Il Festival di Yulin, l’annuale celebrazione cinese tristemente nota nel mondo per il consumo di carne di cane, non si ferma (e non ha mai smesso, nonostante la pandemia).

La tradizione viene condannata non solo dall’Occidente, che trova assurdo macellare quello che per noi è considerato un animale domestico (scatenando le polemiche di altre culture che a loro volta venerano e proteggono animali qui comunemente consumati come pasto), ma anche dagli animalisti, che sono riusciti a fermare un camion dove erano stati ammassati 386 cani “destinati” al Festival.

Festival di Yulin: attivisti e polizia uniti per fermare la barbarie

Coronavirus, Yulin
Cuccioli di cane destinati al macello al Festival di Yulin

L’azione è avvenuta nella notte, a 500 miglia da Yulin. La polizia dello Shaanxi e la Humane Society International riferiscono che i cani erano rinchiusi in gabbie piccolissime, senza acqua né cibo.

Probabilmente erano sul camion da giorni, disidratati e affamati, molti dei quali con segni visibili di ferite e malattie. Potevamo vedere i loro volti pietrificati che sbirciavano fuori dalle gabbie e sapevamo che quei cani erano diretti direttamente ai macelli di Yulin dove sarebbero stati picchiati a morte.

Ciò che fa accapponare la pelle (oltre alle tremende torture che i cani subiscono prima di morire) è che molti degli animali trovati sul camion avevano ancora indosso il collare. Questo è un segno del fatto che, probabilmente, erano stati rubati ai propri padroni. Il conducente del mezzo non era in possesso di alcun documento che attestasse la provenienza dei cani; ci si chiede perciò se il trasporto fosse effettivamente legale.

I cani al momento sono in quarantena: alcuni di loro sono feriti e altri gravemente malati a causa delle scarse condizioni igieniche in cui viaggiavano. Le associazioni animaliste si prendono cura di loro e sperano di affidarli presto a nuove famiglie amorevoli.

Chiara Cozzi

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