Dopo una giornata di scontro, la direzione nazionale del PD licenzia le candidature da presentare alle prossime elezioni. La minoranza protesta e non partecipa al voto.
Sono circa le 4 del mattino quando la direzione nazionale del Partito Democratico approva le candidature per il prossimo 4 marzo. Riguardo ai nomi e al collocamento nei collegi non ci sono novità riguardo a quanto uscito fuori nell’ultimo periodo. Così per la Camera dei Deputati Maria Elena Boschi correrà nell’uninominale di Bolzano. Giocheranno in casa Dario Franceschini e Graziano Delrio, candidati rispettivamente a Ferrara e Reggio Emilia. Tra gli alleati della coalizione Pierferdinando Casini a Bologna, Beatrice Lorenzin a Modena mentre al segretario del PSI Nencini toccherà il difficile collegio di Arezzo.
A tenere banco è stato lo scontro duro tra la maggioranza renziana e le minoranze che fanno capo al Ministro Orlando e a Michele Emiliano. Il braccio di ferro è durato tutta la giornata di ieri, con la proposta della segreteria (una quindicina di seggi agli orlandiani e 6/7 alla corrente del presidente della Regione Puglia) giudicata insufficiente. Gli uomini del guardasigilli hanno lamentato anche un’ingerenza sui nomi: da una prima lettura erano esclusi dalle liste i fedelissimi Cesare Damiano e Barbara Pollastrini, rientrati dopo la trattativa con la segreteria.
«Questa è una delle esperienze peggiori, una delle più devastanti dal punto di vista personale», ha detto Matteo Renzi salendo sul palco a notte fonda, una volta compreso che la minoranza non avrebbe partecipato al voto. All’uscita Andrea Orlando spiega la mancata partecipazione «Per votare delle candidature bisogna avere la possibilità di valutarle conoscendole e noi alcuni nomi li abbiamo sentiti soltanto questa sera». Secondo Michele Emiliano «il segretario Renzi ha deciso di far prevalere nelle liste i suoi più fedeli e quindi ha rinunciato alla grande energia che poteva derivare da un partito plurale». Si ferma anche Gianni Cuperlo «Dopo tre giorni durante i quali si è messa a punto una proposta delle quale noi non conoscevamo il carattere complessivo ma singoli pezzetti, il minimo era dare un’ora di tempo per valutare questa proposta per dare una mano a trovare un assetto più convincente».
Al momento non sembrano esserci ipotesi di strappo e il ministro Orlando rigetta qualsiasi idea dell’indebolimento del Partito «Il PD punta a vincere le elezioni».