Un punto della situazione sulle elezioni presidenziali in Ciad, e una panoramica sulla condizione della regione e le sue relazioni internazionali.

Il 5 e il 6 maggio si sono svolte in Ciad le elezioni presidenziali. A queste elezioni furono chiamati a partecipare otto milioni di elettori ed elettrici, che il 5 maggio si sono recati ai seggi.

Come si sono svolte le elezioni in Ciad:

Tra loro nomadi e i militari (il 5) e poi il giorno seguente è stato il turno dei “sedentari” (il 6). Poi, la sera del 9 maggio, la commissione elettorale ha annunciato i risultati provvisori. I risultati danno il presidente della transizione, Mahamat Déby, vincitore con il 61 per cento dei voti. Tuttavia non è tutto deciso. Questo perchè la vittoria è contestata dal suo principale sfidante, il primo ministro in carica Succès Masra.

Negli tre anni il Paese (nonchè ex colonia francese rimasta fedele a Parigi, secondo l’Internazionale)  è stato governato da Mahamat Déby. Si tratta il figlio del precedente presidente Idriss Déby Itno. Déby oltre ad essere stato presidente fu anche un dittatore trentennale (morto il 20 aprile 2021, per le ferite riportate sulla linea del fronte). Déby eraa andato a fare visita ai suoi soldati che combattevano contro un gruppo ribelle. Morto il padre, i generali decisero di mettere al suo posto il figlio Mahamat. Il tutto senza suscitare troppe proteste a livello internazionale.

Sulle relazioni internazionali del Ciad:

Il Ciad è purtroppo uno dei paesi più poveri in Africa. Ma nonostante ciò il Ciad è ricco di petrolio e altre risorse naturali. Ha anche uno degli eserciti più potenti e meglio addestrati della regione.

N’Djamena è osservata come un’alleata chiave per combattere il terrorismo nel Sahel, in particolare contro i jihadisti nigeriani di Boko haram. Boko Haram è un gruppo estremista islamico attivo principalmente in Nigeria, ma anche in altre parti dell’Africa occidentale. Il gruppo è noto per la sua ideologia radicale e per aver condotto una serie di attacchi terroristici, rapimenti di massa e violenze contro civili, soprattutto nelle regioni nord-orientali della Nigeria. Il nome “Boko Haram” in lingua hausa può essere tradotto approssimativamente come “l’istruzione occidentale è peccaminosa” o “l’istruzione non islamica è peccaminosa”. Il gruppo si oppone all’istruzione occidentale e sostiene l’implementazione della legge islamica (sharia) in Nigeria.

Sul territorio ciadiano c’è ancora una forte presenza militare della Francia. La fonte (Le Monde) sostiene un migliaio di soldati è di stanza a N’Djamena (la Capitale). Essi si trovano in una base aerea da cui decollano ogni giorno i Mirage (famosa serie di aerei da combattimento prodotti dall’azienda francese Dassault Aviation). I Mirage sono impegnati nelle operazioni di raccolta d’informazioni sui movimenti dei ribelli jihadisti. Gli Stati Uniti, invece, hanno annunciato a fine aprile il ritiro di parte delle loro truppe da lì e dal Niger.

Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine