Un periodo complesso per il web store del lusso, Farfetch, che si trova a dover superare una perdita di guadagno dovuta in parte agli ultimi movimenti legali che hanno visto protagonisti il fondatore José Neves ed alcune società d’investimento. Ma nonostante questo, l’accordo per l’acquisizione del gruppo YNAP sembra procedere anche con l’approvazione della Commissione Europea. È questo il nuovo percorso di crescita sul quale si è impostato l’e-tailer? È ancora presto per poter parlare di crescita a lungo tempo perché l’acquisizione non è stata ancora finalizzata, ma, da quanto dimostrano alcune informazioni svelate dagli stessi investitori dell’online store, è in programma un ampliamento delle proprietà del luxury group.
Farfetch: le nuove acquisizioni 2023
La decisione di acquisire nuove società rivali risale allo scorso agosto, quando il gruppo Richemont sottoscrisse un’accordo di vendita del 3,2per cento di YNAP a Symphony Global, ed il 47,5 per cento a Farfetch, con l’intento di ridurre la propria quota di partecipazione a meno del 50per cento. Questo rappresenterebbe per Farfetch un incremento dei guadagni per la quota di controllo e la possibilità di comprare anche le restanti se YNAP rispetterà i criteri di redditività dell’EDITBA entro quattro-cinque anni, visto che la Richemont vorrebbe vendere nella sua totalità. Ma quale sarebbe il guadagno del gruppo Richemont? La rimozione della società dal proprio bilancio e l’acquisizione di quote in Farfetch come stabilito dall’accordo tra i due del valore di 440milioni di dollari. Al contrario Farfecth diverrebbe il detentore del titolo di maggior e-tailer del lusso 2023. Un titolo ambito dai grandi gruppi che però investono sempre più sulle società che già controllano, lasciando Farfetch autonomo nello scenario di compra-vendita.
L’obiettivo originario tech-lusso
Solo un anno fa il colosso dell’online era riconosciuto come ‘’L’imbattibile’’ grazie al suo modello innovativo basato sull’e-concession, all’approccio omnichannel, e quanto altro. Secondo quanto detto dagli investitori, la società avrebbe messo da parte l’obiettivo originario, quello di vendere soluzioni tech per il lusso, concentrandosi solo sulle nuove acquisizioni: nel 2015 quella del big name dell’online inglese Browns, e nello stesso anno del progetto Style.com, nel 2018 quella del rivenditore di modelli di scarpe sportive Stadium Goods, nel 2019 quella del macro gruppo New Guards Group che tra i brand controllati vi è anche Off-White, fino a giungere al 2022 con il rivenditore beauty Violet Grey. E per quanto alcuni di questi acquisti stiano generando profitti, l’obiettivo sta nel coprire il finanziamento originario, e nel riuscire a portare sempre più in alto le vendite annue, anche per gruppi come New Guards Group la cui gestione dei brand richiede una strategia unitaria, volta a muovere tutte le sotto-etichette contemporaneamente.
Le implicazioni degli stakeholder
Ma quali sono le implicazioni degli skateholder? Dai brand del lusso che usano la tecnologia di Farfetch, migliaia da Gucci a Chanel, i quali rappresentano fonti di guardagno da 3,5miliardi di euro, ai finanziatori della ricerca ed innovazione tech, sono molti i partecipanti di questa macchina di vendita. Gli stessi gruppi che hanno venduto a Farfetch quote e società ora si trovano con accordi dal valore diverso: come quello con Richemont che da 440milioni di dollari è diventato da 100milioni di dollari. In oltre, Richemont aveva affidato a Farfetch la gestione digitale dei propri brand, tra i quali spicca Cartier il quale ha debuttato nelle piattaforme di rivendita online proprio con l’e-tailer. Ma il colosso del luxury non è il solo, sono diversi i digital store del lusso che negli ultimi mesi hanno dovuto assestare la propria posizione. Questo, secondo alcuni, è dovuto al modello wholesale, che negli ultimi anni ha incorporato in uniche piattaforme sempre più brand, senza diversificarli tra loro.
Luca Cioffi
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