Le Finals NBA sono il teatro di posa dove i migliori di sempre danno prova delle loro qualità fuori dal comune. MJ, Bird, Lebron, Kobe, Magic, Shaq e molti altri hanno regalato prestazioni storiche nelle serie decisive per il titolo. Ma il record di punti in una gara di finale appartiene a uno che il titolo l’ha sfiorato diverse volte, senza però mai riuscire a vincerlo: Elgin Baylor.

Gli anni del College

A causa degli scarsi risultati ottenuti alla High School, Elgin fatica a trovare una borsa di studio. Un suo amico rimedia per lui un posto nella squadra di football a Albertson College of Idaho, università che non richiede il diploma. Baylor dopo aver dimostrato le sue doti sul parquet, entra nella squadra di basket e il primo anno viaggia a 31.3 punti e 18.9 rimbalzi. Al termine del primo anno, però, l’allenatore viene licenziato e i tagli alla borse di studio non permettono a Baylor di rimanere, terminando così la sua esperienza tra le Montagne Rocciose. Nel Draft del 1956 i Minneapolis Lakers lo scelgono con la novantunesima chiamata ma avendo già dato la sua parola a Seattle Univeristy vola nello stato di Washington per continuare la sua carriera collegiale. I due anni a Seattle sono memorabili: il primo anno è il miglior rimbalzista della NCAA con oltre 20, il secondo è dietro solo a Oscar Robertson con 32,5 punti a partita e raggiunge la finale NCAA nel 1958. Inevitabile la chiamata numero 1 al Draft del 1958 ancora dei Minneapolis Lakers che riescono a convincere Baylor al salto con i pro.

Elgin Baylor esegue uno dei suoi jumper (photo credits:Dick Raphael/NBAE via Getty Images)

Finalmente in NBA

Anche se con due anni di ritardo Baylor arriva in NBA e il suo impatto è devastante: il primo anno segna 25 punti di media a cui aggiunge 15 rimbalzi e 4 assist, inevitabilmente vince il premio di Rookie dell’anno. Nell’estate del ’60 la franchigia si trasferisce a Los Angeles e il 15 Novembre dello stesso anno segna 71 punti contro i New York Knicks stabilendo il record all-time di punti segnati in una partita (battuto da lì a poco da Wilt Chamberlain) e tutt’ora è uno dei 6 giocatori ad aver “scollinato” quota 70. Ma la stagione 1961-62 è sicuramente la più straordinaria. Oltre ai numeri da capogiro, 38,3 punti e 18,6 rimbalzi, ciò che stupisce è il fatto che Baylor quell’anno è riservista dell’esercito. Dal lunedì al venerdì vive in caserma a Washington e nel weekend raggiunge i Lakers pronto per giocare. Gioca circa 60 partite tra Regular Season e Playoff arrivando fino alle Finals. Qui incontrano i Boston Celtics di Bill Russell. In una serie che arriva fino a gara 7, Baylor il 14 Aprile del 1962 gioca una gara 5 mostruosa: 61 punti (record per una finale NBA) e 22 rimbalzi! I Lakers vincono quella partita ma si arrendono alla settima. Baylor perde la terza finale nei suoi primi 4 anni in NBA.

La disperata ricerca dell’anello

Il picco toccato nel ’62 non viene più toccato da Baylor nonostante una serie di stagioni di livello. 34+14 l’anno seguente, e mai sotto la doppia doppia di media da 24 punti fino al 1970 (ad esclusione della stagione 65-66). Le medie personali sono da extraterrestre ma Baylor insegue il titolo più di ogni altro nella storia della NBA. Trascina insieme a Mr Logo Jerry West i Lakers ad altre 5 serie finali senza mai riuscire però a conquistare il Walter A. Brown Trophy (antenato dell’attuale Larry O’Brian). Il record di 0-8 nelle Finals è ovviamente un primato storico negativo, ma non sminuisce affatto la gloriosa carriera di Elgin Baylor. Si ritira nel 1972 dopo 14 stagioni tutte con i Lakers.

I riconoscimenti personali

Luke Walton l’ha definito “Kobe before Kobe” per il suo stile di gioco e il suo atletismo fuori dal comune. Proprio grazie a questa sua qualità ricopre il ruolo di ala piccola nonostante la modesta statura e sarà uno dei migliori rimbalzisti per dimensione della storia. I 19,8 di media tenuti nel suo terzo anno sono unici per un giocatore sotto i 6 feet 8 (2,03 m circa) In carriera è stato 11 volte All Star compreso l’anno da rookie in cui ha vinto l’MVP del Weekend delle stelle oltre a già citato Rookie Of The Year e 10 volte primo quintetto NBA. Viene inserito nella Naismith Memorial Hall of Fame nel 1977. Chiude la carriera a 27,4 punti e 13,5 rimbalzi di media. Sarà coach dei New Orleans Jazz senza ottenere grandi risultati. Diventerà GM dell’altra squadra di Los Angeles, i Clippers con cui farà decisamente meglio (NBA Executive of the Year nel 2006), ma Baylor preferiamo ricordarlo come il giocatore che volava in campo e faceva volare i propri tifosi.

Lorenzo Mundi

per ulteriori aggiornamenti sul mondo del basket, clicca qui
seguici sulla nostra pagina Facebook
per tutte le news iscriviti a Metropolitan Magazine