ha motivato il diniego con il timore che il giovane possa non ritornare più in patria.