Enzo Biagi, una vita per il giornalismo

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Di Redazione Metropolitan

Metropolitan Today ricorda oggi la morte di Enzo Biagi, il 6 novembre 2007, a Milano. Le interviste a Togliatti, Gheddafi, Buscetta, Sindona

Gli esordi: da L’Avvenire d’Italia a Il Resto del Carlino

Nato nel borgo di Lizzano Belvedere, in provincia di Bologna, Enzo Biagi inizia a lavorare come giornalista a 17 anni, nel quotidiano L’Avvenire d’Italia, poi viene assunto al Resto del Carlino, entrambe testate di Bologna. Nel 1943 il matrimonio con Lucia Ghetti, maestra elementare e l’ingresso nelle nelle brigate partigiane Giustizia e Libertà legate al Partito d’Azione.

I suoi problemi cardiaci gli hanno già impedito di entrare nell’esercito e anche qui di fatto, non impugna mai le armi. Però mette al servizio della Resistenza la sua competenza di giornalista fondando la testata Patrioti, con cui informa la gente sull’andamento della guerra lungo la Linea Gotica. I tedeschi però bombardano la sede, dopo sole 4 uscite del giornale.

Enzo Biagi - photo credits: sito web Doppiozero.com
Enzo Biagi – photo credits: sito web Doppiozero.com

Enzo Biagi diventa inviato speciale. Il report sul matrimonio di Elisabetta

E’  lui a dare l’annuncio della fine della guerra, dai microfoni del Psychological Warfare Branch, organo del governo militare anglo-americano attivo dal 1943 al 1945. Rientrato al Resto del Carlino come inviato speciale, segue in diretta il matrimonio della futura regina Elisabetta II nel 1947.

Il suo articolo sul caso Montesi spopola e diventa direttore di Epoca

Racconta l’alluvione del Polesine, si schiera contro la bomba atomica. Entra nella redazione del settimanale Epoca di Milano, diretto da Bruno Fallaci, che ne intuisce il talento. Nel 1953, mentre sostituisce temporaneamente il nuovo direttore Renzo Segala, si occupa del caso di cronaca Wilma Montesi di Roma, a cui decide di dedicare la prima pagina, contravvenendo alle regole del giornale che non dedica mai la cover a questo tipo di servizi.

Ottiene però un riscontro di pubblico clamoroso. Vende 20mila copie in una settimana e la casa editrice Mondadori da cui dipende il giornale, fa subentrare lui al posto di Segala.

Il servizio sulla strage di Reggio Emilia e i malumori del Governo Tambroni

In pochi anni Epoca supera la concorrenza dell’Espresso e dell’Europeo. Arriviamo al 1960, anno in cui Biagi è costretto a lasciare la direzione per via dei suoi servizi  sugli  scontri di Genova e Reggio Emilia dove sono in corso egli scioperi contro il governo Tambroni in cui perdono la vita dieci operai. Passa a La Stampa, poi, nel 1961, arriva alla Rai come direttore del Telegiornale.

Enzo Biagi - (C) Telecapri
Enzo Biagi – (C) Telecapri


Enzo Biagi direttore del Tg1, l’intervista a Palmiro Togliatti e i contrasti col governo Saragat

Anche qui non si stemperano le polemiche sui suoi servizi: dal caso Salvatore Gallo, ergastolano ingiustamente condannato, ai servizi sugli esperimenti nucleari in Unione Sovietica, all’intervista a Palmiro Togliatti con cui si guadagna la reputazione di fazioso. E’ lui ad assumere i giornalisti Giorgio Bocca, Indro Montanelli e un giovane Emilio Fede. Nel 1962 però lascia perché ritiene di essere sotto pressione da parte del governo Saragat che non lo approva.

Il Resto del Carlino diventa testata nazionale. Il caso del ministro Preti

Ritorna quindi alla carta stampata lavorando per il Corriere della Sera e di nuovo a La Stampa, fino a quando torna in Rai, nel 1968, con programmi di approfondimento giornalistico. Nel 1971 è direttore del Resto del Carlino che diventa quotidiano nazionale. Non si smentisce neanche qui e malgrado i buoni rapporti tra l’editore del Carlino Attilio Monti e il ministro delle Finanze Luigi Preti, pubblica le foto del ministro a una festa in un hotel del litorale romagnolo. Seguono smentite del ministro e polemiche. Altro strappo, altro addio.

Enzo Biagi - photo credits: sito web Corriere del Ticino
Enzo Biagi – photo credits: sito web Corriere del Ticino

Enzo Biagi di nuovo in Rai con Proibito: intervista a Gheddafi, Sindona e a uno dei fondatori delle Br

Biagi torna al Corriere della Sera, mentre alla fine degli anni Settanta ritorna ancora una volta a collaborare in Rai con la trasmissione Proibito. Intervista Alberto Franceschini, uno dei fondatori delle Brigate Rosse, Michele Sindona, finanziere coinvolto in inchieste di corruzione e Gheddafi, dittatore libico, all’indomani della strage di Ustica. Il politico accusa gli Stati Uniti di esserne i responsabili. Si sarebbe trattato di uno “sbaglio del bersaglio”, perché in realtà avrebbero dovuto uccidere lui.

Enzo Biagi e il caso Licio Gelli

Nel 1981, quando scoppia il caso Licio Gelli, lascia il Corriere che ritiene possa essere controllato dalla loggia massonica di cui è a capo Gelli e passa a Repubblica. In Tv conduce Linea Diretta dove intervista il leader sovietico Michail Gorbacev. Gli anni Novanta lo vedono protagonista di programmi di approfondimento su attualità e religione: Che succede all’Est? dedicata alla fine del regime sovietico, nel 1990; I dieci comandamenti, l’anno dopo, insieme al vescovo  Ersilio Tonini, poi diventato cardinale.

Del 1992, invece, Una storia, con l’intervista al pentito di mafia Tommaso Buscetta e nel ’93 Processo al Processo sulla vicenda di corruzione denominata Tangentopoli.

Il fatto e le polemiche col governo Berlusconi

Nel 1995 conduce il breve programma post Telegiornale Il fatto, di cui ricordiamo le interviste a Indro Montanelli, Marcello Mastroianni, Sofia Loren e Roberto Benigni. Il comico, per le sue battute umoristiche su Silvio Berlusconi ai microfoni di Biagi scatena i malumori dell’allora governo guidato da Forza Italia, così come alcune dichiarazioni polemiche di Montanelli.

Con la nuova nomina dei nuovi vertici Rai nell’aprile 2002 che, di fatto, estromette dalla conduzione di programmi televisivi Enzo Biagi, Michele Santoro e il comico Daniele Luttazzi, Biagi deve abbandonare di nuovo. Le dichiarazioni rilasciate da Berlusconi dalla città di Sofia alludono a un uso criminoso del servizio pubblico da parte dei tre che si auspica possa cessare col nuovo direttivo.

La dichiarazione è passata alla storia come l’ Editto bulgaro, non solo perché avvenuta nella città bulgara ma anche alludendo alla censura sulla stampa in Bulgaria durante la dittatura socialista di Zivkov. Biagi nell’ultima puntata del programma risponde appellandosi alla libertà di stampa. Ma la rottura è netta e malgrado le trattative per restare in Rai si protraggano per diverso tempo, Biagi lascia la Tv di Stato a fine 2002.

Enzo Biagi - photo credits: sito web biografieonline
Enzo Biagi – photo credits: sito web biografieonline

Ancora in Tv da Fabio Fazio. Declina però l’invito di Celentano…

Solo negli ultimi anni fa ritorno in Tv, nella trasmissione di Fabio Fazio Che tempo che fa, poi viene invitato a Rockpolitik di Adriano Celentano, insieme a Santoro e Luttazzi per parlare di libertà di stampa. Rifiuta perché, afferma, della  Rai fanno parte le persone che all’epoca si sono dichiarate favorevoli al suo allontanamento. Interviene sulla vicenda Calciopoli nel 2006, mentre nel 2007 conduce RT Rotocalco televisivo, dal 25 aprile fino all l’11 giugno, il suo ultimo impegno televisivo.

In autunno era programma la ripresa delle trasmissioni, ma non è stato possibile per l’aggravarsi del suo stato di salute. Ricoverato in una clinica privata milanese per problemi cardiaci le sue condizioni peggiorano e alle 8 del mattino del 6 novembre è il medico Giorgio Massarotti a dare pubblicamente la notizia della sua morte. E’ sepolto nel cimitero del borgo di Lizzano Belvedere.

Le altre ricorrenze

Elezioni Usa 2012 – Barak Obama e Mitt Romney – photo credits: sito web QNM

6 novembre 2012, Stati Uniti: Barak Obama,  presidente uscente del partito democratico vince le elezioni presidenziali sconfiggendo Mitt Romney del partito repubblicano. Obama ha ottenuto 65.900.000 voti e 332 voti elettorali. Romney ha ottenuto invece 61.000.000 voti  e 206 voti elettorali.

Ogni Stato ha infatti un numero di voti elettorali pari al numero di deputati dello Stato (che sono in proporzione alla popolazione) più il numero di senatori (2 per ogni Stato, senza differenze di popolazione).  Il candidato presidente più votato in ogni Stato, anche se di un solo voto, ottiene tutti i voti elettorali di quello Stato.

Sudafrica: il massacro di Sharpeville del 1960 - photo credits: sito web africarivista
Sudafrica: il massacro di Sharpeville del 1960 – photo credits: sito web africarivista

6 novembre 1962: l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approva la risoluzione 1761 che condanna le politiche razziste di apartheid del Sudafrica, e chiede a tutti i membri dell’Onu di interrompere le relazioni diplomatiche ed economiche con la nazione . La decisione dell’Onu matura dopo il grave episodio di due anni prima, il massacro di Sharpeville, nel Gauteng meridionale, che ha scosso l’opinione pubblica. Qui la polizia ha aperto il fuoco contro dimostranti disarmati uccidendone 69. Malgrado la delibera, tuttavia, alcune grandi potenze occidentali, che hanno già in essere rapporti commerciali col Sudafrica, non adottano alcun embargo, né economico né militare.

Anna Cavallo