La Red Bull ha messo pepe al weekend di gara dell’Hungaroring ben prima che cominci, richiedendo la revisione della penalità comminata a Lewis Hamilton dopo l’incidente con Max Verstappen alla Copse. Hamilton, lo ricordiamo, aveva ricevuto una sanzione di dieci secondi per aver avuto un ruolo predominante nel causare la collisione che aveva spedito Verstappen a muro. La Red Bull, considerando la penalità troppo poco severa, ha deciso di presentare ricorso. Si tratta di una possibilità prevista dal regolamento, nel caso in cui la scuderia che presenta il ricorso sia in possesso di elementi che i commissari, al momento della decisione, non avevano a disposizione. 

Di che cosa si tratti, nel caso della Red Bull, al momento non è dato sapere. Ma quali possibilità ci sono che il ricorso venga accolto? Per capirlo, bisogna guardare ai precedenti. A cominciare da un caso ben noto ai tifosi della Ferrari. Correva il 2019, e la Rossa decise di chiedere la revisione della penalità di cinque secondi comminata a Sebastian Vettel nel GP del Canada. Una sanzione che, di fatto, gli aveva impedito di vincere la gara, e l’aveva invece consegnata nelle mani di Lewis Hamilton. A sostegno della propria tesi, la Ferrari tra le prove aggiuntive portò l’analisi dell’incidente condotta dall’ex pilota di F1, Karun Chandhok, sulla TV inglese. Non fu sufficiente a cambiare la decisione dei commissari. 

La FIA, in ogni caso, è mai tornata sui propri passi riguardo ad una penalità? Sì, e uno degli esempi nella storia riguarda la Ferrari. Nel Gran Premio della Malesia 1999, le Rosse di Michael Schumacher e Eddie Irvine, protagoniste di una doppietta, erano state successivamente squalificate per via di un’irregolarità riscontrata sui bargeboard della monoposto della Ferrari. Trattandosi del penultimo appuntamento del mondiale, fu una decisione molto pesante. Irvine, infatti, grazie al risultato di Sepang si sarebbe trovato con quattro punti di vantaggio sul rivale Mika Hakkinen. La Ferrari fece reclamo, e la squalifica fu annullata. Non servì però a regalare il mondiale a Irvine: l’irlandese lo perse all’ultima gara.

Protagonista della vicenda fu Eddie Irvine. Nel 1994, in Brasile, l’irlandese, all’epoca pilota della Jordan, in fase di doppiaggio su Eric Bernhard insieme al compagno di squadra Jos Verstappen, si mosse verso sinistra, facendo uscire fuori pista Verstappen. L’olandese perse il controllo della sua vettura e, ormai passeggero della sua monoposto, rovinò su Irvine, Bernhard e Martin Brundle, causando il ritiro dei colleghi. Irvine fu squalificato per una gara e gli fu comminata una multa da 10.000 dollari. La Jordan fece appello, ma ottenne il risultato opposto: la squalifica fu aumentata a tre GP