Ettore Muti, la vita spericolata, la carriera nell’aviazione, i dissidi all’interno del partito fascista ravennate, le donne della sua vita
Una visita al Museo delle Mura Aureliane, in questi giorni di inizio estate, per ammirare la monumentale porta di San Sebastiano. Costruita intorno al 275, sotto Aurelio, le diverse trasformazioni architettoniche che ha conosciuto si possono suddividere in cinque periodi. Ma soprattutto conoscere meglio con il percorso museale costruito attraverso le cinque sale allestite al primo e secondo piano della porta.
Il fascismo e la passione per l’architettura romana
Suddiviso in sezione antica, medievale e moderna, si compone di pannelli didattici che permettono di ammirare una delle più grandi e meglio conservate porte di Roma. Cosa c’entra tutto questo con il gerarca fascista Ettore Muti? Beh, innanzitutto l’architettura romana, massiccia e imponente, propagandistica ed evocatrice di grandezza, non poteva non sedurre il fascismo.
Non stupisce quindi che nel 1939, appena nominato da Mussolini segretario nazionale del partito fascista Muti abbia voluto far costruire qui il suo studio privato. Il periodo romano è l’ultimo della sua vita, nella capitale trascorre gli anni dal 1941 al 1943, quando muore in circostanze mai chiarite.
Ettore Muti, l’uomo ideale per il fascismo
Indomito e ribelle, inquieto e smargiasso, dimostra fin da piccolo la sua indole poco incline alle regole, alla sobrietà, al rispetto dei superiori. Non c’è posto per il ragazzo volenteroso, schivo e pacifico che per lui è l’esempio di un “un aborto di natura”, come scrive in un tema, secondo quanto riportato dalle cronache dell’epoca. C’è già l’arroganza, l‘hybris che gli sale sulla spalla e lo porta verso una vita sempre sopra le righe.
In guerra ancora minorenne
Aggressivo, presuntuoso, di un egocentrismo sfrenato, alimentato certamente dalla invasiva figura materna, a 13 anni picchia un insegnante, a 14 tenta di arruolarsi come volontario nelle fila dell’esercito in guerra, ma non ce la fa. Fino a quando arriva nel sesto reggimento di fanteria della Brigata Aosta, poi in quella degli Arditi. Viene poi mandato a formare una postazione difensiva sulla riva sinistra del Piave, in mano ai nemici e, rimasto tra i pochi superstiti, vince anche la medaglia d’argento al valor militare, che rifiuta perché minorenne e ha paura che si scopra.
Gabriele D’Annunzio
Gabriele d’Annunzio lo definisce “pugno d’incenso sulla brace” anche se a onor del vero, le sue imprese sconfinano soprattutto nel goliardico, secondo gli esperti militari. Ettore Muti è figlio della sua epoca, del ventennio fascista con la sua retorica e il suo culto del superuomo. Che eguaglia l’umiltà alla povertà mentale e il rispetto delle regole al destino dei mediocri.
L’adesione al Partito Fascista
Aderisce con entusiasmo al partito fascista di Benito Mussolini, è affascinato dal suo piglio deciso e insofferente ai mezzi toni, ne sposa gli ideali, e una volta rientrato a Ravenna dalla guerra, entra nei fasci di combattimento. Guida diverse azioni eversive, finisce in carcere. Fino a quando nel 1922, in concomitanza con la marcia su Roma, il 29 ottobre occupa la prefettura della città bizantina. Le cosiddette Squadre d’Azione diventano istituzionali. Per Muti inizia una sfolgorante carriera militare nella Milizia Volontaria per la Sicurezza nazionale, dove può realizzare il suo sogno.
La tesi di Nicola Buzzi: Muti poco amato dal fascio ravennate
Nel 1925 diventa console, fa la bella vita, dividendosi tra la Romagna e Roma, tra impegni politici, sportivi e di gala, sempre circondato da belle donne. Il 13 settembre 1927 in piazza Vittorio Emanuele II a Ravenna, attuale piazza del Popolo, sfugge per miracolo a un attentato ad opera di un bracciante, Lorenzo Massaroli, che viene fucilato sul posto dal federale Renzo Morigi, accorso in aiuto. Questa la versione più accreditata dei fatti. La tesi universitaria di Nicola Buzzi, scritta a metà anni’90 e ripresa dal giornalista Arrigo Petacco nel libro Ammazzate quel fascista! del 2002, sostiene invece, che il Massaroli, instabile e in precarie condizioni economiche, non fosse il vero responsabile del tentato omicidio e che dietro ci fosse qualcuno dei rancorosi compagni di partito di Muti.
Basandosi sulla lettura di documenti conservati negli archivi delle locali biblioteche, dalle ricerche del Buzzi sarebbe emerso un quadro inquietante sulla rivalità fra lui, esponente della frangia dei fascisti “duri e puri”, violenti ma fondamentalmente onesti, e del gruppo degli esponenti più scaltri. Personalità come Giuseppe Frignani e Renzo Morigi, che con l’avvento del fascismo avevano saputo approfittare dei vantaggi economici e una volta destituito Mussolini, erano volati verso altri lidi. Sta di fatto che il carattere di Muti non si prestava ai doppigiochismi della politica e che quando diventa segretario del partito lo rimane solo per un anno, deluso, a suo dire, proprio dall’affarismo.
Ettore Muti e il matrimonio con Fernanda Mazzotti
Impetuoso, irascibile, esibizionista, ma anche affascinante, nel 1926 aveva sposato Fernanda Mazzotti, figlia del presidente della Cassa di Risparmio. Lei è come lui, spericolata e amante delle auto, corre sulla Bugatti, esce da sola per andare alle feste di Riccione e Ferrara. Il giorno del matrimonio, usciti dalla chiesa, attraversano una arco di pugnali branditi da un gruppo di squadristi inviatati alla cerimonia. Non porta bene. L’unione inizia a sfaldarsi poco tempo dopo. La coppia vive nella città bizantina, in via Cerchio, in una casa di proprietà della famiglia della moglie.
Lui la tradisce con altre donne e lei sopporta sperando che cambi. Tre anni dopo le nozze nasce la sua unica figlia, Diana, ma non cambia niente. Lei trascorre le vacanze a Riccione che Mussolini ha trasformato in una località mondana, lui si divide tra Roma e la Romagna. Quando decide di allontanarsi dal partito, accentua forse ancora di più la sua natura frivola e fedifraga. Organizza feste con risse e schiamazzi, ha una predilezione per le donne dell’Europa dell’est.
Aviatore sì, politico no
Eccelleva come aviatore, aveva guidato operazioni militari nell’Africa orientale, aveva bombardato le città spagnole controllate di repubblicani durante la guerra civile, aveva partecipato all’occupazione dell’Albania. ma una volta tornato in italia e nominato segretario nazionale del Partito al posto di Achille Starace, inizia, paradossalmente, la parabola discendente. Si stanca presto del ruolo che pure gli garantisce potere e visibilità.
Il trasferimento a Roma e l’ingresso nella Sia
Abbandona l’anno successivo, trasferisce la sua residenza a Roma, nella villa di Fregene, e commissiona all’ architetto Luigi Moretti l’allestimento e l’arredo del suo studio, proprio all’interno della torre di Porta San Sebastiano. Il periodo romano è segnato però anche dall’ingresso nel Servizio Informazioni Aeronautica, un servizio segreto militare interno all’arma, e dalla relazione con la soubrette Dana Harlova, della compagnia teatrale di Odoardo Spadaro, nome d’arte della cecoslovacca Edith Ficherova, poi sospettata di essere una spia tedesca o inglese.
La morte a Fregene
Sulla sua morte, il comunicato ufficiale, diramato dell‘Agenzia Stefani, il 25 agosto 1943, parla di un gruppo di dieci carabinieri guidati dal tenente Taddei e da un fantomatico uomo in divisa kaki mai identificato che lo avrebbe prelevato nella sua abitazione. Lo arrestano per “irregolarità in merito alla gestione di un ente parastatale”, ma mentre lo conducono in caserma “tenta di scappare e viene ferito dai carabinieri, poi muore”. Nel 1939 la Ripartizione Antichità e Belle Arti in effetti si era opposta alla trasformazione dei locali interni alla Porta di San Sebastiano in studio artistico, anche se Muti, alla fine, l ‘aveva spuntata.
Da chi è stato ucciso Muti?
Ma la versione ufficiale della sua morte si poggia su un’argomentazione talmente debole che fa cadere immediatamente i sospetti sul governo Badoglio, poi sui comunisti, fino a scomodare i servizi segreti. Rimane comunque un mistero la morte dell’uomo che è stato un fascista scomodo per sostenitori e detrattori.
Le recrudescenze della Repubblica sociale dopo la sua morte
Dopo la sua morte, a fine agosto, e dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 la figura di Muti viene celebrata nella Repubblica Sociale Italiana che gli intitola un intero reparto dell’Aviazione Nazionale Repubblicana, che si limita però ad azioni addestrative. Nel ravennate invece, gli viene dedicato il battaglione della Brigata Nera Mobile Achille Corrao. Infine, la Legione Autonoma Mobile Ettore Muti, che si costituisce a Milano il 14 settembre 1943, impegnata in brutali azioni di repressione della Resistenza partigiana.
Anna Cavallo
Il Museo delle Mura Aureliane è in via di Porta San Sebastiano 18, a Roma. Orari: da martedì a domenica, ore 9-14. Turni di ingresso a prenotazione obbligatoria. Informazioni e prenotazioni: tel. 06 0608 tutti i giorni ore 9-19.