Percorrendo in treno la costa adriatica è impossibile non notarla. Incastrata tra la linea ferroviaria, la Statale 16 e il mare, la raffineria di Falconara Marittima del gruppo Api cattura bruscamente l’occhio dell’osservatore, calamitandolo verso la sua inestricabile, ma ordinata, selva di tubature, condotte e ciminiere. Si potrebbe quasi sfiorarla, allungando il braccio dal finestrino.

Costruita nel 1950, la raffineria si estende su una superficie di 700.000 metri quadrati e lavora 85.000 barili di petrolio al giorno, ovvero 3.900.000 tonnellate all’anno. Essa è situata completamente nel territorio di Falconara Marittima, comune alle porte di Ancona, dove dà lavoro ad oltre 2.000 persone tra dipendenti diretti e indotto. Dal 2002, Falconara Marittima è stato classificato dal Ministero dell’Ambiente come Sin, ovvero Sito di Interesse Nazionale per via degli alti livelli di sostanze inquinanti pericolose per la salute umana e per l’ambiente, sul quale avviare una bonifica.

Falconara Marittima, dal punto di vista ambientale, è minacciata da numerose attività industriali dismesse, che come vere e proprie bombe ad orologeria hanno continuato a rilasciare negli anni sostanze inquinanti di ogni genere (idrocarburi e metalli pesanti prevalentemente) nell’ambiente circostante. Arsenico, cobalto, rame, zinco, piombo, e l’elenco potrebbe continuare ancora molto a lungo. A tutto questo si aggiunge il carico  della raffineria del Gruppo Api, in attività a pieno regime. Negli anni, vari comitati cittadini hanno chiesto con forza alle istituzioni (Comune, Regione Marche e Ministeri interessati) di effettuare studi e analisi sull’inquinamento e sul suo impatto sulla salute della popolazione dell’area. L’OMS, recentemente, ha rilanciato l’allarme sull’inquinamento atmosferico, stimando circa 7 milioni di morti premature all’anno legate ad esso. Alla luce di ciò, l’allarme della popolazione risulta ampiamente fondato.

Nel 2004 viene avviato un primo studio epidemiologico da parte della Regione Marche attraverso l’Agenzia Regionale Sanitaria e l’ARPAM, sotto la direzione dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. L’indagine prese in considerazione gli anni tra il 1994 e il 2003, e venne conclusa nel 2009. Nelle conclusioni di questo primo studio la raffineria Api ha un ruolo molto importante, in quanto viene evidenziato un rischio di morte particolarmente evidente per leucemia e linfoma non Hodgkin per i soggetti presi in esame che avessero abitato per 10 anni in un raggio di 4 km dalla raffineria.

La raffineria, sotto monitoraggio proprio per le sue emissioni inquinanti, è sul banco degli imputati. Le sue emissioni inquinanti, in particolare il benzene, sono riconosciute dalla letteratura medica come cancerogene per alcune forme di leucemia e di neoplasie ematologiche, tra le quali il linfoma non Hodgkin, il mieloma multiplo e la leucemia linfatica cronica.

Oltre a questi studi, va aggiunto poi lo studio SENTIERI, una indagine di epidemiologia ambientale condotta dal Ministero della Sanità nelle aree dei Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche ambientali e pubblicato nel 2011, il quale ha confermato le conclusioni dello studio condotto nel 2004 dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano nel sito di Falconara Marittima, mettendo l’accento inoltre sull’alto tasso di mortalità dovuto a tumori della trachea, dei bronchi e dei polmoni.

Tuttavia, la controffensiva dell’Api non si è fatta attendere. Nel dicembre 2010, veniva diffuso sull’edizione locale del Resto del Carlino uno studio commissionato dai proprietari della raffineria, nel quale i risultati dell’indagine epidemiologica condotta dalla Regione Marche venivano definiti alternativamente “allarmistici”, “esagerati” o addirittura “non fondati”. Ma è nelle conclusioni di questo cd. “contro-studio” che si raggiunge il culmine: testualmente, “tutti gli studi sulla popolazione di Falconara Marittima dimostrano che in questo comune la mortalità da tumori è inferiore rispetto alla media provinciale e regionale”. Quanto possa essere considerato attendibile uno studio commissionato da chi è ritenuto responsabile dell’inquinamento ambientale e dei danni sulla salute umana rispetto a diversi studi condotti dalle istituzioni pubbliche è lasciato alla valutazione di chi legge. Resta il fatto che, se l’inquinamento non fosse un fattore di preoccupazione per la salute, non vi sarebbe stato motivo per inserire Falconara Marittima tra i Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche, ma tant’è.

Una ulteriore Valutazione sullo stato di salute della popolazione residente a Falconara Marittima, condotta dall’ARPAM e dall’Agenzia Regionale per la Salute delle Marche pubblicata nel 2017 ha evidenziato come, oltre all’aumento eccessivo di ospedalizzazioni per leucemie e linfomi non Hodgkin, risultasse superiore al dato regionale anche la mortalità per tumori della trachea, dei polmoni e dei bronchi, confermando quindi le conclusioni dello studio SENTIERI e smentendo l’indagine commissionata dal Gruppo Api.

La vicenda della raffineria Api giunge così al 2020, anno in cui l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), organo scientifico e ispettivo del Ministero dell’Ambiente, richiede un aggiornamento dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per l’impianto di Falconara Marittima, rinnovata appena nel 2018. L’ISPRA infatti basa la richiesta sulle numerose segnalazione pervenutegli dal comune di Falconara Marittima riguardanti il mancato contenimento degli cattivi odori emessi dall’impianto, contenimento inserito tra i parametri da valutare per il rinnovo del 2018. “Forte odore di idrocarburi”, “irritazione alle vie respiratorie”, sono alcune delle espressioni che ricorrono in pressoché tutte le segnalazioni giunte all’ISPRA. Quest’ultima, inoltre, non manca di far notare come nell’autorizzazione rinnovata nel 2018 non vi siano i richiami a quella precedentemente rilasciata nel 2010 e contenente le maggiori misure di contenimento degli odori, bensì a quella del 2001, meno stringente su questo aspetto. Un piccolo mistero.

L’istruttoria si chiude con una serie di nuove prescrizioni per la raffineria, ma  l’Autorizzazione Integrata Ambientale viene confermata. La raffineria Api può continuare quindi a dormire sonni tranquilli. I cittadini di Falconara Marittima chissà.