Epidemia: di questo tratterà il secondo appuntamento della rubrica ClassicaMente. Oggi, un’analisi su l’Edipo re di Sofocle: metafore, fragilità umana, la peste come strumento per individuare il proprio destino e le interpretazioni psicoanalitiche della tragedia.
Epidemia: la pestilenza ed il contagio letterario in Sofocle
Epidemia, contagi, pandemie. In vista dell’emergenza sanitaria vigente, anche in questo secondo appuntamento si tratterà di una delle più famose pestilenze conosciute in letteratura classica. L’Edipo Re appartenente al ciclo tebano di Sofocle, analizza la peste come strumento preponderante per compiere il proprio destino.L’epidemia è un argomento che gode di fama nella letteratura antica: l’effetto di un morbo che esplode all’improvviso senza apparenti motivazioni, denota agli scrittori dei tempi antichi, un modo per descrivere la sua incidenza sui corpi, sulla psicologia delle masse, analizzando la realtà dei fatti. Basti pensare a Tucidide e Lucrezio, trattati nel primo appuntamento della rubrica in questione.
La prima attestazione di epidemia nella letteratura greca si deve all’Iliade di Omero: la peste è dovuta all’ira del dio Apollo. Agamennone rifiuta di restituire la sua schiava, Criseide, al padre Crise, sacerdote del dio. E’ proprio dalla peste che si innesca l’ira di Achille e lo scontro con Agamennone, che porteranno alla famosa guerra di Troia, cantata nel poema.
Epidemia nell’Edipo Re: trama e metafore
La tragedia esordisce con l’accorato lamento dei cittadini di Tebe: questi, chiedono aiuto al re Edipo per il male che li sta pian piano consumando. La pestilenza, infatti, decima la popolazione di Tebe nel più alto periodo di reggenza di Edipo. Quest’ultimo, ordina al cognato Creonte di recarsi presso l’oracolo di Delfi. L’oracolo spiega che per attutire l’epidemia è necessario espellere da Tebe l’assassino del re Laio. Solo così la città potrà salvarsi.
Seguendo le indicazioni dell’oracolo, Edipo scopre di essere l’assassino del suo stesso padre, non essendo a conoscenza che costui fosse suo padre biologico.Si macchia di incesto con la madre, Giocasta. La donna scopre l’amara verità e reagisce alla notizia impiccandosi. Il giovane re invece si acceca usando le fibbie dell’abito della madre. Il concetto di peste ha infatti molte sfumature: diventa metafora anche di una violenza contagiosa che si propaga per tutta la città. Un’altra accezione che denota la peste: essa rappresenta la punizione divina per l’assassinio del re Laio, rimasto impunito.
La fragilità umana e la pestilenza come strumento del fato
All’inizio della tragedia, Edipo appare al culmine della sua reggenza; eppure, basta solo un giorno per capovolgere la benevolenza del popolo e la scia aurea del suo ruolo, alla miseria: un solo giorno affinché si scopra assassino incestuoso, perdendo la sua e l’altrui stima. La tragedia di Sofocle, in questo caso specifico, analizza la fragilità umana e l’illusione della potenza dell’uomo sulla terra: chiunque può ritrovarsi, in breve tempo, da uno sfolgorante periodo di vita al più abietto dei destini.
L’opera presenta anche un’etica che si accinge a sottolineare l’inesorabilità del fato: la pestilenza è usata da Sofocle come chiave per permettere ad Edipo di compiere il proprio destino. Si sviluppa, per cui, il conflitto fra volontà divina e responsabilità individuale: l’epidemia è la conseguenza delle colpe di Edipo che ha oltraggiato e sovvertito, l’ordine naturale dell’esistenza: inconsapevolmente, per aver ucciso suo padre, ed, in seguito, per aver giaciuto con la madre, Giocasta.
Epidemia e conoscenza in Sofocle
Edipo appare convinto nel voler a tutti i costi conoscere la verità. Nonostante numerosi personaggi tentino di dissuaderlo, come Tiresia o la sua stessa madre, poiché hanno intuito la verità, lui decide di andare avanti, esplorando le dinamiche inquietanti e sospettose. Incarna quindi l’emblema dell’eroe dell’intelligenza umana, tesa allo svelamento della verità nonostante azioni e personaggi volti a nasconderla. Ha anche un’accezione negativa: questa sfumatura che contraddistingue il personaggio, può anche portare all’hybris, che, presso gli antichi greci, era il peccato di tracotanza. Indagando troppo nelle pieghe oscure della natura umana, finisce per essere punito da una realtà scomoda e dolorosa. Interessante è l’atto compiuto da Edipo che lo porta ad accecarsi: un ulteriore rifiuto per ciò che ha visto, o, una sorta di contrappasso per aver voluto vedere troppo.
Complesso di Edipo, psicoanalisi
Dalla tragedia di Sofocle deriva uno dei più famosi concetti elaborati dallo psicoanalista Sigmund Freud: l’Edipo è citato per analizzare il famoso Complesso di Edipo. Quest’ultimo descrive le pulsioni che un soggetto maschile, in età infantile, ha nei confronti dei genitori. E’ descritto come un desiderio di possesso che il bambino riflette nei confronti del genitore del suo sesso opposto. Non solo: spesso, è accompagnato da un recondito desiderio di morte e sostituzione del genitore stesso. Esiste anche un concetto parallelo elaborato per i soggetti femminili con desideri e impulsi verso il genitore del sesso opposto: il Complesso di Elettra.