Fino al 2007, due elementi davano il via alla stagione estiva: l’innalzamento delle temperature e l’inizio del Festivalbar. La storica kermesse ha intrattenuto per decenni generazioni di ragazzi italiani, che affollavano le piazze o si accontentavano di partecipare attraverso il loro apparecchio televisivo, tifando questo o quel musicista. Sui palchi di tutta la penisola si sono avvicendati artisti nostrani e internazionali, in competizione per ottenere l’iconico girasole dorato.

Ad introdurli, i conduttori più noti della televisione made in Italy, dalla coppia d’oro Fiorello-Alessia Marcuzzi ad Amadeus, Claudio Cecchetto, Federica Panicucci, Ilary Blasi. Le serate afose trascorse in compagnia del programma hanno scandito le settimane di ferie e vacanze scolastiche, oltre a fornire la colonna sonora dei flirt nati sotto l’ombrellone, delle comitive da spiaggia, delle lunghe ore in autostrada per raggiungere il mare. Ai giorni nostri ci sono dei timidi tentativi di calcare le orme del festival, dai Wind Music Awards all’Arena Suzuki, ma la magia si è irrimediabilmente persa.

Festivalbar: la prima edizione nel 1964

Fiorello e Amadeus, storici conduttori del Festivalbar

La paternità del Festivalbar è da attribuire al produttore e autore Vittorio Salvetti, che idea il format e ne fu il primo presentatore. L’edizione di debutto si svolge nell’agosto del 1964 ad Asiago. Non vi è alcuna copertura mediatica fino al 1967, quando la Rai ne acquisisce i diritti. L’evento consiste in una presentazione di cantanti già affermati e di emergenti; i brani in gara nel ’64 sono dieci, sette interpretati dai Campioni e tre dai Giovani.

A decretare il vincitore, un criterio semplice, ma efficace. Sono gli anni Sessanta, e i jukebox impazzano sotto i chioschi e nei bar (da cui il nome della manifestazione). Ad ogni apparecchio, dunque, è applicato un contatore, in grado di rilevare le selezioni e riproduzioni di un pezzo. Per poter ascoltare la musica, occorre inserire una moneta o un gettone. Alla fine dell’estate, la canzone che ha ricevuto più “gettonature” viene premiata. Da questa pratica nasce il neologismo “gettonare” o “gettonato”, per indicare qualsiasi cosa incontri le preferenze del pubblico. A trionfare nel 1964 è Bobby Solo con Credi a me, battendo successi come L’esercito del surf di Catherine Spaak. Dal 1975 il carrozzone abbandona Asiago per spostarsi in nuove sedi, diventando una vera e propria festa itinerante.

Gli anni d’oro

Nel 1983 lo show passa sulle reti Fininvest, dapprima du Canale 5 e poi su Italia 1, dove vive la sua golden age. Con un nuovo regolamento, più conforme alle logiche di audience televisivo, e con una programmazione diversa (si parte a fine maggio, per poi andare in pausa ad agosto, fino al gran galà di chiusura i primi di settembre), il Festivalbar diviene il metro di misura per gli studenti di tutta Italia, che abbandonano quaderni e libri alla prima puntata, e rioccupano i banchi di scuola in concomitanza con l’ultima.

Anche il meccanismo di voto cambia: dai gettoni si passa ai passaggi radiofonici e dalle vendite dei dischi.È il momento dei tormentoni, degli ospiti internazionali e delle “guerre” tra fandom: chi non ricorda il Festivalbar 2001, con due “Rossi” in lotta per il titolo? Da una parte Vasco con Ti prendo e ti porto via, dall’altra la rivelazione Valeria Rossi e la sua immortale Tre Parole. A spuntarla è il Blasco nazionale, e la sua proclamazione diventa un necessario e salvifico momento di leggerezza in un periodo di forti incertezze, legate agli attacchi terroristici dell’undici settembre. Il festival accompagna le vite degli italiani nel bene e nel male, offrendo svago e conforto, oltre che una soundtrack d’eccezione per i ricordi della bella stagione da rispolverare in inverno.

Il tramonto del Festivalbar

Dal 2002, però, inizia una lunga crisi, causata dalle defezioni delle grandi star e dai costi elevati, sino al crollo dello share nel 2006. L’anno successivo la competizione si svolge in sole tre città, ma rimane un flop. Nel 2008, nonostante sia stata annunciata un’edizione condotta da Teo Mammucari e Lucilla Agosti, non ci sono i fondi necessari, e il programma non va in onda. Viene comunque pubblicata – per l’ultima volta dopo trent’anni – la tradizionale compilation; poi, il Festivalbar chiude per sempre i battenti.

A restare viva, però, è la memoria di quella parata di stelle della musica e la possibilità di vederle dal vivo; rimangono Paola & Chiara, regine dell’estate, e i Backstreet Boys, con orde di ragazze in visibilio per loro; l’eterno dilemma su quale fosse la compilation migliore, se quella rossa o quella blu; e rimane quella pubblicità che annunciava la finale all’Arena di Verona, segnale non scritto che sì, era giunta l’ora di andare a comprare il diario. Il Festivalbar è stato la storia dell’estate italiana e, dal 2007, la prima campanella del nuovo anno scolastico ha avuto un suono un po’ più malinconico.

Federica Checchia

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