Fernweh: il termine tedesco dal significato tormentato. Nel nuovo appuntamento della rubrica Parole dal Mondo, un’analisi sul concetto di dolore e brama di terre lontane.
Fernweh, la nostalgia della lontananza
Termine comune di lingua tedesca reso in lingua italiana come ”nostalgia della lontananza”; un concetto che riflette il desiderio di abbandonare i luoghi noti, intrisi di quotidiano, per lasciarsi sommergere da circostanze e novità derivanti dal mondo esterno. La parola Fernweh, infatti, è il contrario di Heimweh: letteralmente desiderio di patria o casa propria. Originariamente, la coniazione del vocabolo, fu attribuita al principe Hermann von Pückler-Muskau. L’uso della stessa, si presentò copiosamente nelle narrazioni dei suoi spostamenti compiuti dal 1835 in poi. Dalla sua biografia datata 1843 si evince:
“Pückler dice, in qualche parte dei suoi scritti, che non soffrì mai di Heimweh (nostalgia), ma piuttosto di Fernweh”.
Una brama impellente, un ”desiderio di terre lontane”; Fernweh, è la nostalgia dell’altrove, un vagare con la mente tormentato, verso altri mondi possibili. Fern, infatti, significa ”lontano”: tuttavia, Weh, semanticamente, non riflette il desiderio ma la sofferenza vera e propria. Un’espressione particolare della lingua tedesca, per l’appunto, si realizza con tut mir weh, letteralmente, ”mi fa male”, dove ancora una volta, weh implica una sorta di tribolazione.
Un termine che schiude nei suoi usi semantici un tormento venato di dolore. Quella sofferenza mista che si mescola all’auspicio di fuggire dalla propria concreta realtà, da un lato; mentre dall’altro, al vagare con la mente immaginando che un probabile futuro possa essere migliore.