A maggio sarà in scena al Piccolo Eliseo con Spoglia-toy, ma Sebastiano Gavasso è qualcosa di più di un attore. Lo abbiamo intervistato.
Non ha l’aria del teatrante e non ha l’aria dell’attore, eppure Sebastiano Gavasso ha un curriculum di tutto rispetto: in teatro ha lavorato con Melchionna, Buttaroni, Teodori, Gabriele Russo del Bellini di Napoli, e per il cinema con Mario Parruccini, Michele Santoro, Laura Morante, Cosimo Alemà. Inoltre Gavasso scrive e dirige propri lavori.
Ci incontriamo in un piccolo bar di Torpignattara: mi stringe la mano, un grande sorriso che mette subito a proprio agio, porta una tuta di quelle da calciatori di serie C. Si tocca i capelli dicendo di essere appena uscito da un corso che sta seguendo in una libreria lì vicino. Il corso è un seminario di critica teatrale. Perché mai, gli domando, un attore professionista dovrebbe frequentare un seminario di critica teatrale? “Voglio studiare. Mi piace sapere tutto del mondo in cui vivo. Cosa pensano e come lavorano i critici è importante per me, per migliorarmi.” “Studiare!” comincio, così, per togliermi subito di torno quel detestabile argomento che tanto amano gli attori e di cui comunque si dovrà parlare: “Talento o tecnica?” Gavasso non fa una piega, paga pegno e risponde “La tecnica è importante. Studiare, provare, per me sono processi necessari. Io, ad esempio, sono una persona emotiva ma mi capita raramente di piangere. Quindi anche scenicamente per me era molto difficile arrivare alle lacrime. Con Melchionna un giorno in prova abbiamo lavorato per sette ore su quattro righe. Il regista mi ha forzato imprecando e gridando fino a quando non è venuto fuori il pianto.”
Voglio sapere dei suoi maestri, perché Gavasso ha scoperto piuttosto tardi la sua natura. Mi racconta che si è prima laureato in Storia e Filosofia, poi progettava di partire per l’Africa. Pochi giorni prima di partire però è andato a salutaree un amico che passava da Roma per fare una selezione in una scuola di teatro, e lì su due piedi viene convinto a partecipare alle audizioni. “Passo la selezione, mi iscrivo alla settimana di training perché avevo tempo da perdere prima di partire per l’Africa, invece già al terzo giorno mi accorgo che mi stavo innamorando di quella situazione. Non sono più partito per l’Africa, e ho cominciato a studiare recitazione.”
Gavasso racconta la sua vita con genuina convinzione, mi parla poi di un lungo periodo in Australia in cui studia clownerie con Mark Storen e recitazione con Annie Murtagh-Monks,che fu tra l’altro una delle insegnanti di Heat Ledger. Poi riceve una proposta per andare a Los Angeles, ma la rifiuta per poter tornare in Italia e finire l’Accademia che aveva lasciato in sospeso. Mi incuriosiscono i suoi studi, gli chiedo qual’è il maestro che più lo ha formato. “Luciano Melchionna è il maestro che mi ha cambiato di più. A distanza di tanti anni dal nostro incontro e pur essendo sempre regista e attore, allievo e maestro, oggi abbiamo un rapporto paritario, mi ha voluto come consulente per il suo prossimo spettacolo che andrà in scena all’Eliseo (Spolglia-toy, ndr.).” E quando gli chiedo come si comporta un attore che è anche regista e drammaturgo, risponde così: “Non mi dirigo mai da solo. Soprattutto se partecipi anche alla scrittura del testo il rischio è troppo grande. Io faccio autoproduzione e mi piace perché si può tenere il timone della situazione, ma a volte è un limite, perché un regista può tirar fuori da te qualcosa che neanche tu sapevi di possedere.”
Sulla faccia pulita di Sebastiano Gavasso non c’è esitazione mentre parla dei suoi progetti passati. C’è un po’ di tutto: c’è la clownerie, gli spettacoli incentrati sullo sport, c’è Caravaggio. E anche quelli meno fortunati lui li elenca con serenità. E non c’è esitazione nel raccontare il futuro. Il cinema? Il teatro? Non fa differenza. Oggi gira un corto, domani legge un libro che gli ispira una pièce e ne fa una riduzione teatrale, dopodomani parte in tournée con una grande produzione. Ci salutiamo con una stretta di mano decisa, lo guardo allontanarsi domandandomi dove possa andare un attore vestito da calciatore dopo essere stato intervistato in un bar.