Cultura

Fatboy Slim remixa Brimful Of Asha dei Cornershop

Amici di DancePills bentrovati,

sono passati più di vent’anni da quando Norman Cook aka Fatboy Slim mise le mani su “Brimful Of Asha” dei Cornershop.

Il remix del dj britannico trasformò il singolo in una radio-hit che celebrò un insolito ma perfetto matrimonio tra rock e dance.

Un titolo originale e immediatamente riconoscibile associato ad un ritornello tanto frizzante quanto accattivante.

Il video iconico, diretto da Phil Harder, vede una gioiosa e divertita ragazzina con le codine, continua a cambiare 45 giri in una stanza che ricorda molto lo stile “arancia meccanica”.

Impossibile non rimanere ipnotizzati da quelle sagome che si muovevano sulle copertine dei vinili.

Ragazzina del video – Foto dal Web

Il pezzo, pubblicato esclusivamente nel Regno Unito, ebbe un grande successo internazionale raggiungendo nel febbraio del 1998 la prima posizione nella classifica britannica.

Nel 2011 poi, la rivista musicale “New Musical Express” incluse il remix di Fatboy Slim nella “150 Best Tracks of the Past 15 Years”.

I Cornershop nacquero nel 1991 dall’idea di Tjinder Singh, cantante e chitarrista di origini indiane ma cresciuto a Preston, che coinvolse il fratello Avtar Singh, il multistrumentista Ben Ayres (unico membro ancora oggi coinvolto nel progetto n.d.r) e infine il il batterista David Chambers.

Cornershop – Foto dal Web

Il 1997 è l’anno della svolta: il loro terzo lavoro in studio “When I Was Born For The 7th Time” è apprezzatissimo dalla critica.

Gli addetti ai lavori sono stupiti da testi di importante impatto sociale che, inseriti in un contesto fusion, riescono ad essere pop pur mantenendo immutato il proprio significato.

“Brimful Of Asha” nasce come brano alternative rock.

Il testo scritto da Singh è un chiaro tributo ad Asha Bhosle (tra le più amate “voci di sottofondo” di Bollywood che ha “prestato” la voce a molti attori indiani a cavallo degli ultimi cinquant’anni) e più in generale alla cultura cinematografica indiana dove film e canzoni mantenevano vivo il sogno dell’emancipazione da una società troppo conservatrice.

Singh, all’interno di un brano scanzonato, commenta la vita in India e protesta educatamente contro un governo colpevole di avallare progetti inutilmente enormi e spesso nocivi per l’ambiente aventi il solo l’obiettivo di riempire le tasche di politici e imprenditori ma qualificando gli stessi come fiore all’occhiello di una nazione. 

Copertina – Foto dal web

“Asha” dunque dal duplice significato: si riferisce in un primo momento alla Bhosle e in un secondo momento assume poi il significato, in hindi, di speranza.

La voce della cantante diventa metaforicamente strumento di evasione temporanea dalla realtà e simbolo di contestazione contro il rigido tradizionalismo indiano.

“Everybody needs a bosom, mine’s on the 45”.

Il coro riassume l’intera canzone: il 45 giri come un petto su cui poggiarsi, “luogo” di riposo e speranza.

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Al prossimo appuntamento nostalgico con DancePills, pillole di musica dance per gli amanti degli anni novanta :)

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