Fast & Furious è arrivato in sala con un decimo capitolo dal cast stellare. Tra i volti più noti, l’immancabile Vin Diesel, storico protagonista nei panni di Dominic Toretto, ma anche John Cena, Charlize Theron e la new entry Jason Momoa. Superati i vent’anni, la storia ha così tante ramificazioni da poter attingere da personaggi e vicende precedenti per tirare fuori nuove trame. Fast X, infatti, ripesca dal suo passato luoghi, passaggi e anche oggetti. Ma niente paura: nulla di complicato, stiamo parlando di una saga che non è di certo nota per essere cervellotica. Semmai il contrario.

Fast X non alza l’asticella, e forse l’abbassa

Fast X

Il decimo capitolo della saga non riesce a superare i film precedenti quanto a meraviglia e trovate. Anzi, a tratti appare così monocorde nel mettere in pericolo i suoi personaggi che può persino annoiare. Quando la famiglia allargata di Dominic Toretto è in pericolo tutti sono richiamati all’azione per tirarsi fuori dai guai a vicenda, in un continuo scambio di ruoli, tra l’essere prigionieri e il venir salvati. È questo, d’altronde, il motore alla base di Fast & Furious. La nuova aggiunta è il villain Dante, interpretato da un Jason Momoa sadico e sessualmente fluido, cattivissimo e avvelenato con Dominic Toretto e la sua crue. Non è un caso se in un film così tradizionale il personaggio di Dante stia dalla parte dei cattivi. O meglio, rappresenti “Il Cattivo” per eccellenza. Solo qui, in questo segmento di cinema cristallizzato negli anni ’90 fatto di duri e puri, si può ancora associare malvagità a sessualità non etero. Fast & Furious è la tradizione, è la morale (seppur discutibile) di Dominic Toretto. Fast & Furious è la controriforma maschile in un contesto, quello attuale, in cui il cinema spettacolare cerca di cambiare e allontanarsi dall’esaltazione del maschio etero. 

Fast X, forse, si “pensa” vecchio?

Fast X “si pensa” vecchio – direbbe forse Chiara Ferragni – e fa di questo la sua forza. Anche rispetto ad altri action movie risulta indietro di almeno vent’anni: non è un film tecnico, non cerca la plausibilità, ma fa rotolare gigantesche palle di metallo infuocate sui monumenti di Roma, fa correre un’auto in verticale giù per una diga rincorsa dal fuoco, fa lanciare bambini da una macchina all’altra. Fa, insomma, il lavoro di Fast & Furious: proporre un tipo di spettacolo che non cerca la sospensione dell’incredulità, ma mette in evidenza gli ingranaggi del mestiere. E lo fa godendone come un riccio. Falsità elevata a stile, evidente nell’uso dei green screen, degli effetti digitali sfrontati e della ricostruzione in studio. In conclusione, il decimo capitolo della saga di Fast & Furious è un film tradizionale che non sorprende, ma che strizza l’occhiolino agli affezionati puntando la carta della nostalgia. Soddisfa così i fan mantenendo il gusto per l’iperbole, l’azione maccheronica e i personaggi – tamarri – in posa da duri. D’altro lato, non sembra impegnarsi troppo nel cercare di alzare un po’ il livello e, magari, coinvolgere anche i parvenu della saga.

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di Eleonora Quarchioni