Fabio Fazio “rinnovato” alla Rai per 2,2 milioni di euro, per i prossimi 4 anni di Che tempo che fa. In barba ad ogni “tetto agli stipendi” il cda di viale Mazzini ha approvato la proposta di accordo milionaria, che prevede lo spostamento della trasmissione su Rai1. Ed è polemica per l’eccezione.
Fabio Fazio Photo credits: veb.itIl rinnovo
Pronto l‘accordo della Rai per il rinnovo di Fabio Fazio e della sua Che tempo che fa. Su proposta del dg Mario Orfeo, al presentatore savonese sono stati offerti 2,2 milioni di euro l’anno.
Lo stesso dg Orfeo che commenta così all’Ansa il via libera del cda Rai al contratto:
“Ringrazio il cda perché la presenza e la valorizzazione di Fabio Fazio nel palinsesto della Rai è un passaggio importante per il consolidamento della leadership della tv pubblica e per il rilancio dell’attrattività innovativa dell’azienda”
Verranno realizzate 32 puntate da tre ore in prime time la domenica e altrettante da un’ora in seconda serata il lunedì. Su Rai1 e non più sulla terza rete.
Considerando le spese per la produzione e i compensi del resto del cast, si arriva a un totale di quasi 12 milioni. Cifre da capogiro. Soprattutto per i comuni mortali e lavoratori.
Le proteste bipartisan e i pareri discordi
Ma proteste e disaccordo arrivano per prime dai politici, in modo bipartisan.
Sforare così tanto la legge, che ha fissato il massimo dei compensi a 240mila euro l’anno, è in primis uno schiaffo al Parlamento. Oltre che ai cittadini italiani e alla commissione di Vigilanza Rai, che aveva legato al tetto stipendi l’emissione di bond. Questo il parere di Michele Anzaldi, Pd, segretario della commissione di Vigilanza Rai, che aggiunge:
“La presunta riduzione del 10% a tutti i compensi annunciata nei giorni scorsi, si è rivelata una incredibile presa in giro, di cui ora i consiglieri saranno chiamati a rispondere”
Anzaldi ha poi presentato un’interrogazione “per chiedere massima trasparenza, a partire dalla quota prevista per l’agente di Fazio”. E ha inviato una lettera-esposto al presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, e al procuratore regionale del Lazio della Corte dei Conti, Andrea Lupi.
Sul caso Fazio, però, i democratici si dividono: in serata il senatore Salvatore Margiotta, della direzione nazionale dem, frena e apre a “eccezioni al tetto stipendi”.
Fabio Fazio e Roberto Fico, M5s Photo credits: quotidiano.netAttacca più deciso Roberto Fico, M5s. Parla di “uno scandalo, un comportamento vergognoso” e di un Fazio “classico comunista col cuore a sinistra e portafogli a destra”. Un presentatore pronto a scappare altrove prima che “il suo compare Orfeo” mettesse sul tavolo un aumento sostanzioso.
Sulla stessa linea anche Salvini, che commenta: “E poi chiedono il canone a disoccupati e pensionati”. E poi Sammarco di Alternativa Popolare, che chiosa: “il Cda ignora Parlamento e cittadini”.
La Rai e le sue eccezioni
Partiti politici, dunque, quasi tutti contrari al rinnovo milionario di Fazio. Evidentemente, in periodo di elezioni amministrative e di perenne campagna elettorale, vogliono sganciarsi da una decisione così impopolare su canone e uso dei soldi pubblici degli italiani.
Per quanto riguarda invece l‘azienda di viale Mazzini, il suo prevedere eccezioni sui compensi massimi di 240mila euro non è nuovo. Del 14 giugno scorso la delibera sul piano per l’individuazione e la remunerazione dei contratti con prestazioni di natura artistica che possono superare il limite. Come dire: tutto già previsto.
Il documento precisa che «possono considerarsi di natura artistica le prestazioni in grado di offrire intrattenimento generalista oppure di creare o aggiungere valore editoriale». Dunque uno spettro piuttosto ampio.
Parliamo dello stesso piano che prevede la riduzione dei compensi di almeno il 10%, ad aumentare con l’aumento degli importi. Per ogni deroga al tetto – è scritto nel documento – dovrà essere fornita adeguata motivazione resa esplicita in fase contrattuale da parte degli organi responsabili.
Restiamo in attesa di sapere le motivazioni per le quali anche Fazio non poteva proprio accontentarsi di guadagnare cifre comunque già alte. Compensi che noi comuni italiani ci sogniamo.
Federica Macchia