Metropolitan Magazine Italia, questa settimana ospita  Erica Mou. La cantautrice di Bisceglie, sta lavorando al nuovo album a distanza di  due anni da “Tienimi Il Posto”. Un album che ha avuto ottimi risultati, forte di un bouquet di brani importanti (Le Macchie, Biscotti Rotti), che hanno conquistato tutti, specialmente per la delicatezza e raffinatezza , marchio di fabbrica della Mou. All’album è   seguito un tour che proponeva con un live ricercato ed importante, dove la protagonista insieme ad Erica era la musica che sgorgava dalla sua chitarra aiutata dalla loop machine. Si parla di questo quinto album e di altre curiosità, come quella volta che arrivò un regalo da New York…

MMI: Ciao Erica, intanto inizio con il ringraziarti e dirti che è un piacere intervistarti per la nostra webzine. Focalizziamoci sul tuo partner sul palco: nei tuoi set è frequente l’uso della loop machine, come ti sei approcciata la prima volta a questo strumento? Raccontaci il perchè di questa scelta

E.M: La mia prima loop machine è stato un regalo che ho ricevuto per il mio diciottesimo compleanno. Il mio primo manager/discografico me la spedì da New York dopo aver visto un concerto di KT Tunstall.
Scartai il pacchetto, attaccai la presa e… bruciai l’alimentatore! Il giorno dopo comprai un cavo nuovo e ormai, da quasi dieci anni, non ci siamo mai realmente separate.
I loop mi hanno permesso di sperimentare tanto, di poter arrangiare i brani dal vivo in maniera strutturata senza rinunciare all’intimità di un live in solo. È un modo di far entrare il pubblico nello spettacolo, facendogli vivere anche il retroscena del momento della creazione delle sovraincisioni. Ora è un approccio molto più diffuso ma all’epoca la gente ne rimaneva incantata. E per me, ancora oggi, usare la loop station è un modo di vestire i brani in maniera pulita, a volte naive ma senza eccedere mai con le sovrastrutture, tentando di aggiungere solo quello che serve.

MMI: Dove Cadono I Fulmini fa parte della colonna sonora del film Una Piccola Impresa Meridionale. C’è un regista per il quale ti piacerebbe comporre?

E.M: Mi piacerebbe comporre per immagini belle ed emozionanti, a prescindere dalla firma. Così come finora mi è capitato lavorando con Papaleo e altri registi.

MMI: Il tuo nuovo album è un workinprogress, a che punto sei adesso? Cosa troveremo in questo prossimo lavoro?Quanto ti rispecchia attualmente?

E.M: Ogni album è la foto di un momento preciso della mia vita.
E questa volta lo sarà ancora di più, dato che ho deciso di inserire solo canzoni nuovissime che ho scritto dopo l’uscita del disco precedente. Senza attingere da altri spunti precedenti che ho lasciato nei cassetti.
In questo momento sto lavorando alla pre-produzione del disco, una fase che viene dopo la composizione, in cui sto selezionando e arrangiando i brani. Me ne sto in salotto a cucire, sperimentare, tagliare, suonare. A decidere cosa voglio dire e come. Una fase casalinga ma allo stesso tempo fondamentale per l’album.

 

 

 

 

MMI: Nei tuoi live abbiamo ascoltato una meravigliosa versione di La Casa In Riva Al Mare di Lucio Dalla. Raccontaci il perché di questa scelta legata ad un tuo ricordo d infanzia

E.M: Ho conosciuto Lucio Dalla per un pochino, qualche mese prima che ci lasciasse. E omaggiarlo con le sue canzoni era inevitabile per me e per tutti gli artisti che in qualche modo gli sono debitori, per quel suo modo libero di fare musica.
“La casa in riva al mare” rappresenta per me proprio il manifesto di quella libertà, è la storia di un carcerato che immagina l’amore e un possibile futuro, osservando una donna ed il mare. Da bambina ero convinta che la casa che Dalla descrive nella canzone fosse nel mio paese (Bisceglie)!

MMI: In questi anni ti sei divisa tra i palchi dei club e quelli dei teatri dove hai messo su i panni d’attrice. Questa é una carriera alternativa (insomma alla Dr Jekill e Mr Hide ) o complementare a quella musicale?

E.M: Direi più che altro… che non è una carriera! Recitare è una passione con cui non mi sono mai davvero misurata. Cantare e suonare è la via di esprimermi più naturale, istintiva e semplice per me. Il resto? Mai dire mai!

 

 

 

MMI: Erica hai una laurea in lettere nel cassetto, sarebbe invitante scrivere un libro?

E.M: Scrivere mi piace troppo. Tra i miei più cari amici ci sono degli scrittori di romanzi e di loro ammiro la tenacia, la perseveranza di curare un’idea unitaria attraverso così tante righe. Io preferisco restare nello spazio più breve di una canzone, di una poesia, di un racconto.
Ma mi tocca ripetermi… mai dire mai!

MMI: Il legame con la tua terra è molto importante , espresso in immagini dal video di Mettiti La Maschera e dalla partecipazione allo spettacolo meraviglioso Modugno (2012), e in brani Come Affondo hai contato sull’aiuto di un salentino come Andrea Mariano, (aka Andro dei Negramaro, ndr) e di scamarcio che ha partecipato al video de di dove cadono i fulmini. La tua regione insomma emana arte da tutti i pori…

E.M: Mi rendo conto di essere nata in una terra magica, piena, difficile. Un posto imbevuto allo stesso tempo di sole e di malinconia.
Per me il contrasto è alla base di quello che siamo, del modo vero di esprimersi senza patinature.
E il Sud è contrasto: bellezza e degrado, storia e disinteresse, accoglienza e fuga. Proprio per questo credo emani così tanta arte.

MMI: Siamo giunti al termine della nostra chiaccherata. Ti chiediamo un album che ci suggeriresti di ascoltare.

E.M: Emiliana Torrini, Fisherman’s woman

 

 

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Le foto sono di ©MariaGrazia Giove

 

Nicky Abrami